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Reggio Calabria, operazione Planning: D.I.A. e Guardia di Finanza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 12 soggetti

D.I.A. e Guardia di Finanza stanno dando corso a un’Ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 12 persone gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno, associazione per delinquere, impiego di denaro di provenienza illecita, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori

di Paolo Frascati

Personale della Direzione Investigativa Antimafia e militari del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sotto il
coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione
Distrettuale Antimafia, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri, stanno dando
corso a un’Ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa
dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 12
persone (8 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario
titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno, associazione per delinquere,
impiego di denaro di provenienza illecita, autoriciclaggio, trasferimento
fraudolento di valori, tutti comunque aggravati dalle modalità mafiose.
Contestualmente – in Lombardia, Abruzzo, Lazio e Calabria – D.I.A e Finanzieri
stanno dando esecuzione al sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per
equivalente, disposto dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria –
D.D.A. di nr. 27 imprese, di cui 1 con sede legale in Slovenia ed 1 con sede
legale in Romania, nr. 31 unità immobiliari, quote societarie e disponibilità
finanziarie per un valore complessivo di oltre 32 milioni di Euro.
L’operazione costituisce l’esito di un’articolata indagine condotta dalla D.I.A. e
dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria che ha
consentito di disvelare – fatte salve le successive valutazioni di merito – cointeressenze economiche sussistenti tra alcuni imprenditori e cosche di
‘ndrangheta della città di Reggio Calabria.
In particolare, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, sarebbero
stati acquisiti elementi integranti l’esistenza di un’associazione a delinquere nel
cui ambito imprenditori attivi nel settore edile e della grande distribuzione
alimentare – taluni dei quali già coinvolti in indagini penali o destinatari di misure
di prevenzione – avrebbero stretto una pluralità di accordi con famiglie di
ndrangheta, agevolando l’infiltrazione della consorteria in quei settori attraverso
la compartecipazione occulta di loro esponenti alle iniziative economiche,
gestite ed organizzate per il tramite di imprese fittiziamente intestate a terzi,
ovvero mediante l’affidamento di numerosi servizi e forniture a imprenditori
espressione dell’associazione criminale.
Parte dei profitti così accumulati sarebbe stata successivamente trasferita in
maniera occulta, attraverso fittizie operazioni commerciali e fittizi rapporti
giuridici, al fine di dirottare la liquidità verso i titolari effettivi delle operazioni
economiche, incluse le cosche di ndrangheta, e di ostacolare le indagini,
eludendo l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali e
consentendo l’impiego e l’autoriciclaggio dei proventi illeciti.
Parallelamente, le cosche avrebbero agevolato l’espansione delle iniziative
imprenditoriali sul territorio, a discapito dei concorrenti, tutelandone gli interessi
anche con l’esercizio della forza intimidatoria.
Le indagini, durate 2 anni, hanno avuto ad oggetto illeciti commessi dal 2011 al
2021 e sono state integrate e riscontrate da plurime e convergenti dichiarazioni
di collaboratori di giustizia, formatesi autonomamente e in tempi diversi.
Peraltro, le investigazioni – allo stato del procedimento e impregiudicata ogni
diversa successiva valutazione nel merito – avrebbero consentito di svelare
ulteriori ipotesi di impiego di denaro o beni o utilità di provenienza illecita e
autoriciclaggio che coinvolgono la provincia di Pescara, ove taluni indagati
avrebbero sostenuto, con proventi derivanti dall’attività criminale, un
investimento finalizzato all’avviamento e alla gestione di due supermercati.
Nello specifico, gli imprenditori reggini coinvolti nell’iniziativa economica
sviluppata in tale area sarebbero accumunati dai rapporti di solidarietà criminale
con la cosca De Stefano, sebbene questo non sarebbe l’unico tratto collusivo
con la ‘ndrangheta reggina, atteso come la gran parte di loro vanterebbe anche
ulteriori rapporti di solidarietà criminale con altre cosche.
L’attività di servizio, frutto di una sinergica collaborazione tra Forze di Polizia,
efficacemente coordinate dalla Procura Distrettuale reggina, testimonia l’elevata
attenzione rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei
patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle
consorterie criminali di stampo mafioso, allo scopo di arginare l’inquinamento
del mercato e della sana imprenditoria, con l’intento di ripristinare adeguati livelli
di legalità, trasparenza e sicurezza pubblica

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