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La Strada rivendica rimborsi sulle tariffe dell’acqua non potabile

Un confronto celere e attento chiede il movimento civico all'Amministrazione, a fronte dell'ordinanza che ne vieta il consumo alimentare

di Helena Pedone

Riceviamo e pubblichiamo:

 

Ma che davvero?

Non potevamo crederci, quando, nei giorni scorsi, alcuni cittadini ci hanno segnalato che in alcune fontane pubbliche della città fosse stata affissa una comunicazione di non potabilità con riferimento ad un’ordinanza sindacale del 2018.

Ma la realtà supera la fantasia. Ed è vero: l’ordinanza, che nello specifico è quella 43 del 22 giugno 2018, vieta in via cautelativa di utilizzare per scopi potabili e per il consumo alimentare le acque distribuite nelle contrade di Arasì ed Ortì.

Dal 2018.

Le segnalazioni della cittadinanza ci sono arrivate a seguito della riflessione che abbiamo posto in consiglio e nelle commissioni in merito al rimborso delle tariffe idriche per gli utenti che ricadono nei territori oggetto di varie ordinanze di non potabilità. Siamo partiti dalle ordinanze che nei mesi scorsi hanno comunicato la non potabilità per le aree servite dai serbatoi di Pietrastorta (Eremo, Condera…) e di località Castagneto (Vinco, Pavigliana…), ma abbiamo approfondito come le aree siano nello spazio e nel tempo molte di più. E molte migliaia le persone che, di volta in volta e addirittura con continuità da anni, non hanno avuto accesso all’acqua potabile.

Chiariamo, a scanso di equivoci, che qui non discutiamo della rete infrastrutturale idrica né degli interventi di ripristino – lo abbiamo già fatto abbastanza dettagliatamente in diversi report già pubblicati –, ma esclusivamente della questione rimborsi delle tariffe per la non potabilità.

In prima commissione con il nostro consigliere Pazzano abbiamo presentato una deliberazione della terna commissariale che nel 2013 autorizzava il rimborso del 50% della somma pagata del canone acqua per gli “utenti residenti nelle aree interessate da ordinanze di non potabilità”. Dai primi esiti della discussione parrebbe che, allo stato normativo attuale, non ci sarebbero più le condizioni per un tale intervento.

Non siamo affatto rimasti soddisfatti e attendiamo approfondimenti dettagliati. Com’è possibile che cittadini che non hanno avuto acqua potabile per mesi o addirittura per anni non abbiano diritto ad un rimborso sul canone pagato?

Rileviamo che, ad esempio, nella vicina Palermo, recentemente, la società  che gestisce il servizio abbia disposto  il rimborso del 50%  a seguito di ordinanza di non potabilità dell’acqua. Certo, c’è una legge regionale specifica che lo consente, ma l’amministratore fa riferimento anche alle “vigenti delibere dell’ARERA (Autorità di regolazione energia, reti e ambiente)”. Ci sono anche diverse altre norme nazionali e sentenze che ci sembrano andare nella direzione del rimborso e che presenteremo alla prossima discussione in commissione, attentamente e bene condotta dal consigliere Ruvolo.

Un confronto necessario e che deve avere, in un apparente doppio livello, un unico orizzonte: tutelare la cittadinanza e tutelare l’Amministrazione – che è di ogni cittadino – dalla possibilità di ricorsi che potrebbero tradursi in ulteriori e imprevedibili oneri per la città.

Ci sembra che, tenuto conto della vastità delle aree e dei periodi compresi dalle varie ordinanze di non potabilità, una riflessione documentata vada condotta con le massime celerità ed attenzione.

Ufficio Stampa

La Strada

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