Home » E alla fine sbocciò Margherita: storia del successo di un’inimitabile Riccardo Cocciante

E alla fine sbocciò Margherita: storia del successo di un’inimitabile Riccardo Cocciante

Mentre a Reggio Calabria nasceva RadioTouring 104, l'Italia impazziva per il nuovo successo di Riccardo Cocciante

di Antonio Calabrò
338 letture

“L’Arcidiavolo e le diavolesse” è in onda ogni lunedì alle 20:40 su Radio Touring 104


1976

Il 1976 è stato un anno speciale. Il 6 marzo, grazie alla legge numero 39 del 1975 che abbassava il limite della maggiore età da 21 a 18 anni, milioni di italiani si trovarono improvvisamente maggiorenni e padroni della propria vita e delle proprie scelte. Le Radio Libere, ancora non regolamentate se non addirittura proibite, fiorivano in tutta Italia come una primavera di musica. Tra queste anche Radio Touring 104 a Reggio Calabria, nata il 3 marzo di quell’anno.
La legge sulla liberalizzazione delle frequenze sarebbe arrivata subito dopo, il 28 luglio.

Lucio Dalla ospite a Radio Touring 104 intervistato da una giovanissima Mary Fulco

Dal 18 settembre al 20 novembre 1976 la Canzone regina della Hit- Parade italiana fu Margherita di Riccardo Cocciante. Due milioni di copie del disco vendute in tutte il mondo, tradotta in più lingue (ascoltate la versione olandese di Marco Borsato, con migliaia di biondi che cantano in coro), canzone evergreen per i karaokisti più azzardati (e destinati a fallire miseramente, perché tra le centinaia di cover solo quella di Mina è all’altezza dell’originale), Margherita è un classico della canzone italiana.

Bella senz’anima: quando Riccardo Cocciante scandalizzò l’Italia

Cocciante, nato a Saigon nel ‘46 e tornato in Italia quando già aveva 11 anni, di madrelingua francese (gli effetti si vedranno con i suoi grandi successi d’oltralpe nella maturità artistica), appassionato musicista e grande interprete, aveva conosciuto il successo grazie a Bella senz’anima, canzone controversa e poetica, una disperata dichiarazione d’amore per una donna libera, antistorica per il periodo (si infuriarono – e parecchio – sia le femministe che le associazioni cattoliche), e cantata con una intensità che non aveva epigoni.


Con il verso “E adesso spogliati, come sai fare tu…” una buona metà degli italiani si scandalizzava, invocava la buoncostume, e ne proibiva l’ascolto alle figlie femmine; e quando – a furor di vendite – la RAI ospitò il giovane capelluto, la censura cadde come una mannaia nel passaggio “e quando a letto lui/ ti chiederà di più” cambiandolo in “e quando un giorno lui/ ti chiederà di più”. Una cosa che oggi ci appare incomprensibile, ma allora era così. Bastava davvero pochissimo per essere trasgressivi. Un vantaggio tremendo, rispetto al presente e alla trasgressione ad encefalogramma piatto.
Bella senz’anima riscosse un successo enorme, e finì tradotta in una dozzina di lingue; notevole la versione di Johnny Halliday, nella versione francese Cet home que voilà. Al suono del brano contribuì Franco Pisano autore di numerose hit televisive ( il Tuca-Tuca di Raffaella Carrà è suo) e fratello di Berto Pisano, che aveva sfondato la classifica italiana nel 1974 (disco più venduto) con A blue shadow, sigla dello sceneggiato “Ho visto un’ombra”, grandissimo successo di quell’anno. I due fratelli erano stati negli Asternovas, la band del grande Fred Buscaglione.

Cocciante: immagine singolare e voce potente che ancora divide

La televisione aveva all’epoca un enorme potere mediatico; le sigle degli spettacoli e degli “sceneggiati”, antesignani delle moderne “serie Tv”, vendevano decine di migliaia di copie; nel 1976 fu la volta di Sandokan degli Oliver Onions, brano divertente ma ancora in auge e popolarissimo.
Tutt’altra cosa le canzoni di Cocciante: la massa dei ricci grande due volte la sua testa su un corpo minuto, l’espressione sofferente e assorta… l’artista cantava con la potenza del leone in una savana; ruggiva, ma con la grazia delle antilopi, diventando vittima e carnefice allo stesso tempo.

