Un’intervista semplice, fermo in macchina alla stazione di Bologna aspettando l’arrivo di un amico, in procinto di partire per Lugano per il prossimo spettacolo: anche questo è Riccardo Fogli, che questa mattina ha presentato a Radio Touring il suo nuovo libro-disco “Predestinato (Metalmeccanico)“.
Un prodotto incredibile, per celebrare il 40° anniversario dalla vittoria del Festival di Sanremo del 1982, che contiene al suo interno anche una nuova versione del successo di Fogli “Storie di tutti i giorni“, realizzata con gli arrangiamenti di Mauro Ottolini che nel brano ha suonato il Trombone e ha diretto L’Orchestra Ottovolante.
Il ghiaccio non si poteva che rompere con una riflessione sull’esperienza con i Pooh: “Sono un pooh di nascita” – dice Riccardo Fogli – “Ci sono entrato due o tre mesi dopo Facchinetti, che ho conosciuto al Piper di Milano. Io sono un metalmeccanico in realtà, ero lì per provare ad avere un po’ di successo. I Pooh mi offrirono di entrare nella loro prima formazione e poi… quando sei Pooh per tanti anni, sei Pooh tutta la vita“.
La storia di Fogli, tuttavia, inizia molto prima dei Pooh, e affonda le radici nella terra, in un’umilissima Italia del secondo dopoguerra: “Ho scritto il libro in questi 34 mesi, sono riflessioni sul mio passato. Non avendo più la madre, il padre, il fratello, ho cercato di ricordare una casa particolare… una volta erano bombardate o sul tetto… avevamo una meravigliosa miseria. Ho passato 3 mesi con le lacrime agli occhi e il groppone in gola perché adesso parliamo di bullismo, nel dopoguerra c’era la diversità dentro le scuole, tra i figli dei ricchi coi vestiti puliti che stavano ai primi banchi. Io chiedevo a mia mamma perché la prof mi annusasse… io sapevo di sapone per i panni, ma avevo le orecchie pulite, i vestiti erano di mio papa o di mio fratello maggiore. Non c’erano posti da migliore della classe per noi, ma sono sempre stato con dignità tra i primi 5-6 , con la differenza che quando c’era da canticchiare io partivo da 22esimo e poi mi facevano passare avanti… ma ora piano piano qualche posizione vedrai che la recupero. Perché la vita questo mi ha dato, non mi ha dato un padre medico né altre fortune“.
Rimboccarsi le maniche, dunque, senza mai dimenticare le difficoltà superate. Spiega Riccardo Fogli: “Io sono un grande lavoratore, credo nel lavoro fisico, nell’intelletto, nel genio… ma quando lo distribuivano ne ho ricevuto poco. Ho fatto e faccio molta fatica. È anche un messaggio a non mollare mai: non ti scoraggiare se la prima, la seconda, la decima canzone non fa saltare sulla sedia un produttore. Non mollare che ce la fai“.
Continua: “Lavorare non vuol dire non essere artisti. Io ho a che fare con la passione per la campagna, ho una fattoria in maremma, e ho a che fare con ragazzi che sono più artisti di me“.
E proprio per non dimenticare le origini e la strada fatta, si ricomincia dal grande successo dell’artista. Spiega: “Storie è una canzone così particolare che non può essere rivisitata, non puoi cambiare gli accordi.. puoi solo mettere insieme delle persone che hanno voglia di stonare, con una canzone che conoscono poco, musicisti che suonano insieme e si divertono. Storie di noi brava gente che fa fatica, si innamora con niente, vita di sempre, ma ha in mente grandi idee: è una visione negativa. Se sei un lavoratore che fa una vita di sempre ma hai in mente qualche cosa, un viaggio, un progetto, una scrittura, una cosa diversa che ti fa mettere in moto il cervello...”
Tra i brani contenuti nel nuovo album, ce n’è uno molto intimo e particolare dedicato alla figlia, dal titolo “Gli angeli hanno i denti bianchi”: “Avevo scritto Il ritorno delle rondini nell’album con Facchinetti. Avevo raccontato la paura di un uomo adulto di perdere il suo amore. Io dico a mia moglie di non sospettare, che il mio amore è puro e infinito. Poi ho scritto una canzone per Dado, mio figlio, che si chiama La tenerezza: è una lettera che un padre fa a un figlio quando lui non risponde fino alle 2 del pomeriggio e tu sei dall’altra parte del mondo e stai in ansia. Mia figlia mi ha chiesto di scriverle una canzone, appena uscita dal dentista. E io gliel’ho scritta quella notte, e l’ho convinta: ha detto che la sua canzone era più bella di quella del fratello“.
Un disco, un libro, ma anche un audiolibro: “Il libro lo conosco a memoria: scrivi, correggi, gliel’ho dettato, poi me l’hanno rimandato, quindi lo so quasi a memoria. Quando ho riletto il finale, che doveva essere solo scritto, mi hanno detto che il trasporto con cui leggevo era affascinante e mi hanno proposto di fare un audiolibro, per tutte quelle persone che non possono o non riescono a leggere“.
Un prodotto nuovo e fruibile da tutti, fan affezionati ma anche ragazzi che poco conoscono questo artista e la sua storia. Interrogato riguardo la sua opinione sui giovani che si affacciano al mondo della musica, dice: “Ci sono grandi talenti. Trovo che questi ragazzi abbiano il diritto e la capacità di scrivere e di scrivere come vogliono. Certo, non mi piacciono le minacce, le istigazioni, le parolacce, non dico che ci vorrebbe un filtro ma sappiamo quanto sono fragili i ragazzi. Per il resto, trovo che abbiano un talento: mi piacciono i ragazzi che hanno un talento, che storpiano volutamente le parole per trovare le rime. Li trovo bravi, divertenti, mi piace un po’ di melodia, non amo gli eccessi. Non avranno un pubblico fedele come l’abbiamo avuto noi con i Pooh, perché questi ragazzi hanno nel loro destino la velocità, il cambiamento, e se lo sanno cogliere si evolvono sempre in qualcos’altro. Tuttavia serve umiltà per non mollare mai, perché il primo disco, il secondo, possono andar male ma se con molta umiltà studi e lavori puoi fare il terzo e il quarto. Se sei presuntuoso c’è la possibilità che ti scontri con una realtà fortissima“.
Mettersi in gioco sempre, dunque. E Riccardo Fogli l’ha fatto anche di recente con la sua esperienza al programma televisivo di Rai 1 “Il Cantante Mascherato“. Racconta: “Cantare sotto una maschera di 5 chili è divertentissimo. Milly (Carlucci, ndr) mi corteggiava da anni per andare in questo meraviglioso programma. La maschera del pastore maremmano era fatta apposta per me: sono maremmano, sono pastore, e ho accettato cantando con Fausto Leali, con Arisa, con Morgan… è stata un’esperienza bellissima per la quale sono grato“.
Durante l’intervista condotta da Walter Veltri e Nadia Labate per la trasmissione mattutina Touring Café, Riccardo Fogli ha anche intonato un pezzetto di canzone live. Di seguito il video integrale dell’intervista.