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“Il mio posto è qui”: oggi al Multisala Lumiere la presentazione ufficiale del film girato a Gerace con cast interamente calabrese

Presentazione del libro si terrà alle 18:30 al Malavenda Cafè, alle 20:30 al "Lumiere", la presentazione del film con i registi e cast in sala

di Sebastiano Plutino

Si terrà stasera, la presentazione di Il mio posto è qui”, una bellissima storia d’amicizia e di emancipazione femminile nella Calabria del 1946, girato a Gerace, da un cast interamente calabrese, tra cui Saverio Malara e già vincitore di due premi durante il “Bif&st 2024 – Bari International Film&Tv Festival”.
Si parte con la presentazione del Libro alle 18:30 al Malavenda Cafè, in Via Zecca, mentre alle 20:30 al Multisala “Lumiere”, ci sarà l’esclusiva presentazione del film con i registi e l’intero cast in sala.

Film diretto da Cristiano Bortone e Daniela Porto con Ludovica Martino e Marco Leonardi Tratto dal romanzo omonimo di DANIELA PORTO Pubblicato da Sperling & Kupfer (Mondadori) Realizzato con il supporto di Calabria Film Commission, Apulia Film Commission, Regione Lazio DAL 9 MAGGIO AL CINEMA Ufficio Stampa Echo: Stefania Collalto – collalto@echogroup.it – +39 339.4279472; Lisa Menga – menga@echogroup.it – +39 347 525 1051; Giulia Bertoni – bertoni@echogroup.it – +39 338.5286378 Sinossi All’indomani della fine della Seconda Guerra mondiale, in un piccolo paese calabrese, l’incontro tra Marta (Ludovica Martino), ragazza madre promessa in sposa ad un uomo che non ama, e Lorenzo (Marco Leonardi), l’omosessuale locale conosciuto come “l’organizzatore dei matrimoni”, fa nascere una profonda amicizia che porta la giovane ragazza a sfidare i pregiudizi della comunità che li circonda e a lottare per trovare il proprio posto nel mondo come donna. Soggetto 1940. Un piccolo paese della Calabria. Marta e Michele sono innamorati. La notte prima che lui parta per la guerra i due fanno l’amore. Ma Michele non torna dal fronte e Marta, rimasta incinta, dà alla luce il piccolo Michelangelo. Se durante la guerra una ragazza madre non dava scandalo, una volta tornata la pace la sua condizione in paese diventa scomoda. Il signor Gino, un contadino rimasto vedovo con due figli, si offre di sposarla. La famiglia di lei è entusiasta e lei accetta poiché sa di non avere altra scelta. Durante i preparativi del matrimonio, Marta è costretta ad avere a che fare con Lorenzo, l’assistente del parroco, l’omosessuale del paese noto come l’uomo dei matrimoni, per il suo gusto raffinato messo al servizio delle giovani spose. Marta, anche lei non priva di pregiudizi, non sopporta di dover interagire con una persona del genere. Ma gli eventi la portano a scoprire che Lorenzo è una persona speciale e forse l’unica in grado di capirla. Tra di loro nasce un’amicizia e, grazie a Lorenzo, Marta conosce un mondo diverso e segreto, fatto di persone sì emarginate ma allo stesso tempo anticonvenzionali ed autentiche. Sono gli anni in cui viene concesso per la prima volta il voto alle donne e in cui la società si apre a nuovi diritti e Marta comincia a prendere coscienza di non voler essere solo la solita figura di moglie-madre ma piuttosto una donna emancipata e padrona della propria femminilità. Grazie all’aiuto di Lorenzo, inizia a frequentare di nascosto un corso di dattilografia in un paese vicino e a sognare un futuro diverso. Ma, in quell’angolo remoto di mondo dove la cultura patriarcale continua a dominare, i due saranno costretti a difendersi in ogni modo dall’ipocrisia della comunità fino ad un gesto finale che metterà in discussione il loro passato e le loro scelte. Personaggi principali MARTA – Interpretata da Ludovica Martino 20 anni. Ragazza madre. Marta è una ragazza semplice, che non ha avuto modo di conoscere il mondo e di farsi un’idea propria sulla vita. Si conforma passivamente a quello che gli altri ritengono giusto o sbagliato, anche a scapito della propria felicità. Grazie a Lorenzo, però, comincia a rendersi conto del proprio potenziale e decide di prendere in mano il suo destino, anche in contrasto con quanto ci si aspetterebbe da una donna nella Calabria degli anni Quaranta. LORENZO – Interpretato da Marco Leonardi 45 anni. Aiutante del parroco. Lorenzo, generoso e altruista, ha un raffinato senso estetico e per questo è anche un grande amico delle donne. Intelligente e progressista, ma ben consapevole dei limiti dell’epoca in cui è nato, preferisce rinunciare alla sua ribellione, limitando la sua libertà di espressione in circoli ristretti dove può esprimere più liberamente la sua identità omosessuale e le sue idee radicali. Note di regia La storia de “Il mio posto è qui” si svolge all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. È un momento storico in cui l’Europa vive, in un periodo di tempo relativamente breve, enormi cambiamenti sociali, culturali e politici. Il film rievoca questa pagina fondamentale della storia da un punto di vista unico e originale: quello di una ragazza madre in uno sperduto paesino del sud Italia che inaspettatamente fa amicizia con l’organizzatore di matrimoni locale, un omosessuale disprezzato dall’intera comunità. Attraverso di lui Marta prenderà lentamente coscienza del suo diritto di donna a vivere una vita appagante. Molti dei cambiamenti avvenuti nell’immediato dopoguerra trovarono impreparata la maggior parte dell’Italia. Il Paese divenne una repubblica in seguito a un referendum vinto per pochi voti e la società si trovò improvvisamente divisa tra vinti e vincitori, destra e sinistra, la Democrazia Cristiana (CD) e il Partito Comunista (PCI): due schieramenti che, in modi diversi, avevano entrambi mantenuto una visione molto moralistica di quella che oggi chiameremmo “diversità”. Le donne avevano avuto per la prima volta il diritto di voto, sì, ma spesso non avevano nemmeno una reale conoscenza del mondo. In questo contesto, la maggior parte della popolazione italiana – soprattutto al Sud – rimaneva profondamente legata alla propria tradizione patriarcale, senza strumenti per immaginare un’alternativa. I protagonisti della nostra storia, Marta e Lorenzo, diversi per estrazione culturale, ruolo sociale e identità, vivono sulla loro pelle questo momento di cambiamento. Sono persone semplici e solo parzialmente consapevoli del fervore sociale e politico dell’epoca, ma sentono chiaramente che le loro aspirazioni sono frustrate. Lorenzo è più grande e crede di aver perso per sempre la sua occasione, ma quando incontra Marta, decide di aiutarla a trovare la sua stessa occasione. Grazie a lui, Marta prende coscienza di ciò che manca nella sua vita e decide di lottare per cercare la sua felicità. Sebbene il film sia ambientato nella Calabria della metà degli anni ’40, pensiamo che alcuni dei suoi temi siano ancora molto attuali. Quasi ogni giorno leggiamo di casi di femminicidio o di atti di intolleranza. Il dibattito aperto dal movimento #MeToo – anche se a volte estremizzato – ha portato alla luce la questione del reale ruolo delle donne nella società, della parità di trattamento e delle diverse opportunità offerte loro rispetto a quelle degli uomini. Questi temi, che ormai dovrebbero essere già metabolizzati dalla società moderna, sono recentemente rimessi in discussione anche da nuovi movimenti conservatori, che cercano ancora una volta di emarginare chiunque sembri diverso o meno forte. Con questa storia vogliamo dare il nostro contributo alla riflessione su questi temi, non in modo ideologico, ma attraverso emozioni e personaggi memorabili. Il film offre anche al pubblico la possibilità di scoprire un mondo finora inedito sul grande schermo: la comunità nascosta degli omosessuali nelle campagne del dopoguerra. Si trattava ancora di contadini, lontani dall’atmosfera colorata e queer che il cinema conosce bene. Ma questo dimostra come le pulsioni sessuali siano insite nell’uomo, indipendentemente dall’estrazione sociale o culturale a cui appartiene. Il film ha una struttura molto narrativa, ma abbiamo cercato di allontanarci da un approccio di tipo televisivo e di evitare un’immagine edulcorata e patinata del Sud, con belle immagini e costumi storici perfetti. Vedendo le fotografie originali della campagna italiana del dopoguerra, si rimane colpiti dalla sua estrema povertà. La maggior parte delle case erano ruderi, l’elettricità era ancora rara, la gente era spesso mezza nuda. Abbiamo cercato di rendere questa crudeltà nella scenografia, nei costumi e nelle luci fioche delle lampade a olio. Così facendo, abbiamo voluto rafforzare anche la condizione di costrizione di Marta in questa dimensione violentemente arcaica. Abbiamo portato la macchina da presa – per lo più a mano – all’interno della storia e vicino ai personaggi, per fare in modo che lo spettatore si immergesse in questa realtà cruda e, per lo stesso motivo, abbiamo utilizzato il dialetto calabrese dell’epoca. In contrasto con questo estremo realismo, abbiamo utilizzato alcune immagini evocative della natura Calabrese ed alcuni elementi visivi iconici come l’oggetto della macchina da scrivere, che diventa simbolico della voglia di riscatto di Marta. Per il ruolo di Marta abbiamo scelto Ludovica Martino. Scoperta dal pubblico giovane nell’adattamento italiano della serie liceale norvegese Skam, Ludovica ha interpretato il ruolo centrale nelle prime quattro stagioni, che l’hanno resa un idolo teen. Ha recitato anche in diversi lungometraggi di successo commissionati da Netflix. Ma nel nostro film si è cimentata in un ruolo drammatico che ha rivelato, a nostro avviso, le sue straordinarie capacità interpretative. Per mesi ha preparato con un coach il dialetto calabrese e la fisicità di questa giovane donna del sud. Per il ruolo di Lorenzo abbiamo coinvolto invece Marco Leonardi. Attore che ha avuto una carriera sfaccettata iniziata con Nuovo cinema paradiso, diventato una star Hollywoodiana dopo Come l’acqua per il cioccolato per poi continuare con tanti film di qualità italiani fino ad Anime nere e Maradona. E’ un attore che abbiamo sempre amato ma che pensiamo non sia stato mai apprezzato a sufficienza nel nostro paese. Nel nostro film ha dato vita ad un personaggio gay memorabile, senza eccessi e banalità ma profondo nella sua discrezione e romanticismo. DANIELA PORTO – Autrice e Regista Daniela Porto, nata a Roma nel 1979, si laurea nel 2003 in Discipline Arti Musica e Spettacolo all’Università di Roma Tre con una tesi sui primi film di Marco Ferreri in Spagna. Intraprende inizialmente la sua carriera lavorativa in ambito fotografico: frequenta la scuola professionale di fotografia “Ettore Rolli” e svolge un tirocinio presso l’agenzia fotografica “Contrasto”, importante esperienza creativa sulla costruzione di storie attraverso le immagini. Nel 2005 inizia a lavorare presso la Orisa Produzioni. Nel corso degli anni le sono stati affidati incarichi sempre più rilevanti. Ha curato la linea editoriale home video della società, ha seguito le produzioni televisive dapprima come coordinatrice e in seguito come responsabile editoriale e di produzione. “Il mio posto è qui” è il suo primo film di lungometraggio, la cui sceneggiatura è tratta dal suo primo omonimo romanzo pubblicato da Sperling & Kupfer. Produzioni alle quali ha preso parte: 2022 “The Italian recipe” di Zuxin Hou. co-prodotto da Orisa Produzioni, Dauphine film company (IT), Lightburst Pictures (DE), WD pictures and Kaixin Mahua (CN) – Produttrice esecutiva. 2017 “The habit of beauty” di Mirko Pincelli co-prodotto dalla Orisa Produzioni insieme a The habit of beauty film – Produttrice esecutiva. 2016 “Caffè” di Cristiano Bortone co-prodotto dalla Orisa Produzioni insieme a Savage Film, China Film Blue e Road Pictures – Produttrice esecutiva 2012 “Marina” di Stijn Coninx co-prodotto da Orisa Produzioni insieme a Eyeworks Belgio e i fratelli Dardenne – Responsabile produttivo e finanziario per la Orisa Produzioni. 2011 “10 regole per fare innamorare” di Cristiano Bortone – Produttrice esecutiva. 2010 “Le piccole idee” film documentario di Giacomo Faenza – Direttore di produzione 2009 “Indovina chi sposa mia figlia” regia di Neele Leana Vollmar, film co-prodotto da Orisa Produzioni insieme alla 20th Century Fox e CWP Germany – Responsabile dell’edizione 2008 “Diario di classe” docu-serie realizzata per Rai 3 e Discovery Channel – Produttore responsabile 2006 – 2008 “Italia amore mio” rubrica televisiva realizzata per Rai 3 – Coordinatrice di produzione CRISTIANO BORTONE – Autore, Regista, Sceneggiatore Dopo aver seguito il corso di studi in cinema alla UNIVERSITY OF SOUTHERN CALIFORNIA – Los Angeles si laurea nel 1991 alla NEW YORK UNIVERSITY in regia e produzione cinematografica e televisiva con un attestato al merito. Negli anni ha diretto, scritto e/o prodotto lungometraggi, documentari e programmi per la televisione, che hanno ottenuto riconoscimenti in festival nazionali ed