Anche chi ascoltava altri tipi di musica, i cantautori puri e duri o il rock, restava imbrigliato in quella voce leonina e nei testi, profondi spesso e a volte sorprendenti: nessuno, per quanto musicofilo, può negare il talento di Cocciante, che nella prima fase della carriera collaborò artisticamente con Marco Luberti, uno dei più importanti parolieri della canzone italiana. Sono sue le parole di tutto il primo periodo di Cocciante, compresa A mano a mano, spesso attribuita erroneamente a Rino Gaetano, che era un grande amico del cantante con cui condivise una trionfale tournee e un bel pezzo: Ancora insieme, incisa con il New Perigeo, raffinato gruppo che li accompagnò in quella splendida stagione.

… E alla fine “sbocciò” la sua Margherita

La genesi di Margherita fu lunga e laboriosa. Cocciante aveva scritto le musica, e Luberti aveva tirato fuori questa storia di un amore furibondo per una donna bellissima che si chiamava Margherita, ma il cantante non gradì:  “mi sembrava la marca di una lavatrice” raccontò anni dopo, senza sapere che tra i nascituri del ’77 il nome proprio Margherita avrebbe segnato un aumento del cinquanta per cento. Alla fine, si convinse; però ancora mancavano le parole di una parte decisiva, quella che spesso decreta il successo o meno di una canzone: l’inizio.
Passarono giorni di prove, di studio, di esperimenti, ma niente; la leggenda urbana racconta che una sera, mentre il cantante tornò a casa, Marco Luberti, spossato dalla mancata ispirazione, rimase in studio addormentandosi e sognò – letteralmente – la frase dell’attacco di Margherita, usata poi a lungo nel linguaggio corrente: “Io non posso stare fermo/ con le mani nelle mani”. Uno degli incipit più popolari della canzone italiana.
Era fatta. L’autore telefonò al cantante nel cuore della notte, e qualche giorno dopo erano in volo per Londra, diretti allo studio di registrazione di Vangelis, pseudonimo di Evangelos Odysseas Papathanassiou, leggendario musicista e compositore di colonne sonore (oscar per Momenti di gloria, film del 1982).
Vangelis, con Demis Rousseau e Loukas Sideras, tutti scappati dalla Grecia dei Colonnelli nel 1967, era uno dei componenti degli Aphrodite’s Child, band che s’impose prima in Inghilterra poi nel mondo con brani ormai classici della musica contemporanea (Rain and tears la prima grande Hit). Con il suo tocco, il crescendo quasi indiavolato di un Cocciante straripante, le azzardate visioni oniriche del testo di Luberti (con secchi di vernice/ coloriamo tutti i muri/ case vicoli e palazzi, perché lei ama i colori/ raccogliamo tutti i fiori/ che può darci primavera), la canzone sfondò in poche settimane il tetto delle cinquecentomila copie per poi venderne a milioni negli anni.
Nell’ottobre del 1976 tutta Italia cantava Margherita.
Numerose le cover. Alcune fiacche e deludenti, come quelle di Tiziano Ferro, di Al Bano, di Marcella Bella; bella l’interpretazione col flauto di Severino Gazzelloni. Rimane unica la versione originale, quella cantata da Riccardo Cocciante, che decretò il vero inizio di una favolosa carriera artistica.


Playlist di questa puntata:

QUI PER ASCOLTARLA SU YOUTUBE –  QUI PER ASCOLTARLA SU SPOTIFY

  • Margherita- Riccardo Cocciante ★★★★★
  • Bella senz’anima – Riccardo Cocciante ★★★★★
  • Margherita – Marco Borsato ★★
  • A mano a mano – Rino Gaetano ★★★★★
  • Ancora insieme – R. Gaetano e R. Cocciante ★★
  • Johnny Halliday- Cet home que voilà ★★★
  • Tuca Tuca – Raffaella Carrà ★★
  • Margherita – Mina ★★★★
  • Sandokan – Oliver Onions ★★
  • Rain and tears – Aphrodite’s Child ★★★★★
  • Margherita – Severino Gazzelloni ★★

Potrebbe interessarti: