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Reggio: al Teatro San Bruno lo spettacolo “Come un granello di sabbia”

Lo spettacolo, su carceri e giustizia, portato in scena da Mana Chuma, si terrà il18 marzo, alle ore 17, al Teatro San Bruno

di Sebastiano Plutino

Martedì 18 marzo, alle ore 17, il Teatro San Bruno ospiterà un evento organizzato dalla Commissione per la Formazione Penale del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Calabria, dal titolo “Come un granello di sabbia. Umanità imprigionate in un ingranaggio imperfetto“. Un’iniziativa che prevede una rappresentazione teatrale e un dibattito per affrontare il delicato tema della vita in carcere.

La compagnia Mana Chuma metterà in scena Come un granello di sabbia, la pluripremiata opera teatrale che racconta la drammatica vicenda di Giuseppe Gulotta, che sarà presente in sala.

Si tratta di uno dei casi più eclatanti di malagiustizia in Italia.

Con oltre centotrenta repliche in teatri e festival in Italia e all’estero (Stati Uniti, Francia, Germania, Malta, Tunisia, Macedonia del Nord), la pièce scritta e diretta da Massimo Barilla e Salvatore Arena, con Salvatore Arena sul palco, musiche di Luigi Polimeni e scenografia di Aldo Zucco, ritorna per questa occasione speciale a Reggio Calabria.

Con delicatezza poetica, senza mai scadere nella retorica, l’opera ripercorre la vita dell’operaio siciliano sottolineandone la fermezza, la dignità e il coraggio.

Salvatore Arena, unico attore sul palco, dà voce a Giuseppe che racconta la sua gioventù interrotta, l’arresto, le torture, i colpevoli silenzi, ma anche l’irriducibile cocciuta speranza di ottenere giustizia e libertà. Lo fa alternandola a voci secondarie, ma necessarie: un vicequestore illuminato schiacciato anche lui dall’ingranaggio, l’ufficiale dell’Arma regista occulto delle torture, la moglie Michela, i genitori.

Con “Come un granello di sabbia” Mana Chuma si è assunta il compito di raccontare questa incredibile vicenda, ma soprattutto la responsabilità di affrontare, con delicatezza e umanità, una storia personale sofferta ma anche piena di speranza. La storia di una vita quasi interamente sottratta al protagonista per ragioni oscure e inconfessabili.

Al termine dello spettacolo si entrerà nel vivo del dibattito, con i saluti dell’avv. Rosario Maria Infantino, presidente del Consiglio dell’Ordine.

Con la moderazione dell’avvocato Emilia Vera Giurato (Componente della Commissione Formazione Penale del COA di Reggio Calabria), discuteranno la dottoressa Cinzia Barillà, giudice presso il Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria, l’avv. Gianpaolo Catanzariti, referente dell’Osservatorio Carcere UCPI, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria dott. Stefano Musolino e il Garante regionale delle persone detenute, avv. Giovanna Russo.

Seguiranno gli interventi degli avvocati Carlo Morace (componente OCF Distretto di

Reggio Calabria) e Francesco Siclari (presidente della Camera Penale di Reggio Calabria) e della scrittrice e drammaturga Katia Colica.

Gli ospiti invitati ad intervenire racconteranno, ciascuno secondo la propria prospettiva ed esperienza, la realtà del carcere in tutte le sue cupe sfaccettature.

L’isolamento – esasperato in ogni modo possibile, a cominciare dalla struttura architettonica degli Istituti Penitenziari – aspira ad educare per prevenire ma, di fatto, in ragione di gravi carenze di personale e di opportunità, si risolve in un luogo di inedia ed abbandono.

La diffidenza, la difficoltà di vedere l’uomo oltre il reato e la distanza tra le vite dentro e la società fanno sì che il carcere rappresenti, a tutti gli effetti, una dimensione sociale invisibile, disagiata, ai più completamente sconosciuta; con tutto ciò che ne deriva in termini di possibilità di rieducazione, in vista del futuro reinserimento nel tessuto sociale.

È auspicabile che la comunità trovi un modo di comunicare con la realtà carceraria, di ridurre la distanza siderale tra questi due mondi e di aprire un dialogo.

All’interno del teatro sarà possibile ammirare Noise, installazione di Ninni Donato sul tema del tempo sospeso in carcere, già esposta all’ultima Biennale dello Stretto.

L’incontro affianca, in un dialogo sinergico, arte e diritto, due mondi diversi, ugualmente essenziali per una società sana, con l’ambizione di sensibilizzare e avvicinare il mondo recluso a quello libero.

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