internazionali. Come regista ha firmato lungometraggi per il cinema e numerosi documentari e reportages. Il suo film “ROSSO COME IL CIELO” è stato presentato come Evento Speciale alla prima Festa del cinema di Roma, ha vinto il David Giovani 2007, e il premio come Miglior Film a più di 25 festival internazionali, fra cui il Festival Internazionale di S. Paolo, Sydney, Durban, Palm Springs, il Montreal Youth Film Festival, Hamburg Kinder Film Festival, Tel Aviv International Children Film Festival, Cinekid Amsterdam. In Giappone il film è stato anche pubblicato in forma di romanzo dal titolo “La luce di Mirco”. Il suo film “CAFFÈ” ha debuttato come Evento Speciale alle Giornate degli Autori del 2016, è stato nominato ai China Media Awards e ha ricevuto la nomination come “Miglior Produzione” ai David di Donatello 2017. Il lungometraggio è la prima coproduzione ufficiale tra Italia e Cina. Nel 1996 è stato co-autore del manuale “Fare un corto” edito da Dino Audino Editore e negli anni è stato insegnante e tutor di corsi di scrittura e regia in numerosi istituzioni nel mondo fra cui l’Accademia del cinema di Pechino. Nel 1992 fonda la società ORISA PRODUZIONI che fino ad oggi ha prodotto lungometraggi, documentari e programmi televisivi per i maggiori network italiani. Nel 2006 è stato candidato ai Nastri d’Argento come miglior produttore per il film “SAIMIR” di Francesco Munzi che ha vinto, fra l’altro, la Menzione Speciale al Festival di Venezia, il Nastro d’argento e la candidatura come miglior opera prima al David di Donatello e all’Oscar Europeo. Ha prodotto film come “Indovina chi sposa mia figlia” di Neele Vollmar, coproduzione italo-tedesca interpretata da Lino Banfi e Sergio Rubini, che in Germania ha superato i €12 milioni di incasso; il film “Marina” diretto dal candidato premio Oscar belga Stijn Coninx e coprodotto con la società dei Fratelli Dardenne, uno dei 10 più alti incassi della storia del cinema fiammingo; “La ricetta Italiana” commedia italo-cinese coprodotta con il gigante della commedia cinese Kaixin Mahua. Nel 2013 è co-fondatore dell’associazione di produttori sino-europei Bridging The Dragon www.bridgingthedragon.com. Oltre all’audiovisivo, nel corso degli anni ha collezionato altre esperienze artistiche e professionali. È stato collaboratore free-lance delle riviste “Panorama”, “Expresso” (Portogallo), “Sopra il livello del mare”, “Opening” contribuendo con articoli di critica d’arte, cultura e media. Come artista visuale ha iniziato ad esporre nel 1990 partecipando alla Triennale di Termoli e alla collettiva Imprimatur curata da Achille Bonito Oliva. Filmografia essenziale come regista 2023 – Il mio posto è qui 2016 – Caffé Principali riconoscimenti: Nomination David di Donatello 2016, Nomination China Media award 2011 – 10 regole per fare innamorare 2006 – Rosso come il cielo Principali riconoscimenti: Premio David Giovani 2007, Evento Speciale Festa del cinema di Roma 2006, Premio Speciale della giuria, Cinekid Amsterdam Int. Film Festival 2006, Miglior film straniero, San Paolo International Film Festival 2006, Miglior film, Montreal Youth Film Festival, 2007 Miglior film, Tel Aviv International Children Film Festival 2007 Miglior film and best actor, Schlingel Film Festival, 2007 Miglior film, Hamburg Kinder Film Festival 2007 Premio del pubblico, Sydney International Film Festival 2008 Premio del pubblico, 28th Durban International Film Festival Premio del pubblico e della Giuria giovane Film Frame Int. Festival Of Films For Kids 2007 Premio del pubblico, European Youth Film Festival Of Flanders 2007 Premio del Pubblico, XXXIV Premio Internazionali Flaiano 2002 – L’erba proibita 2000 – Sono positivo Official film of the World Gay pride 2000 1994 – Oasi CAST LUDOVICA MARTINO – Filmografia CINEMA 2023 – RESVRGIS di Francesco Carnesecchi 2021 – LOVELY BOY di Francesco Lettieri 2021 – SECURITY di Peter Chelsom 2021 – LA SVOLTA di Riccardo Antonaroli 2020 – SOTTO IL SOLE DI RICCIONE di Younuts! 