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Le Muse: il giornalista Paolo Biondi approda all’evento “Un libro al mese: Visti da vicino”

L' XI edizione dell'evento regionale “Un libro al mese: Visti da vicino”, dopo Vibo Valentia, si è svolto a Palazzo Marzano

di redazione
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Paolo Biondi approda alle Muse nell’ambito dell’evento regionale “Un libro al mese: Visti da vicino”, XI edizione, 1° Progetto Italiano di Cultura Diffusa Extraterritoriale. L’importante nome del giornalismo e della letteratura storica dopo l’evento a Vibo Valentia, a Palazzo Marzano, affidato alla presidente dell’Isola che non c’è A.P.S., Concetta Silvia Patrizia Marzano approda a Reggo Calabria dialogando su “Zenobia, Anastasia, Costanza, Elena. Storie di Templi e di Regine”.

Il presidente dell’Associazione Culturale “Le Muse”, Giuseppe Livoti, in apertura di evento ha ringraziato l’associazione “L’ Isola che non c’è” e la sua presidente Titti Marzano ricordando come nelle prossime settimane proprio a Palazzo Marzano si terrà un importante momento culturale per la firma di un protocollo che vedrà “Le Muse” insieme a questo rilevante progetto che vede la cultura ed il mondo del giornalismo insieme proiettati nei circuiti nazionali. Come referente della nota associazione di Vibo è stato incaricato a portare i saluti della presidente Cosimo Sframeli il quale, si è soffermato sul senso di fare rete anche attraverso l’insieme di sodalizi che credono nella cooperazione di una Calabria migliore. Livoti ha ricordato come Paolo Biondi, riminese, inizia la sua carriera giornalistica “in casa” alla fine degli anni ‘70 con il Resto del Carlino. Trasferitosi a Roma negli anni ’80 per lavorare al settimanale Il Sabato, si occupa del reportage sull’attività culturale nelle periferie italiane. In prima linea per documentare il terremoto in Irpinia, per un breve periodo è nella redazione milanese del settimanale. Il suo ritorno a Roma coincise con la documentazione del tentato omicidio di Sua Santità Giovanni Paolo II. Biondi scrive per il settimanale fino al 1993, anno della chiusura dello stesso e dopo alcuni anni all’Informazione e alla Rai, dal dicembre 1998 intraprende la sua carriera all’interno dell’agenzia internazionale Reuters, fino a diventarne il capo della redazione romana. Oggi il giornalista attraverso i ritratti biografici di quattro donne straordinarie, restituisce un intero spaccato storico insieme ad un percorso anche evidenziando la genesi architettonica di alcuni dei più rappresentativi monumenti dell’epoca imperiale e dunque soffermandosi all’evoluzione del culto cristiano. Dal 2015 scrivo di storia Augustea e da qui quattro romanzi, attraverso i quali conduco nei tempi e nei luoghi della storia. Perché tra un mistero e l’altro, tra le righe, tutto ha un filo logico preciso e documentato che parte da Augusto e prosegue nella sua discendenza: Giulia, figlia della prima moglie Scribonia, educata da Livia, seconda moglie, nonna di Germanico e Claudio, bisnonna di Caligola e trisavola di Nerone. Ecco quindi Livia, una biografia ritrovata, I misteri dell’Ara Pacis, Giulia. Passione, poesia, potere e il dono di questo 2021, Il Testimone. L’obelisco di Nerone e San Pietro.

Da sempre ho amato la storia e l’archeologia e “Zenobia, Anastasia, Costanza, Elena” costituisce un momento di interesse verso il romanzo storico. Narro le vicende di quattro figure femminili di rilievo nel tardo Impero Romano, intrecciando le loro biografie con la storia di importanti monumenti e templi, come la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, legata a Elena. Un romanzo che pone l’attenzione al mondo femminile ed in particolare su quattro figure femminili: Zenobia “regina e conquistatrice”, Anastasia “figura legata alla storia di Cristo e alla Passione”, Costanza “imperatrice romana”, Elena “madre di Costantino e figura centrale nel ritrovamento delle reliquie della Croce”. La passione di Biondi verso l’architettura si evince nel momento in cui le storie sono associate a un tempio o monumento, evidenziando la connessione tra le figure femminili e i luoghi sacri e architettonici del periodo. La narrazione offre quindi uno spaccato della storia attraverso le figure di regine e la loro eredità culturale e spirituale. D’altra parte «Del passato dovremmo riprendere i fuochi, e non le sue ceneri», sostiene Jean Léon Jaurès, politico francese d’inizio Novecento. Brani sono stati letti ed estrapolati dal Clara Condello, Daniela Palamara e Patrizia Pipino, letture che hanno evidenziato il tòpos letterario del testo, ovvero quello del «ritrovamento». Nel prologo, infatti, l’autore racconta di come si sia imbattuto per caso, durante una visita all’eremo di Santa Maria di Morrabotte (noto anche come eremo del beato Lorenzo Loricato), in un codice in pergamena intitolato Historia Augusta e contenente le biografie di Zenobia, Anastasia, Costanza ed Elena, documento ipoteticamente destinato a completare la Storia Augusta.

Un espediente narrativo che coinvolge emotivamente il lettore, trasportandolo verso un’epoca molto distante cronologicamente ma, che fa riflettere sul divario delle donne di un tempo e quelle di oggi in un periodo di emancipazione, sfide e conquiste.

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