Sono bastate poche ore perché il video girato all’interno dell’ospedale di Lamezia Terme facesse il giro del web, tra piattaforme social e chat: nella clip, vengono mostrati due cani randagi che, indisturbati, vagano per la struttura sanitaria, salendo le scale e raggiungendo i reparti. Gli animali sarebbero stati poi allontanati dall’Ospedale, ma il breve episodio è bastato a far scoppiare sia l’ironia che le polemiche.
Il commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, generale Antonio Battistini, si è detto senza parole e ha assicurato di essersi recato subito sul posto per accertare le responsabilità di quanto accaduto e verificare le possibili dinamiche di una vicenda inaccettabile quanto surreale. Da primissimi riscontri, dice Battistini, sembra che i due cani siano entrati da una porta lasciata aperta dal personale che si avvicendava per i turni di notte. Una disattenzione inaccettabile, che non doveva verificarsi. Il problema però sarebbe più vasto: nell’area verde dell’ospedale risiederebbe da anni una colonia di randagi, che il Comune di Lamezia Terme, nonostante innumerevoli segnalazioni, non avrebbe mai inteso rimuovere, probabilmente per mancanza di luoghi nei quali collocare i cani.
Senza l’aiuto dei Comuni, prosegue il Commissario, diventa tutto davvero troppo complicato. Dallo stesso Battistini è stata avviata anche una verifica dei sistemi di sicurezza, perché le porte di un ospedale non possono restare aperte senza alcun motivo. Questo pomeriggio, invece, l’incontro tra il Commissario Battistini e il sindaco di Lamezia per effettuare una ricognizione dei canili privati nei quali collocare i cani catturati.
Chiara Cucinotta
2 giugno 2023: ricorre oggi il 77° Anniversario della proclamazione della Repubblica e per celebrare al meglio la ricorrenza, Reggio Calabria ha ospitato una serie di eventi celebrativi. Questi hanno avuto inizio questa mattina, alle ore 9:00 in Piazza Sant’Agostino, da cui è partito il defilamento delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, fino a giungere a Piazza Italia, con al seguito la Banda Musicale di Mosorrofa.
Alle 10:30, invece, alla presenza delle Autorità Civili, Militari e Religiose, si è tenuta la cerimonia dell’Alzabandiera presso il Monumento ai Caduti, sito sul Corso Vittorio Emanuele III, cui è seguita la deposizione della Corona di alloro e la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica da parte del Prefetto di Reggio Calabria.
In chiusura, la cerimonia di consegna delle onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e delle Medaglie d’Onore per i cittadini italiani deportati nei lager nazisti nella Seconda Guerra Mondiale. Sono stati ben 21 gli insigniti dell’importante onorificenza:
- Del Core Antonella Commendatore OMRI
- Borruto Salvatore Cavaliere OMRI
- Calabrese Anna Giulia Cavaliere OMRI
- Caratozzolo Francesco Cavaliere OMRI
- Cristiano Giovanni Cavaliere OMRI
- Pistarà Angelo Cavaliere OMRI
- Quartuccio Giovanna Elisa Cavaliere OMRI
- Scopelliti Rita Cavaliere OMRI
- Tallarita Anna Luana Cavaliere OMRI
- Mollica Renato Cavaliere OMRI
- Monoriti Agostino Cavaliere OMRI
- Muià Antonio Cavaliere OMRI
- Spanò Domenico Rocco Cavaliere OMRI
- Triolo Domenico Cavaliere OMRI
- Scalise Angelo Cavaliere OMRI
- Tarsella Giuseppe Cavaliere OMRI
- Gullì Pasquale Medaglia d’Onore
- Speranza Enrico Medaglia d’Onore
- Custureri Filippo Medaglia d’Onore
- Bianchi Cristoforo Medaglia d’Onore
- Bellissimo Michelangelo Medaglia d’Onore
Gli auguri del Presidente del Consiglio Regionale Filippo Mancuso
“Il 2 giugno, come ogni anno, ci ricorda quanto sia fondamentale per tutti i livelli istituzionali, politici, economici, sociali e culturali, intensificare l’impegno per irrobustire l’unità nazionale attorno ai simboli della Repubblica e i valori costituzionali. Abbiamo urgenza – afferma il presidente del Consiglio regionale della Calabria Filippo Mancuso – di concretizzare quei processi di sviluppo che diano opportunità ai nostri giovani e ne valorizzino le competenze, restituendogli il diritto al futuro. In questa fase geopolitica di grandi trasformazioni e con una drammatica guerra in corso, è decisivo, per il Paese e l’Europa, affrontare uniti le sfide della pace nel mondo, della lotta al cambiamento climatico, della transizione ecologica e digitale e dell’inclusione sociale, per ridurre povertà e diseguaglianze che vanificano più diritti costituzionali”.