2018 – IL CAMPIONE di Leonardo D’Agostini SERIE TV 2024 – GUGLIELMO MARCONI – L’UOMO CHE HA CONNESSO IL MONDO di Lucio Pellegrini 2023 – VITA DA CARLO 2 di Carlo Verdone 2023 – SKAM ITALIAN 6 di Tiziano Russo 2023 – YOLO – YOU ONLY LOVE ONES di Michele Bertini Malgarini 2020 – LUNA PARK di Negri, D’Agostini 2020 – CAROSELLO CAROSONE di Lucio Pellegrini 2019 – LIBERI TUTTI di Ciarrapico, Vendruscolo 2017/2019 – SKAM di Bessegato, De Martino 2016/2017 – TUTTO PUÒ SUCCEDERE di Pellegrini, Casale, Mollo PREMI 2022 – Premio Afrodite 2021 – Ciak d’Oro per Skam Italia 2021 – Nastro d’Argento per Skam Italia 2020 – Explosive Talent Award a Giffoni Film Festival MARCO LEONARDI – Filmografia Essenziale 2022 – PADRE PIO di Abel Ferrara 2019 – MARTIN EDEN di Pietro Marcello 2014 – ANIME NERE di Francesco Munzi 2017 – TUTTI I SOLDI DEL MONDO di Ridley Scott 2007 – MARADONA di Marco Risi 2005 – MARY di Abel Ferrara 2003 – C’ERA UNA VOLTA IN MESSICO di Robert Rodriguez 2001 – I CAVALIERI CHE FECERO L’IMPRESA di Pupi Avati 1996 – LA SINDROME DI STENDHAL di Dario Argento 2004 – COME L’ACQUA PER IL CIOCCOLATO di Alfonso Arau 1988 – CINEMA PARADISO di Giuseppe Tornatore PREMI Nastri d’argento 2015 Nomination come Miglior attore per Anime Nere 2007 Nomination come Miglior attore per Maradona CAST ARTISTICO Marta LUDOVICA MARTINO Lorenzo MARCO LEONARDI Madre Marta BIANCA MARIA D’AMATO Padre Marta FRANCESCO BISCIONE Sorella Marta ADELE BILOTTA Signora Dora ANNAMARIA DE LUCA Michele FRANCESCO ARICO’ Michelangelo 5 anni EDOARDO MALERBA Michelangelo 2 anni MICHELE BRANDO LAROSA Gino ANTONINO SGRO’ Don Antonio SAVERIO MALARA Amedeo IVAN ARTUSO Bianca GIORGIA ARENA Francesco GIANVINCENZO PUGLIESE Enrico FRANCESCO AIELLO Salvo ANTONIO FRANCESCO CONTI Davide FRANCESCO ARCUDI Cliente bar GIOVANNI GALATI Berto DANILO GIUVA Nanni EMANUELE MAGGI Sarta GABRIELLA PALERMO Donna comizio CATERINA BORRELLO Donna mercato GIULIA PALMISANO Sposina 1 SILVIA MICUNCO Sposina 2 MARTINA GUIDA Barista CARLO CARICARI Figlie Gino ELISABETTA GRILLO KAROL FLOCCARI Maresciallo MAURIZIO DELLA VILLA Sindaco FULVIO COSENTINO Uomo 1 comizio ERCOLE MACRI’ Uomo 2 comizio FRANCESCO MARTE Vicina di Dora SABRINA MARTELLI Domestica Enrico DESIREE LAFACE Dottore ROCCO CAPRI CHIAMARULO Uomo 1 casa Davide ANTONIO CARELLA Uomo 2 casa Davide ROBERTO RANIERI Conducente corriera CRISTIANO POLITI CAST TECNICO Regia DANIELA PORTO CRISTIANO BORTONE Sceneggiatura DANIELA PORTO CRISTIANO BORTONE Tratto dall’omonimo romanzo di DANIELA PORTO e pubblicato da Mondadori Libri S.P.A. per il marchio Sperling & Kupfer Prodotto da CRISTIANO BORTONE, MARCUS ROTH, SVEN BURGEMEISTER Fotografia EMILIO M. COSTA Montaggio CLAUDIO DI MAURO ( a.m.c ) Collaborazione al montaggio SIMONE ROSATI Musiche originali SANTI PULVIRENTI Scenografia ALESSANDRA MURA Costumi CRISTIANA RICCERI Casting ANNA PENNELLA (U.I.C.D.), ERIC PORCELLUZZI Suono Fonico presa diretta RICCARDO RIGHINI Microfonista ANDREA DALLIMONTI Fonico di mix CLAUDIO CHIOSSI Effetti sonori GIANLUCA BASILI Organizzatore generale CRISTIANO DI MEO ORISA PRODUZIONI Orisa Produzioni è una società di produzione cinematografica e televisiva attiva dal 1998. Alcuni dei suoi film sono stati successi commerciali come INDOVINA CHI SPOSA MIA FIGLIA (in Germania più di € 12M milioni di incasso) o MARINA, diretto dal candidato Oscar Stijn Coninx e co-prodotto dai fratelli Dardenne, uno dei dieci maggiori incassi della storia del cinema fiammingo. Altri hanno vinto riconoscimenti ai maggiori festival internazionali come SAIMIR di Francesco Munzi, Menzione speciale al Festival di Venezia, David di Donatello e Nastro d’argento, o ROSSO COME IL CIELO, David giovani 2008. La società è membra di ACE producers e cofondatrice dell’associazione di produttori sinoeuropei BRIDGING THE DRAGON BREVE COMPENDIO DEI DIRITTI RICONOSCIUTI ALLE DONNE IN ITALIA

«La lotta per i diritti è l’unica, vera, grande narrazione del millennio» Stefano Rodotà Nel corso della storia moderna le donne hanno dovuto lottare duramente per veder garantita la “parità” rispetto agli uomini, per essere riconosciute non solo nel loro ruolo di madri, ma anche di coniugi con uguali diritti, di lavoratrici, di persone con la propria identità e volontà autonoma in grado di apportare un contributo alla società senza i lacci che le costringevano ad un ruolo di subordinazione. Ma, nell’anomalia tutta italiana, tali battaglie sono state intraprese e vinte spesso con ritardi incredibili. Dopo la Seconda Guerra mondiale, il momento di grande fervore ideologico fece illudere le donne di poter facilmente ottenere le conquiste che sognavano. Ma le