Riportiamo l’articolo elaborato dai membri della Consulta Giovani della Città Metropolitana di Reggio Calabria APS, Anna Lisa Gattuso, Giovanni Polimeni, Yael Ripepi e Sara Scopelliti, nel quale lanciano l’allarme sulla generazione di giovani reggini in fuga:
“Reggio Calabria, una generazione in fuga: i numeri di un’emergenza sociale
La disoccupazione giovanile è da sempre la spada di Damocle che pende sull’intero territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Il tema non è problematico solo nella prospettiva dei giovani, ma con il tempo diventerà un’emergenza sociale a cui il nostro territorio non è pronto a rispondere.
Una città che si svuota: l’esodo dei giovani reggini
La città sta perdendo il suo futuro: un esodo senza fine riguarda i giovani reggini, a causa del quale la crisi demografica e socioeconomica si sono aggravate negli ultimi anni.
Reggio presenta un trend demografico decrescente che non accenna ad invertire la sua direzione, e che ha causato una riduzione della popolazione residente pari all’8,6% dal 2001 al 2023[1]. Solo nel 2023 registra il saldo migratorio interno peggiore tra le principali province calabresi, con -3.563 residenti ed un valore negativo del tasso migratorio pari a -6,9 per mille, decisamente più elevato dei valori registrati a Catanzaro (-3,9 per mille) e Cosenza (-4,9 per mille)[2]. La città continua a perdere residenti, e questa perdita è dettata soprattutto dalla mobilità giovanile: negli ultimi 10 anni la città ha registrato una perdita di 32.000 giovani, collocandosi tra Cosenza e Catanzaro nell’elenco delle città calabresi che hanno maggiormente risentito nell’ultimo decennio degli effetti generati dall’emigrazione giovanile.[3]
Un declino che indebolisce l’economia locale
I dati drammatici sulla riduzione della popolazione giovanile non fanno che peggiorare le previsioni sul funzionamento del sistema economico locale sul medio e lungo periodo. Se la rotta non si inverte la sostenibilità dei servizi, la performance produttiva e le ripercussioni sociali continueranno ad aggravarsi, proprio a causa del ridimensionamento della quota di capitale umano in età formativa e lavorativa.
L’esodo dei giovani reggini non è altro che un riflesso di un mercato del lavoro locale che ha raggiunto livelli sconcertanti di disoccupazione e inattività, soprattutto giovanile, con un’incidenza dei NEET decisamente superiore rispetto alle medie nazionali ed europee. Al 2023 il tasso di disoccupazione giovanile era pari al 42,8% e quello calabrese al 44,4%, entrambi molto lontani da quello nazionale, che si attestava al 22,7% nello stesso anno[4]. La città metropolitana si colloca inoltre tra i territori che presentano le quote di giovani fuori dai circuiti formativi e lavorativi più alte di tutto il Paese, con una percentuale di NEET pari al 12,3%, superando di tre punti percentuali la media nazionale delle Città Metropolitane. [5] Questi dati sul mercato del lavoro giovanile vanno interpretati in un quadro relativo ad un’economia locale che nonostante abbia accennato a lievissimi segnali di crescita per quanto riguarda settori come il terziario di base, le attività culturali, ricreative ed altri servizi, registra percentuali di variazione del valore aggiunto gravemente inferiori rispetto alle medie nazionali. [6]
Le difficoltà delle imprese
Proprio a causa di queste contingenze, le opportunità occupazionali per i giovani provengono da settori a basso valore aggiunto, sono condizionate da dinamiche di lavoro precario e informale, ed evidenziano un profondo mismatch tra le competenze offerte e quelle richieste. Il mismatch di competenze rappresenta infatti uno dei principali ostacoli all’incremento dell’occupazione giovanile nel territorio. Nel 2024 il 37% delle imprese ha dichiarato di avere avuto difficoltà nell’individuare e assumere personale e di avere bisogno in media di 3,7 mesi per reperire determinate tipologie di figure professionali. [7]Conseguenza di queste difficoltà è la scarsa propensione delle imprese stesse ad assumere giovani lavoratori, che rappresentano solo il 26% del totale assunti nell’anno 2023. [8]