Nessuna rassegnazione sui tragici fatti di Cutro del 26 febbraio: i carabinieri, su disposizione della procura di Crotone, hanno condotto nel pomeriggio di ieri una serie di operazioni di riscontro presso le sedi della Guardia di finanza e della Guardia costiera, con l’obiettivo di accertare eventuali responsabilità per i presunti ritardi nei soccorsi al barcone che poi si spezzò, a causa della forza del mare, a poche decine di metri dalla riva, provocando la morte di 94 persone ed un numero imprecisato di dispersi.
Le indagini hanno portato così all’iscrizione nel registro degli indagati di sei persone: il tenente colonnello Alberto Lippolis, comandante del Roan di Vibo Valentia della Guardia di Finanza; Antonino Lopresti, dello stesso Roan, operatore di turno la notte del naufragio, e il colonnello Nicolino Vardaro, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto. Ai tre militari è stato notificato il decreto di perquisizione emesso dalla Procura. Lo stesso provvedimento, inoltre, è stato notificato ad altre tre persone i cui nomi, però, sono stati omissati.
Lo scopo dell’inchiesta era quello di accertare i motivi del mancato intervento in soccorso dei migranti e se sia stata rispettata la normativa che imponeva, comunque, un intervento a prescindere dalle singole competenze e responsabilità. In questo senso, tra l’altro, in base a quanto stabilisce la legge, non si sono possono fare distinzioni tra operazione di salvataggio e operazione di polizia. La notte in cui fu avvistato il barcone, il relativo intervento fu gestito come operazione di polizia e non fu dichiarato l’evento Sar, e cioè di ricerca e soccorso. In quell’occasione intervenne soltanto la Guardia di finanza, due unità navali uscirono in mare senza però riuscire ad individuare l’imbarcazione. Dalla mezzanotte scorsa, intanto, sono ripresi gli sbarchi di migranti a Lampedusa. Se ne sono registrati in tutto dieci, con l’arrivo, complessivamente, di 355 persone.
Morire a 19 anni in gita scolastica: il tipo di storia che nessuno vorrebbe mai raccontare
Morire a diciannove anni. Morire in gita scolastica. Morire per una fatalità.
Sono notizie che non si vorrebbero mai dare, epiloghi a storie improvvisamente rivolte alla tragedia. Eppure, bisogna raccontarle, come un piccolo contributo nella lotta al destino ignoto e avverso. E questa volta, la storia ha toccato la Calabria, Reggio Calabria. Denise, una giovane e bellissima ragazza di 19 anni, è stata strappata alla vita da una corrente imprevista sul fiume Lao, sul quale si trovava per fare rafting assieme ad altri compagni di classe. Una gita scolastica come tante, nella stessa regione, per concludere un percorso scolastico fatto di fatica e sacrifici, presso il liceo Rechichi di Polistena.
Eppure, quella che doveva essere un’esperienza formativa improntata sullo svago, rimarrà per sempre uno dei ricordi peggiori. L’acqua era calma, racconta una delle compagne della ragazza. Poi all’improvviso è cambiato tutto: in pochi minuti, il gommone che si scontra con i massi, il fiume che si ingrossa dalle piogge di questi giorni sul Pollino, i ragazzi catapultati in acqua. “Pensavo di morire, poi qualcuno è riuscito ad agganciarmi portandomi a riva. Vicino a me ho visto il caschetto che indossava Denise. Ho visto la morte con gli occhi, sono rinata ieri”, racconta la ragazza.
I compagni di Denise speravano di poterla riabbracciare, ma la ragazza secondo le prime ricostruzioni probabilmente è stata sopraffatta dalla forza del fiume, che l’ha spinta sul fondo, impedendole la risalita.
Ci sono volute circa 24 ore perché i sommozzatori dei vigili del fuoco ritrovassero il corpo di Denise, sott’acqua, poco distante dal luogo dell’incidente. Sulla riva, il padre della giovane attendeva di riabbracciarla. Sul corpo adesso è stata disposta l’autopsia.
“Nessuno di noi poteva immaginare che una visita guidata, in un percorso presentato come sicuro e affidabile, con il conforto di esperienze pregresse, potesse avere conseguenze così drammatiche”. Queste le parole di Francesca Maria Morabito, dirigente del liceo statale “Giuseppe Rechichi” di Polistena.
Ma è l’ufficio scolastico della Regione Calabria a dare il giusto epilogo: “Non c’è modo di alleggerire le responsabilità collettive, poiché quella morte colpisce in maniera indelebile le coscienze. Non vi è alcuna argomentazione in grado di sollevare dallo stato di dolore profondo che in questo triste momento avvolge tutti in un abbraccio freddo e muto“.
“Fatalità, ha il tuo destino in mano. Fatalità, la trovi sulla tua via”. Così cantava il poeta Gringoire nel musical internazionale Notre Dame de Paris. “Fatalità: la vita la devi a lei”.
E di fatto, questo è stato il triste destino di Denise: una fatalità che le ha strappato la vita dalle mani. Evitabile o meno, questo spetterà alle autorità competenti stabilirlo. Ciò che resta per certo è che nessuno potrà restituire quello che è stato preso, e ciò che resta è solo una profonda angoscia e un senso di incredulità che difficilmente potrà mai placarsi.
Truffe a istituti bancari: condannato il titolare di una società reggina
Il titolare di una società di intermediazione finanziaria con sede a Reggio Calabria, la “M3”, Santo Alfonso Martorano, di 66 anni, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di truffe ai danni di alcuni istituti bancari.
La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, presieduto da Greta Iori. Condannate anche la moglie e la figlia di Martorano, Antonina Maesano, di 65 anni, e Carmen Miriam Martorano, di 34, che gestivano insieme a lui la società di intermediazione finanziaria, alle quali sono stati comminati, rispettivamente, 4 anni e 6 mesi e 1 anno e 6 mesi di reclusione. Sono stati assolti, invece, un altro figlio di Martorano, Lorenzo Antonio, di 31 anni; Francesco Malara, di 56 anni, ex direttore della filiale 2 di Reggio Calabria del Monte dei Paschi di Siena; Fortunata Mandica, di 46 anni, legale rappresentante della società “M3, e Francesco Araniti, di 49 anni, legale rappresentante della “Tutela Ambientale Srl”, società utilizzata da Martorano, secondo l’accusa, per mettere in atto le truffe. Secondo l’accusa, Martorano, avrebbe sfruttato apposite convenzioni sottoscritte con alcuni istituti bancari, e in particolare con Banca Antonveneta successivamente incorporata dal Monte dei Paschi di Siena, appropriandosi indebitamente, con artifizi e raggiri, di ingenti somme di denaro. In particolare Martorano, secondo quanto è detto nel capo d’imputazione, “ha pianificato, organizzato e diretto operazioni economiche illecite finalizzate a conseguire l’ingiusto profitto rappresentato dall’inesecuzione fraudolenta degli obblighi previsti dal contratto”. Milioni di euro che sono stati reimpiegati, sempre a detta dell’accusa, “in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, gestite da imprese compiacenti o riconducibili alla stessa famiglia Martorano”. L’intermediatore finanziario è stato anche condannato a risarcire i danni al Monte dei Paschi di Siena, costituitosi parte civile nel processo.
“Certamente siamo in presenza di una sentenza eccessiva ed è chiaro che bisognerà attendere le motivazioni per esprimere delle valutazioni”. Lo afferma l’intermediatore finanziario Santo Alfonso Martorano, in una dichiarazione resa nota dal suo difensore, l’avvocato Giampaolo Catanzariti, in relazione alla condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione comminatagli dal Tribunale di Reggio Calabria per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di truffe ai danni di alcuni istituti bancari. “Rimane il convincimento – aggiunge Martorano – di avere sempre operato con correttezza e professionalità, così come rimane immutata la stima e la fiducia nei confronti di avvocati, consulenti e della magistratura”. Secondo lo stesso avvocato Catanzariti, “il dispositivo di sentenza sembra esprimere una visione parziale anche per quanto ricostruito in dibattimento. Leggeremo le motivazioni della decisione non appena sarà depositata, affrontando il secondo grado di giudizio con la determinazione che può derivarci dalla fiducia nella non colpevolezza dei nostri assistiti”. (ANSA)
Un uomo è morto a Reggio Calabria dopo essere stato travolto da un albero crollato per il forte vento. L’incidente è avvenuto pochi minuti fa in via San Giuseppe, nel quartiere Gebbione, nella zona sud della città. Sul posto stanno operando i vigili del fuoco. Presenti anche i medici del 118 e la polizia. Secondo quanto si è appreso, l’uomo stava passeggiando con il proprio cane quando è stato travolto dall’albero. L’ondata di maltempo che sta interessando la Calabria – per la quale è in atto l’allerta arancione su quasi tutta la regione – a Reggio ha portato forti raffiche di vento.
È stato un pomeriggio ricco di dibattiti quello di ieri nell’Aula della Camera dei deputati: al centro della discussione generale, il decreto legge per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Come prevedibile, l’aula si è subito divisa in due fazioni, con gli esponenti della maggioranza davvero entusiasti dello svolgimento dell’iter sempre più rapido, per un Progetto Ponte mai stato così vicino alla realizzazione.
Dall’altro, una altrettanto compatta opposizione, che non ha mancato di sottolineare incertezze e zone d’ombra che avranno certamente un peso al momento della votazione, fissata per martedì 16 maggio, dopo il già annunciato accordo di fiducia sul testo del Decreto Ponte, che avverrà lunedì 15. La votazione slitterà per consentire il completamento degli scrutini delle elezioni amministrative in programma per il prossimo fine settimana.
Tornando al dibattito, aperto dalla relazione del deputato azzurro Francesco Battistoni, sarebbero principalmente due le novità più interessanti del decreto: da una parte, la massiccia semplificazione degli iter realizzativi dell’opera compreso il completamento dell’A14 (Palermo-Catania), dall’altro il significativo aumento dei controlli sulla repressione delle infiltrazioni mafiose, le modalità esecutive e di tutela della finanza pubblica riconoscendo al Mef la quota di maggioranza nell’assetto societario fino a rendere strutturali le misure a tutela dell’ambiente e del territorio.
Caro dei materiali e aumento dei costi previsti: i dubbi dell’opposizione
Proprio dalla posizione del Ministero dell’economia e delle finanze, tuttavia, parte la risposta dell’opposizione: secondo il Mef, non sarebbero attualmente disponibili i fondi per la copertura dell’opera, anche per via di un caro dei materiali che ha portato a un incremento dei costi previsti dagli 8,5 miliardi del 2011 ai 13,5 miliardi odierni, nonostante il progetto non abbia subito modifiche. Importo a cui andrebbero aggiunti gli oneri finanziari e quelli legati all’adeguamento del progetto esecutivo alle prescrizioni di sicurezza e ambientali, per una stima che supererebbe i 15 miliardi. Cifre significative per le casse dello Stato e che facilmente si teme possano far gola a tanti.
A rispondere in merito, il deputato e vice ministro al Mit Edoardo Rixi nel suo intervento in aula alla Camera dopo il via libera libera delle commissioni riunite Ambiente e Trasporti e il parere favorevole della commissione Bilancio: “Con la costruzione del Ponte sullo Stretto dimostreremo, ancora una volta, che il nostro è un grande Paese. Abbiamo i migliori ingegneri e aziende che realizzano opere incredibili in tutto il mondo. Dimostreremo che l’Italia sa sorprendere il mondo con la sua capacità del saper fare, cancellando l’ideologia del ‘non fare’ della politica Pd e M5S. La criminalità va contrastata con gli opportuni strumenti, ma non può essere sempre la scusa per fermare le opere al Sud. Il ponte risolverà alla radice il problema della continuità territoriale, collegherà l’Europa a Catania e Palermo con la prosecuzione dell’alta velocità ferroviaria. Il mondo guarderà l’Italia – e soprattutto il Mezzogiorno – con occhi diversi. Sarà il simbolo del nostro Paese che tornerà centrale nel Mediterraneo“.