tendenze conservatrici dei governi del paese, spinte sia da destra che da sinistra, soffocarono tali speranze. Si dovette aspettare gli anni ’60 affinché le richieste femministe trovassero spazio nei movimenti di protesta dell’intera società, saldandosi – cosa interessante – con quelle di altri gruppi sociali alla ricerca di un riscatto, come quelli dei movimenti gay. Ma ancora oggi i diritti civili continuano ad essere posta in gioco dello scontro retorico tra i partiti politici, tra destra e sinistra, tra laici e cattolici, conservatori e liberali. DIRITTO DI VOTO – 1945 Nel 1912 il suffragio universale maschile riconobbe a tutti gli uomini di età superiore ai 21 anni il diritto di voto. La soglia dell’età minima per il diritto di voto venne innalzata ad anni 30 per gli uomini analfabeti. Le donne, invece, dovranno attendere il 1945 quando il Consiglio dei Ministri riconobbe per la prima vota anche alle donne il diritto di voto attivo (eleggere i candidati). L’estensione porta la firma di Umberto di Savoia, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi, anche se fu solo un anno più tardi che le donne ebbero la possibilità di essere anche elette, oltre che di eleggere. La prima occasione di voto sono state le elezioni amministrative fra il marzo e l’aprile del 1946 e subito dopo, il 2 giugno 1946, quando le donne poterono votare al referendum istituzionale che chiedeva ai cittadini di scegliere tra la Monarchia e la Repubblica.

DIVIETO DI LICENZIAMENTO PER MATRIMONIO O GRAVIDANZA – 1963 Con la Legge n. 7 del 1963 viene introdotta una tutela a favore delle donne lavoratrici. La legge sancisce la nullità dei licenziamenti attuati “a causa di matrimonio”. Questa costituisce la prima grande risposta del Legislatore alla prassi diffusa dei licenziamenti delle lavoratrici in occasione delle nozze, alimentata dall’intento di evitare che l’organizzazione aziendale subisse gli effetti ed i disagi connessi con la maternità che verosimilmente il matrimonio porta con sé. Infatti, fin dal periodo fascista, non era prevista alcuna tutela in tal senso a favore delle donne lavoratrici alle quali, se licenziate per matrimonio o maternità, non era riconosciuto alcun diritto di azione o reintegro. La disposizione appare del resto sorretta da diversi principi costituzionali, in particolare quello sancito dall’art. 37 Cost. “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.” Nonostante le tutele offerte, ancora oggi sussistono forme di licenziamento “camuffate” da parte di alcuni datori di lavoro, che ricorrono alle c.d. “dimissioni in bianco”, firmate dalle lavoratrici in anticipo al momento dell’assunzione. ACCESSO AI PUBBLICI UFFICI – 1963 Dal 1919 alle donne venne riconosciuta la facoltà di ricoprire incarichi pubblici, ma con espressa esclusione di incarichi quali quelli nelle Forze Armate o nella magistratura. Pietra miliare delle conquiste delle donne è la vittoria di Rosa Oliva. Il 13 maggio del 1960, con la sentenza numero 33, la Corte Costituzionale diede ragione ad una ragazza di famiglia napoletana, Rosa Oliva, appena laureata in Scienze Politiche, che si era vista rifiutare l’ammissione al concorso per diventare prefetto, in quanto donna. Una sentenza storica. Da quel momento in poi caddero le discriminazioni di genere e le donne diventarono prefetto, magistrato e molto altro ancora. Il Parlamento, direttamente sollecitato da tale pronuncia, a seguito della proposta dell’agosto 1960 di un gruppo di deputate democristiane, chiese l’abrogazione dell’intera legge del 1919. La proposta venne approvata con la legge 9 febbraio 1963 che ha sancito l’ammissione della donna ai pubblici uffici ed alle libere professioni. Il primo concorso aperto alla partecipazione delle donne fu bandito il successivo 3 maggio 1963 e fu vinto da otto donne. Nel 1959 con la legge 1083 del 7 dicembre, venne istituito il Corpo della Polizia femminile. Il campo di intervento era circoscritto ai reati che riguardavano la tutela della moralità pubblica, della famiglia, delle donne e dei minori. Solo con la riforma del 1981 avremo l’unificazione del corpo delle guardie di P.S. e la Polizia femminile nella moderna Polizia di Stato così come la conosciamo. Solo nel 20 ottobre del 1999, con la legge 380/99, il nostro Paese si è allineato ad altre Nazioni della