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Lavoro in Calabria: Filcams denuncia la fuga dei giovani, nonostante l’aumento delle retribuzioni

“Bisogna aprire la stagione delle rivendicazioni. Chi lavora alzi la testa.” esorta il Segretario Filcams Calabria, Velentino

di Sebastiano Plutino

Le retribuzioni annue sono aumentate anche in Calabria grazie a una stagione di mobilitazione che ha portato al rinnovo di importanti Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, in settori strategici come il Terziario, la distribuzione e i servizi. Ma questo non è bastato a fermare la fuga dei giovani da una terra che continua a negare loro opportunità e dignità.

I dati confermano un trend storico: la Calabria si svuota della sua linfa vitale. Cambiano solo i bagagli di chi parte—dalla valigia di cartone allo zainetto, dalle braccia ai cervelli—ma la causa è sempre la stessa: un sistema economico che sfrutta il lavoro senza redistribuirne la ricchezza.

Si lavora male, si guadagna poco, si vive peggio. I diritti basilari sanciti dai contratti e dalle leggi—ferie, permessi, tutele—vengono considerati “privilegi” anziché garanzie. Le aziende accumulano profitti ma rifiutano la contrattazione integrativa, impoverendo chi lavora e condannando la Calabria alla precarietà.

Ma il cambiamento è possibile. Nessuno lo farà per noi. Nessun uomo solo al comando, nessun comitato elettorale salverà questa terra. La salvezza passa dalle lavoratrici e dai lavoratori che decidono di organizzarsi, di lottare, di rivendicare rispetto e dignità.

Alziamo la testa. Chi lavora merita di più. Chi lavora può cambiare le cose.

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