Morassut (Commissione Trasporti): “Il Ponte sullo Stretto? Una macchina mangia-soldi”
“Il Ponte sullo Stretto si delinea come una macchina mangia-soldi, basti pensare che il decreto prevede una variazione dei costi dell’opera che potrà arrivare a circa 14 miliardi di euro, con la possibilità di ulteriori compensazioni che non si sa fino a quando e fino a dove faranno lievitare costi“. Così il vicepresidente della Commissione Trasporti, Roberto Morassut, intervistato da Radio Radicale. “È inoltre previsto un ‘gettone d’oro’ di 250mila euro l’anno per i membri del Consiglio d’Amministrazione – continua il deputato del Partito Democratico – che sarà erogato prima ancora che il progetto prenda corpo: una cosa che non sta né in cielo né in terra che il Partito Democratico ha provato a contrastare in totale solitudine. A questo proposito mi ha sorpreso l’atteggiamento del Movimento 5 Stelle, che su questa operazione si è dimenticato di essere il partito anti-casta”.
Una campagna informativa dedicata ai territori interessati
Mentre l’opposizione fa presente questi aspetti ancora da acclarare, lo stesso Battistoni informa riguardo un’ulteriore novità: c’è la scelta di promuovere una ampia campagna di comunicazione su base annuale per consentire ai territori interessati all’opera, ai cittadini, alle amministrazioni locali e agli enti di prossimità di conoscere in profondità gli iter del progetto e di controllare che l’opera ingegneristica più importante dell’Italia, si realizzi secondo le modalità e le procedure concordate nel rispetto di tutti. Questo per assicurare la maggior trasparenza possibile dell’opera, il cui carattere strategico è stato riconosciuto per la prima volta nel 2001, nel quadro della legge obiettivo del Governo Berlusconi.
Pisano: “Una grande opportunità non solo per la Sicilia ma per l’Italia tutta”
“Il decreto sul Ponte sullo Stretto rappresenta una vera e propria opportunità non solo per i cittadini siciliani, ma per l’Italia tutta, atteso da 52 anni tra vane promesse ed interruzioni immotivate“. Lo ha detto il deputato di Noi Moderati Calogero Pisano nella sua dichiarazione di voto sulla conversione del decreto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. “Il Ponte che collegherà la Calabria alla Sicilia rappresenta una necessità per tutti i comparti: per turismo nel 2022 sono arrivati in auto 14 milioni 700 mila turisti; il settore industriale siciliano esporta merci per un valore complessivo di circa 4 miliardi e mezzo; sono 5 mila ogni giorno i pendolari tra la Sicilia e la Calabria che impiegano circa 60 minuti di viaggio oltre alle procedure di imbarco e sbarco, tempo che si ridurrebbe ad appena 15 minuti di percorrenza. E poi ci sono tutte le opere collaterali: penso alla mia Agrigento, nominata Capitale della Cultura italiana per il 2025; penso a quella data con felicità e con speranza, nella realizzazione di collegamenti che permettano ai visitatori di giungere ad Agrigento, in modo veloce ed agevole: treni ad alta velocità, nuove autostrade, e la creazione di un aeroporto ad Agrigento tale da farlo diventare strategico. Guardiamo in maniera favorevole a questo decreto e lavoriamo ancora di più per ridare dignità alla Sicilia“, conclude.
