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Gaffe Latella in Comune: sbagliare è umano. Stop al fango

Una gaffe commessa da un politico, ripresa da "Striscia", non può diventare motivo di gogna pubblica

di Sebastiano Plutino

Si sta passando il limite o forse lo si è già fatto. La denigrazione e lo sfottò riversati sul Consigliere reggino di Italia Viva, Giovanni Latella, finita sul telegiornale satirico “Striscia la Notizia”, “reo” della gaffe sulla quale è incorso, durante una seduta in Consiglio Comunale, per aver storpiato erroneamente il cognome della Premier Meloni e del Piano Marshall, ha raggiunto proporzioni decisamente esagerate.

Sì, perché è una doverosa pretesa quella della cittadinanza d’essere amministrata da una classe politica di livello, sia culturale che professionale e nessuno nega che questa condizione di base sia spesso venuta meno, ma è anche vero che nell’errore può imbattersi chiunque e che dal rischio di esso non può sentirsi esentato nessuno. Perché se la critica e la battuta sono consentite, mettere alla berlina chiunque non lo è, poiché scadendo sul personale si propaganda l’odio.

Qualche dubbio non può non venire pure su questo modo di fare giornalismo da parte di “Striscia”, o porsi addirittura la domanda di principio “se lo sia o meno”. Lecito perché si fa enorme a fatica a comprendere la bontà d’una trasmissione che passa dalle denunce sociali per poi passare alle rubriche leggere, fino a sfociare nello sfottò pubblico. Ci si chiede fortemente l’utilità di questo modo di informare il pubblico, con rammarico e preoccupazione. L’unico fine che si riesce a trovare è quello di voler puntare al sensazionalismo e all’audience. Numero di ascolti, prima ancora dei contenuti, a qualsiasi costo, anche se sfocia nella denigrazione personale.

Dopo l’episodio, oggi, salutiamo con ancora più tristezza la scomparsa di Gianni Minà.

Decisamente più sensato sarebbe chiedersi, considerato che spesso, a ragione, la cittadinanza rimprovera la politica di non riuscire ad individuare le priorità, se soffermarsi sull’errore di due parole storpiate da un politico, invece che sul discorso di base espresso dall’errante, considerato che l’argomento centrale dell’intervento del consigliere, sul quale è diventata virale la famosa gaffe, verteva sull’Autonomia Differenziata, sia il metro di valutazione più esatto. O se è solo l’ennesima triste conferma, l’ennesima, di una cittadinanza che perde di vista l’essenziale e aspetta altro che l’errore altrui per puntargli il dito contro. Mentre lei non sbaglia, perché resta ferma.

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