L’ arch. Danilo Emo di Onda Orange interviene sulla questione Lido Comunale di Reggio:
“Il Lido Comunale di Reggio Calabria, affacciato su uno dei panorami più suggestivi del Mediterraneo, è da anni intrappolato in un ciclo di incuria, abbandono e scelte sbagliate.
Un esempio quasi unico di stabilimento balneare così grande al centro di una città, un luogo che dovrebbe rappresentare un vero parco urbano, uno spazio di bellezza, socialità e accesso pubblico al mare, è invece diventato il simbolo di quanto può fallire una gestione poco trasparente e disallineata dall’interesse collettivo.
L’ultima esperienza, quella del cosiddetto partenariato pubblico-privato, ne è la dimostrazione più evidente. Un modello che sulla carta prometteva servizi e valorizzazione, ma che nella pratica ha generato vantaggi solo per i privati coinvolti, lasciando alle spalle un bene pubblico trascurato, privo di manutenzione e sostanzialmente abbandonato. Oggi ne
paghiamo le conseguenze, e le paghiamo tutti.
Esiste però un’alternativa concreta, già prevista dal Comune di Reggio Calabria con la delibera n. 47 del 13 ottobre 2015: i patti di collaborazione. Si tratta di strumenti formali attraverso cui l’amministrazione può stipulare accordi con associazioni, gruppi informali, cittadini o anche soggetti privati, per la cura, la gestione e la rigenerazione condivisa di beni
comuni urbani. Ma attenzione: non è una semplice concessione mascherata, né un cambio di denominazione. È un modello completamente diverso, in cui il rapporto tra amministrazione e cittadinanza non è fondato sull’interesse economico, ma su un patto pubblico trasparente, con impegni reciproci, controllo civico e finalità collettiva.
Questo approccio non è solo teorico: è stato già adottato con successo anche in contesti vicini, come il Comune di Palmi, che ha attivato una piattaforma pubblica per rendere visibili, accessibili e monitorabili tutti i patti stipulati sul proprio territorio. Un’esperienza riconosciuta a livello nazionale come buona pratica di gestione partecipata e inclusa nella rete di Labsus – Laboratorio per la Sussidiarietà – che da anni promuove la cittadinanza attiva.
A Reggio, questo stesso modello potrebbe rappresentare una svolta concreta. Immaginare che alcune cabine o porzioni del Lido vengano affidate, in forma sperimentale, ad associazioni del territorio che le presidino attivamente, significa restituire vita, sicurezza e senso di comunità a un luogo che oggi langue. In cambio di spazi da utilizzare per attività
culturali, sociali, sportive o educative, le realtà coinvolte si impegnerebbero alla cura e manutenzione delle aree. Con obblighi chiari, monitoraggio pubblico e revoca immediata in caso di inadempienza, anche i soggetti privati potrebbero partecipare, ma non più in una logica estrattiva, bensì collaborativa e trasparente.
Uno degli aspetti più innovativi dei patti di collaborazione è che, a differenza delle classiche concessioni stagionali, essi hanno generalmente una durata annuale o pluriennale. Questo consente di superare la logica estiva, restituendo al Lido una funzione civica permanente e un presidio attivo anche nei mesi invernali. Un bene comune non può vivere solo tre mesi
all’anno. Inoltre, la documentazione dei patti è pubblica, consultabile, e definisce in modo preciso i
diritti e i doveri delle parti, superando quella zona grigia di incertezza che spesso circonda le assegnazioni tradizionali. Questo livello di trasparenza permette non solo una gestione più ordinata e legittima, ma favorisce anche il controllo diretto da parte dei cittadini, restituendo fiducia e senso di responsabilità condivisa.
A fronte di questa proposta concreta, è necessario anche un atto di verità sul presente.
L’ultima manifestazione d’ interesse lanciata sul Lido è andata deserta. Ma come avrebbe potuto essere altrimenti? I lavori ancora in corso, l’assenza di una visione complessiva, la condizione materiale dell’area e l’ormai atavico problema della balneabilità, puntualmente taciuto, rendono impossibile qualsiasi progettualità credibile. Stupisce semmai lo stupore
davanti a un epilogo tanto prevedibile.
E più grave ancora è quanto accaduto a uno dei lotti del Lido, restaurato appena un anno fa con fondi pubblici. Dopo soli 12 mesi, e in assenza di controlli o presìdi, quel lotto è stato vandalizzato, occupato abusivamente e nuovamente abbandonato, trasformando un investimento collettivo in un danno. Un danno economico, pagato da tutti i cittadini, e un
danno morale, che segna l’ennesima occasione mancata.
