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Alecci: “Quale futuro per la “Casa di Comunità di Scilla?”

“Continuano a chiudere gli ambulatori, c’è molta preoccupazione", dichiara Alecci, comunicando il deposito di un'interrogazione in Consiglio

di Sebastiano Plutino

Sebbene negli ultimi giorni il dibattito si sia concentrato sul nuovo Piano della Rete Ospedaliera calabrese, con le conseguenti perplessità che da più parti (a dire il vero anche dai banchi della stessa maggioranza) si sono levate, credo che la medesima attenzione vada garantita alla tutela e allo sviluppo della Rete Territoriale. Faccio riferimento a quelle strutture ospedaliere più piccole che in base alla riorganizzazione approvata nel 2010 sarebbero dovute diventare successivamente “Case della Salute” per poi, a causa dell’incapacità di attuare in tempi congrui gli interventi, ripensate grazie ai fondi del PNRR come “Case di Comunità”. Ospedali che, sebbene contenuti nel numero di reparti e posti letto, all’interno di determinati territori hanno giocato e giocano un servizio pubblico fondamentale. Tra queste, certamente quella che dovrebbe essere la “Casa di Comunità di Scilla”, ex Ospedale “Scillesi d’America”. Una struttura che fin dalla sua fondazione nel 1961 è stata punto di riferimento sanitario per un comprensorio di circa 80.000 abitanti, servendo anche l’utenza proveniente in parte dalla Città di Reggio Calabria.

Rispondendo alle sollecitazioni di alcuni comitati di cittadini ho depositato in Consiglio regionale un’interrogazione rivolta al Presidente e Commissario ad Acta Roberto Occhiuto per provare a fare chiarezza sulla situazione della struttura e sul suo futuro. Negli ultimi giorni, infatti, è salita la preoccupazione tra i cittadini di Scilla e del comprensorio a causa dei dubbi sempre più insistenti sul suo mantenimento. Preoccupazione più che comprensibile per una serie di motivi legati sia al mancato utilizzo di più di 8 milioni di euro già stanziati dal 2021 per l’adeguamento della struttura e mai utilizzati, alla chiusura per inagibilità da parte dell’Asp di Reggio di alcune parti per carenze strutturali e pericolo sismico e la conseguente necessità di ricostruire da zero la futura Casa della Comunità, alla necessità di reperire altri fondi per il progetto finale (15 milioni di euro in tutto), alla mancanza di risposte certe e definitive.

Negli ultimi tempi la situazione si è aggravata con la chiusura di altri due ambulatori molto importanti come il Centro di Salute Mentale e Allergologia che, da soli erogavano fino a 23.000 prestazioni annue. Chiusure che non hanno fatto che aumentare le paure e le perplessità già presenti e diffuse. L’interrogazione che ho sottoscritto ha proprio l’obiettivo di conoscere il cronoprogramma e una data di conclusione realistica dei lavori per la Casa di Comunità di Scilla, nonché le eventuali azioni che si intendono intraprendere per garantire nel frattempo il diritto alla salute dei residenti e dei tanti turisti che affollano Scilla e la costa nel periodo estivo. Un diritto che ad oggi in questo territorio, così come in tante altre zone della nostra regione, non è garantito!

 

 

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