Un dato che accende un faro sul futuro dei giovani reggini è quello relativo alle imprese attive sul territorio, che sono cresciute dell’8,8% negli ultimi vent’anni in misura superiore rispetto al resto del paese, soprattutto le quote di imprese femminili e giovanili, che rappresentano rispettivamente il 24,4% e il 10,2% sul totale delle imprese, superando i dati nazionali pari al 22,7% e 8,7%. [9] Crescono le startup, crescono le imprese reggine che investono nella riduzione dell’impatto ambientale e in progetti di innovazione, ma continuano ad aumentare i giovani imprenditori che decidono di spostare le loro attività in altre zone dell’Italia, rendendo la città metropolitana di Reggio Calabria quella con uno dei tassi di migrazione imprenditoriale, compresa quella giovanile, tra i dieci più alti del paese. [10]
La crisi occupazionale diventa anche psicologica
A preoccupare sempre di più non è solo la condizione economica ed occupazionale dei giovani reggini, ma anche quella psico-sociale. La difficoltà di uscire dalla dipendenza economica genitoriale raggiungendo l’autonomia abitativa e salariale ha ripercussioni importanti sulla salute mentale. Vivere a lungo nella famiglia d’origine non è una scelta dettata da ragioni culturali, come spesso emerge da analisi sulla “questione giovanile” calabrese, ma una vera e propria necessità dettata dall’impossibilità di entrare nel mondo del lavoro in tempi brevi, a condizioni sostenibili e con le tutele garantite da contratti di lavoro dignitosi. Queste ripercussioni non sono solo potenziali: secondo l’ultimo rapporto sulla salute mentale pubblicato dal Ministero della Salute nel 2024, sono 470mila i residenti calabresi che convivono con situazioni di disagio psicologico e disturbi mentali, quasi il 30% della popolazione, registrandosi un picco delle richieste d’aiuto soprattutto da parte di minori e giovani adulti. [11]
In conclusione, la tendenza allo spopolamento del territorio metropolitano legata alla migrazione dei giovani per motivi di studio e lavoro sembra ormai inarrestabile, e le sue conseguenze negative per l’intero tessuto sociale saranno sempre più difficili da contenere. Sta a coloro che detengono il potere politico chiamare e ai giovani rispondere per un impegno sinergico nell’interesse della città. Negli ultimi anni uno dei fattori più incisivi sul peggioramento delle condizioni giovanili a Reggio Calabria è stata la mancanza di una visione politica capace di orientare lo sviluppo territoriale nel medio e lungo periodo. Questa assenza di visione si è tradotta in un immobilismo che ha prodotto effetti tangibili: per due anni consecutivi Reggio Calabria è risultata ultima per qualità della vita nella classifica del Sole 24 Ore, a conferma di un declino strutturale che non si arresta, e che spinge a partire i giovani qualificati. L’assenza di una prospettiva politica ha contribuito, quindi, direttamente alla disoccupazione giovanile, perché senza una strategia di sviluppo il mercato del lavoro non può crescere, non può innovare e non può creare settori competitivi. Senza una visione politica lungimirante, la città continuerà a perdere ciò che ha di più importante: la sua energia, la sua intelligenza e la sua capacità di immaginare il domani.
[1] 1 Rielaborazione dati Istat al 31/12/2023
[2] Istat, censimento permanente della popolazione in Calabria
[3] Rielaborazione dati Cgia di Mestre
[4] Camera di Commercio di Reggio Calabria
[5] Istat, I giovani nelle città metropolitane: la fragilità dei percorsi educativi nei contesti urbani
[6] Centro Studi Camera di Commercio Guglielmo Tagliacarne, rielavorazione dati istat
[7] Centro Studi Camera di Commercio Guglielmo Tagliacarne, rielaborazione dati Istat
[8] Centro Studi Camera di Commercio Guglielmo Tagliacarne, rielaborazione dati Istat
[9] Centro Studi Camera di Commercio Guglielmo Tagliacarne, rielaborazione dati Istat
[10] Centro Studi Camera di Commercio Guglielmo Tagliacarne
[11] Ministero della Salute, Rapporto sulla salute mentale 2023″