Ma non è troppo tardi. I patti di collaborazione esistono già, sono stati sperimentati con successo, e possono essere attivati anche a Reggio. La città ha bisogno di sicurezza, cura, appartenenza. Il Lido ha bisogno di mani che lo vivano e lo custodiscano, non di nuovi bandi a perdere. Serve una volontà politica chiara e una direzione netta: quella della cura condivisa, della trasparenza e del presidio attivo”.
L’ultima esperienza, quella del cosiddetto partenariato pubblico-privato, ne è la dimostrazione più evidente. Un modello che sulla carta prometteva servizi e valorizzazione, ma che nella pratica ha generato vantaggi solo per i privati coinvolti, lasciando alle spalle un bene pubblico trascurato, privo di manutenzione e sostanzialmente abbandonato. Oggi ne
paghiamo le conseguenze, e le paghiamo tutti.
Esiste però un’alternativa concreta, già prevista dal Comune di Reggio Calabria con la delibera n. 47 del 13 ottobre 2015: i patti di collaborazione. Si tratta di strumenti formali attraverso cui l’amministrazione può stipulare accordi con associazioni, gruppi informali, cittadini o anche soggetti privati, per la cura, la gestione e la rigenerazione condivisa di beni
comuni urbani. Ma attenzione: non è una semplice concessione mascherata, né un cambio di denominazione. È un modello completamente diverso, in cui il rapporto tra amministrazione e cittadinanza non è fondato sull’interesse economico, ma su un patto pubblico trasparente, con impegni reciproci, controllo civico e finalità collettiva.
Questo approccio non è solo teorico: è stato già adottato con successo anche in contesti vicini, come il Comune di Palmi, che ha attivato una piattaforma pubblica per rendere visibili, accessibili e monitorabili tutti i patti stipulati sul proprio territorio. Un’esperienza riconosciuta a livello nazionale come buona pratica di gestione partecipata e inclusa nella rete di Labsus – Laboratorio per la Sussidiarietà – che da anni promuove la cittadinanza attiva.
A Reggio, questo stesso modello potrebbe rappresentare una svolta concreta. Immaginare che alcune cabine o porzioni del Lido vengano affidate, in forma sperimentale, ad associazioni del territorio che le presidino attivamente, significa restituire vita, sicurezza e senso di comunità a un luogo che oggi langue. In cambio di spazi da utilizzare per attività
culturali, sociali, sportive o educative, le realtà coinvolte si impegnerebbero alla cura e manutenzione delle aree. Con obblighi chiari, monitoraggio pubblico e revoca immediata in caso di inadempienza, anche i soggetti privati potrebbero partecipare, ma non più in una logica estrattiva, bensì collaborativa e trasparente.
Uno degli aspetti più innovativi dei patti di collaborazione è che, a differenza delle classiche concessioni stagionali, essi hanno generalmente una durata annuale o pluriennale. Questo consente di superare la logica estiva, restituendo al Lido una funzione civica permanente e un presidio attivo anche nei mesi invernali. Un bene comune non può vivere solo tre mesi
all’anno. Inoltre, la documentazione dei patti è pubblica, consultabile, e definisce in modo preciso i
diritti e i doveri delle parti, superando quella zona grigia di incertezza che spesso circonda le assegnazioni tradizionali. Questo livello di trasparenza permette non solo una gestione più ordinata e legittima, ma favorisce anche il controllo diretto da parte dei cittadini, restituendo fiducia e senso di responsabilità condivisa.
A fronte di questa proposta concreta, è necessario anche un atto di verità sul presente.
L’ultima manifestazione d’ interesse lanciata sul Lido è andata deserta. Ma come avrebbe potuto essere altrimenti? I lavori ancora in corso, l’assenza di una visione complessiva, la condizione materiale dell’area e l’ormai atavico problema della balneabilità, puntualmente taciuto, rendono impossibile qualsiasi progettualità credibile. Stupisce semmai lo stupore
davanti a un epilogo tanto prevedibile.
E più grave ancora è quanto accaduto a uno dei lotti del Lido, restaurato appena un anno fa con fondi pubblici. Dopo soli 12 mesi, e in assenza di controlli o presìdi, quel lotto è stato vandalizzato, occupato abusivamente e nuovamente abbandonato, trasformando un investimento collettivo in un danno. Un danno economico, pagato da tutti i cittadini, e un
danno morale, che segna l’ennesima occasione mancata.
Ma non è troppo tardi. I patti di collaborazione esistono già, sono stati sperimentati con successo, e possono essere attivati anche a Reggio. La città ha bisogno di sicurezza, cura, appartenenza. Il Lido ha bisogno di mani che lo vivano e lo custodiscano, non di nuovi bandi a perdere. Serve una volontà politica chiara e una direzione netta: quella della cura condivisa, della trasparenza e del presidio attivo”.