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Calabria: oltre 500 vittime di infarto in un anno

In Calabria si registrano oltre 500 vittime di infarto all'anno, mentre un paziente su 5 rischia un secondo episodio entro dodici mesi.

di Sebastiano Plutino

In Calabria si registrano oltre 500 vittime di infarto all’anno, mentre un paziente su 5 rischia un secondo episodio entro dodici mesi.

Sono 8 mila i decessi provocati dalle malattie cardiovascolari nella regione a fronte dei 217 mila che avvengono in Italia, 500 dei quali dovuti proprio ad infarto.

Per prevenire nuovi eventi per i pazienti è importante intervenire su uno dei principali fattori modificabili costituito dal colesterolo Ldl (C – Ldl). Della problematica si occupa lo studio italiano At target-It coordinato dal professore Pasquale Perrone Filardi, direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università “Federico II” di Napoli, presidente della Società italiana di cardiologia (Sic), che ha coinvolto anche il Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università Magna Graecia di Catanzaro.

I dati dello studio che ha coinvolto 771 pazienti post-infarto trattati in 22 centri italiani, sono stati recentemente pubblicati sull’European Journal of Preventive Cardiology e dimostrano l’efficacia dell’approccio ‘colpisci presto, colpisci forte’: intervenire subito dopo l’infarto, in modo intensivo con anticorpi monoclonali inibitori di Pcsk9, abbassa i livelli di colesterolo Ldl fino al 70%. Il 68% dei pazienti ha raggiunto l’obiettivo raccomandato di C-Ldl (55 mg/dL) già al primo controllo offrendo così una protezione efficace e sicura nella delicata fase post-infarto”.

“I pazienti che hanno avuto un infarto – afferma Perrone Filardi – sono considerati ad altissimo rischio. Le linee guida europee raccomandano di raggiungere livelli di Ldl inferiori a 55 mg/dL, e addirittura sotto i 40 mg/dL per chi ha avuto multipli eventi cardiovascolari. Tutti i pazienti dopo l’infarto dovrebbero fare un controllo dopo 4 settimane di terapia anti-lipidica per verificare l’efficacia del trattamento e se i livelli di Ldl non sono ancora ottimali, è necessario modificare e ottimizzare la terapia”.

“Il registro italiano At target-It dimostra per la prima volta nella pratica clinica – è detto in una nota – una chiara correlazione: più basso è il livello di Ldl, minore è il rischio di nuovi eventi cardiovascolari, con benefici evidenti già dopo 11 mesi. Infatti, i pazienti che hanno raggiunto l’obiettivo di C-Ldl < 55mg/dL hanno visto una significativa diminuzione del rischio rispetto a quelli che non l’hanno raggiunto e che hanno livelli superiori”.

“Abbiamo partecipato allo studio At target-It – sostiene il professore Ciro Indolfi, docente straordinario di Cardiologia all’Università della Calabria e presidente della Federazione italiana di cardiologia – coinvolgendo oltre 50 pazienti e raggiungendo nel 90% dei casi il target di colesterolo Ldl indicato dalle linee guida.Le attuali evidenze cliniche supportano l’uso degli anticorpi monoclonali inibitori di Pcsk9 con l’approccio ‘colpisci presto, colpisci forte’ nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare, come dopo una sindrome coronarica acuta o uno stent coronarico”.

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