Si è tenuto, nella Sala Conferenze del Museo Archeologico Nazionale reggino il preannunciato incontro, organizzato dall’Associazione, “Amici del Mseo” in collaborazione con la Direzione del Museo stesso, sul tema: “La storia ragionevole dei Bronzi di Riace”.
Insieme al numeroso pubblico, che ha affollato la sala, erano presenti i ilPrefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani, il Questore Megale, il gen. Cintura, Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, il Direttore della Direzione marittima e Capitaneria di Porto, c.v. Sciarrone, il col. Guerini, Comandante Provinciale Carabinieri Reggio Calabria.
Dopo la presentazione dell’evento, fatta dalla cerimoniera dell’Associazione, Patrizia Lberale, che ha ricordato i due precedenti incontri tenutisi nella stessa sede, in cui si è parlato della‘falsa porta’ della tomba in stile egizio che il liberto ingenuo Quinto Fabio si costruì a Reggio nel II secolo dell’era cristiana, e l’altro evento nel quale si è avanzata l’ipotesi che la massiccia trabeazione esposta nelle sale del Museo dedicate a Reggio, possa essere parte del Portico fatto costruire dall’imperatore romano Valentiniano, prende la parola il pari-vicepresidente dell’Associazione Fulvio Rizzo. Egli ricorda la sua presenza sulla spiaggia e nel mare di Riace, quando, nell’agosto 1972, il Nucleo Sommozzatori Carabinieri di Messina operò per riportare in superficie i “Bronzi”. All’epoca, egli era il responsabile del Gruppo Giovani dell’Associazione “Amici del Museo,” e con una macchina fotografica subacquea poté riprendere le fasi di emersione della statua A. Le foto che presenta sono veramente suggestive, e testimoniano anche le grosse difficoltà che i sommozzatori incontrarono nel portare a termine la delicata operazione, impegnandosi per quasi l’intera giornata.
Interviene, di seguito, il presidente Francesco Arillotta. Egli rileva che le due statue sono state ritrovate, coperte dalla sabbia, una accanto all’altra; il che esclude, ragionevolmente, che esse siano finite in quel posto per il naufragio violento della loro nave, ed ancor meno perché furono gettate fuoribordo onde alleggerire il carico.
Quindi, si sofferma sul culto praticato a Riace ai Santi Cosma e Damiano, culto che presenta aspetti molto particolari. La tradizione parla di un rinvenimento di due statue sulla spiaggia di Riace, interpretate, appunto, come immagine di quei Santi, collocate in una apposita chiesetta,ma ma poi scomparse misteriosamente. Il culto si estrinseca, ancora oggi, in occasioni particolai, portando i simulacri moderni dei due Santi fino al mare, dove essi vengono ripeturamente immersi. Lo stesso specchio di mare nel quale Mariottini ha trovato i due bronzi. “Una coincidenza- commenta Arillotta – ragionevolmente incredibile”. Il fatto, infine, che la tradizione locale riferisca che i Riaccesi trovarono quelle due statue sulla spiaggia, secondo Ariel rotta, potrebbe significare che la nave che le aveva a bordo, molto probabilmente una oneraria romana, navigando come era uso in antico, tenendosi sotto costa, potrebbe essere affondata per l’urto contro uno scoglio sommerso, ma, rimasta a pelo d’acqua, sarebbe stata coperta da un successivo insabbiamento, fenomeno molto comune sulla costa ionica reggina. Insabbiamento che, nei suoi movimenti continui, in un certo momento avrebbe lasciata scoperta la tolta, mettendo in evidenza le due statue che vi erano state sistemate. Da qui, Arillotta avanza l’ipotesi che la nave possa essere ancora sul posto, celata dalla sabbia, ma facilmente rilevabile con gli strumenti tecnici oggi disponibili. Egli conclude suggerendo che una ricerca in tale direzione varrebbe la pena fare, perché, in caso positivo, il ritrovamento potrebbe portare alla realizzazione, in Riace, di un apposito museo, in cui esporre quanto la stiva della nave restituirebbe. Vedi la nave oneraria di età augustea ritrovata nel 1981 nei fondali sabbiosi di Comacchio, che fu definita “la Pompei del mare”.