NATO aprendo le porte delle Forze Armate e della Guardia di Finanza all’arruolamento femminile con i primi militari donne. LEGGE SUL DIVORZIO – 1970 Il primo dicembre 1970 con 319 voti favorevoli e 286 contrari viene approvata la legge n. 898 più nota come Fortuna-Baslini dal nome dei due deputati, il primo socialista, il secondo liberale, che regolamentava lo scioglimento del matrimonio. Questa legge fu una delle leggi più importanti emanate nel periodo degli anni ‘70. Ma passa appena un anno che il 6 dicembre 1971 la Cassazione dichiara legittima la richiesta di Gabrio Lombardi di richiedere un referendum abrogativo della legge. La Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani alleata con il Movimento Sociale Italiano affronta la campagna elettorale per il SI al referendum abrogativo in maniera particolarmente aggressiva. Il 12 e 13 maggio del 1974, 33 milioni di italiani si recarono alle urne, e quasi il 60 per cento della popolazione votò contro l’abrogazione della legge. Nel maggio 2015 è entrata in vigore la modifica della normativa sul divorzio, il cosiddetto “divorzio breve”: i tempi si sono ridotti a 6 mesi nel caso di separazione consensuale e a 12 mesi nella separazione personale. RIFORMA DEL DIRITTO DI FAMIGLIA – 1975 Fino al 1975 l’ordinamento giuridico italiano si trovava in una strana situazione. Anche se nella Carta Costituzionale, fin dal 1948, erano stati inseriti gli articoli 29, 30 e 31 che riconoscevano la piena parità di diritti e di doveri fra i coniugi, sul piano della legislazione ordinaria erano ancora in vigore le norme del Codice Civile del 1942 ispirate ad un modello autoritario e gerarchico della famiglia della quale il marito era il “capo”. La riforma del diritto di famiglia del 1975 – voluta in particolare da quattro parlamentari: Nilde Iotti, Giglia Tedesco, Franca Falcucci e Maria Eletta Martini – ha avuto il merito di armonizzare pienamente la legislazione ordinaria con le norme costituzionali. E’ stata così abolita la figura del capofamiglia (che rimane solo ai fini anagrafici), viene riconosciuta la parità tra i coniugi, viene soppresso l’istituto della dote sostituto dal patrimonio della famiglia condiviso tra i coniugi, viene sancita la “legittimità” e l’uguaglianza dei figli nati all’interno del matrimonio o al di fuori di esso, ed anche il tradimento del marito diviene causa legittima di separazione. LEGGE 194 SULL’ABORTO – 1978 Prima del 1978, l’aborto era ancora vincolato alle leggi fasciste che lo inserivano fra i delitti “contro l’integrità e la sanità della stirpe” e pertanto perseguibile penalmente. Pertanto, tante donne si sottoponevano alle barbarie di ostetriche improvvisate che operando in condizioni igieniche inadeguate e con minima professionalità sottoponevano la donna a rischi per la loro vita elevatissimi. Con la sentenza n. 27 del 1975 la Consulta consentiva già la soppressione del feto quando la gravidanza implicasse danno o pericolo grave, medicalmente accertato e non altrimenti evitabile per la salute della donna. Ma solo con la legge 194 del 1978 si è permesso alle donne di poter interrompere volontariamente la gravidanza in una struttura pubblica. Il filo conduttore di questa norma è il diritto alla salute e il diritto all’autodeterminazione. La donna, secondo quanto sancito dalla legge, è l’unica titolare del diritto di interrompere la sua gravidanza, dopo essersi sottoposta alla visita medica e dopo un tempo di riflessione di sette giorni per valutare la necessità ed esigenza di procedere all’interruzione. Nonostante ciò, nel 2016 il Comitato Europeo dei Diritti Sociali ha condannato l’Italia per aver violato il diritto alla salute delle donne che vogliono abortire riconoscendo le grosse difficoltà che esse incontrano nell’accesso ai servizi d’interruzione di gravidanza anche per la ingente quantità di medici obiettori presenti nel nostro Paese. DELITTO D’ONORE E MATRIMONIO RIPARATORE – 1981 Un tempo, l’onore assumeva una nozione molto più ampia di quella attuale e la sua lesione necessitava obbligatoriamente di essere riparata, anche con le armi o con la violenza. Non a caso, la legislazione italiana prevedeva il delitto d’onore, cioè quel particolare reato commesso per la volontà di riparare la reputazione di una persona infangata dall’altrui condotta. L’art. 587 del Codice Penale Rocco, in vigore dal ventennio fascista, prevedeva che chi uccideva o feriva il coniuge, la figlia, la sorella e/o la persona che aveva avuto una relazione carnale con queste ultime, beneficiava di una pena decisamente minore rispetto alle normali ipotesi di omicidio e di lesioni personali. L’omicidio di un estraneo comportava una pena fino all’ergastolo, mentre per delitto d’onore era prevista una reclusione massima di sette anni. E’ interessante notare che il delitto d’onore, in teoria, poteva essere commesso indifferentemente da un uomo o da una donna: la norma, infatti, non attribuiva esplicitamente l’esclusiva di tale reato al sesso forte. Tuttavia, oltre ad una casistica quasi esclusivamente maschile, v’è da dire che la discriminazione insita nella norma si desume facilmente da una più attenta lettura: si fa riferimento, infatti, solamente all’unione carnale che coinvolgeva (oltre al coniuge) la figlia o la sorella, non anche il figlio o il fratello. Il matrimonio riparatore era, invece, una soluzione adottata per salvaguardare l’onore delle persone coinvolte e delle loro famiglie. Se un uomo avesse commesso uno stupro nei confronti di una ragazza celibe ed illibata, avrebbe potuto evitare la pena detentiva e lavare l’onta che aveva causato alla famiglia della giovane, offrendosi di sposarla e di affrontare tutte le spese matrimoniali. La vittima non aveva molta libertà di scelta, anzi veniva spinta dalla propria famiglia e dalla società ad accettare la proposta in quanto non più illibata e di conseguenza non più ritenuta “da sposare”. Era l’onore, dunque, l’elemento principale da difendere in entrambi i casi, ma non quello della ragazza in questione, spesso unica vera vittima, bensì quello della famiglia. La prima a fare la differenza e a dare il via all’iter legislativo che ha portato all’abrogazione delle leggi riguardanti il delitto d’onore ed il matrimonio riparatore fu Franca Viola, una ragazza siciliana che nel 1966 si rifiutò di sposare l’uomo che l’aveva rapita e violentata. La giovane si oppose fortemente al matrimonio riparatore: fu il primo caso in Italia di una donna che scelse di ribellarsi e che farà condannare il proprio aguzzino. La vicenda è raccontata nel film del 2023 “Primadonna”. Ma fu solo con la legge 442 del 5 settembre 1981 che il “delitto d’onore” ed il “matrimonio riparatore” vennero definitivamente aboliti. PARI OPPORTUNITA’ – 2010 Solo con il decreto legislativo 5 del 25 gennaio 2010 viene rafforzato il diritto delle lavoratrici a percepire, a parità di condizioni, la stessa retribuzione dei colleghi maschi. Il provvedimento dà attuazione alla direttiva europea già approvata nel 2006. QUOTE ROSA NEI CONSIGLI D’AMMINISTRAZIONE – 2011 La L.120/2011 prevede l’obbligo da parte dei consigli di amministrazione delle società pubbliche di modificare i propri statuti per garantire l’equilibrio tra i generi. Un equilibrio che si considera raggiunto quando le donne sono almeno un terzo dei componenti eletti dell’organo amministrativo o di controllo. FEMMINICIDIO E VIOLENZA SULLE DONNE – 2013 Nel Decreto Legge 14 agosto 2013, vengono introdotte nuove norme per il contrasto della violenza di genere che hanno l’obiettivo di prevenire il femminicidio e proteggere le vittime. Il decreto mira a rendere più incisivi gli strumenti della repressione penale dei fenomeni di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e di atti persecutori (stalking). Nonostante le importanti conquiste delle donne, sono ancora molte le problematiche che affliggono il mondo femminile: il femminicidio è ancora un reato che conta un numero elevato di vittime; sono ancora molti i casi di discriminazione di genere negli ambienti di lavoro; il diritto all’interruzione di gravidanza in Italia trova ancora oggi la barriera, a volte insormontabile, degli obiettori di coscienza; le crescenti difficoltà delle donne nel coniugare gli impegni lavorativi e quelli familiari; ancora oggi le donne sono vittime di frequenti casi di stupri, violenze psico-fisiche e stalking. Tuttavia, sono sempre più le donne che mostrano la loro forza e che mutano la loro storia, non vittime ma protagoniste. Fautrici delle proprie scelte, di lotte storiche e di vittorie quotidiane

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