I sindaci reggini: “Parlamentari attenti al nostro territorio”
“Il Decreto Ponte va avanti spedito. E, grazie a parlamentari attenti al nostro territorio, va avanti anche con un occhio di riguardo alle realtà locali che, molto probabilmente, verrebbero altrimenti bypassate o comunque non tenute in grande considerazione, come invece sta accadendo.” A dirlo sono i Sindaci Domenico Romeo (Comune di Calanna), Michele Spadaro (Comune di Laganadi), Antonino Micari (Comune di San Roberto), Stefano Calabrò (Comune di Sant’Alessio) e Vincenzo Bellè (Comune di Fiumara), intervenendo a proposito delle ultime novità di Governo strettamente connesse all’Area dello Stretto, che riguardano il Decreto “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria”, più semplicemente ribattezzato “Decreto Ponte” appunto. “I nostri Comuni saranno quelli maggiormente interessati dalla grande costruzione e dalle opere complementari. Pertanto, è fondamentale che qualcuno pensi con cognizione di causa a tutte le ricadute che avremo da queste parti, tentando al contempo di strappare qualche buon risultato per ottenere migliorie per tutto il contesto dell’Area dello Stretto. Riteniamo che gli emendamenti al Decreto Ponte che portano la firma dell’Onorevole Francesco Cannizzaro vadano proprio in questa direzione. In particolare quello approvato ieri, che darà man forte all’Autorità di Sistema portuale dello Stretto affinché intervenga sui porti di zona, quindi Reggio Calabria, Villa San Giovanni ed anche Saline Joniche. Il Ponte ci sarà, è solo questione di tempo; quindi non possiamo permetterci di restare inermi e passivi dinnanzi ad una svolta epica. Come Area dello Stretto – scrivono ancora i Sindaci – dobbiamo arrivare pronti dal punto di vista infrastrutturale e della mobilità. In questo senso, i porti vicini al Ponte saranno fondamentali per una serie di aspetti: in primis quello dei trasporti alternativi, ma non meno importanti la logistica ed il turismo, quindi in chiave economica. Chi non riesce a leggere tra le righe vuol dire che non comprende fino in fondo cosa voglia dire la costruzione del Ponte e cosa porterà con sé. Il nostro Deputato di riferimento non solo lo ha capito, ma ha capito quanto importante sia poter essere all’interno di determinate dinamiche connesse al Ponte, da cui trarre vantaggi e non le solite lamentele da benaltrismo che portano solo stallo e inerzia.”
Reggio, addio a furti di monopattini e bici: arriva Bike Tracking Security
Da quando bici e monopattini sono entrati prepotentemente quali valide alternative nei sistemi di mobilità cittadina, la presenza su strada di questo tipo di mezzi leggeri è cresciuta in maniera esponenziale, complice anche la pandemia. Una tendenza ecologica ed economica di cui l’ambiente può solo giovare e che porta Reggio Calabria a confermarsi città sempre più ciclabile ma che, allo stesso tempo, ha comportato un sensibile incremento del fenomeno dei furti di questi stessi mezzi.
Per contrastare il fenomeno, la Polizia Locale, in concerto con l’Amministrazione, particolarmente sensibile al tema, ha ideato e avviato un progetto dal titolo “Bike Tracking Security”, col compito di scoraggiare i furti, facilitando contestualmente l’attività delle forze dell’ordine nel tracciamento e, nei casi di ritrovamento della bicicletta o del monopattino rubati, la riconsegna al legittimo proprietario.
Il progetto prevede la marcatura delle bici tramite la semplice applicazione di due contrassegni indelebili – impossibile da rimuovere se non asportandoli forzatamente – uno con annesso QR code, avente funzione principale di deterrenza, l’altro da nascondere alla vista per potenziare il recupero in caso di furto, utili agli operatori della Polizia Locale e delle forze dell’Ordine d’istanza sul territorio per rintracciare il legittimo proprietario in caso di furto e di successivo ritrovamento.
Presentando il proprio mezzo e un documento d’identità, chiunque potrà richiedere gratuitamente la marcatura presso la sede della Polizia Locale di Reggio Calabria, dove è stato allestito un apposito punto informatico con operatori dedicati, disponibili a fornire ogni informazione utile e per marcare e registrare rapidamente la bicicletta inserendola nel Registro Italiano Bici, presente in Italia dal 2006 e tra i più grandi registri di bici d’Europa.
Lo sportello per la richiesta della marcatura dei velocipedi rispetta i seguenti orari:
- Martedì dalle 10:00 alle 12:00
- Giovedì dalle 14:30 alle 16:30
Aderendo all’iniziativa, sarà possibile porre un importante freno al fenomeno dei furti di bici e monopattini, resi fino ad ora possibili anche dalla mancanza di una reale immatricolazione che tuteli il possessore e che consenta, allo stesso tempo, di semplificare e velocizzare le operazioni di ritrovamento dei mezzi sottratti.
‘Nrangheta, Operazione Eureka: tutti i dettagli del maxi blitz internazionale
I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato 108 persone – 85 in carcere – in esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Dda reggina.
Gli indagati sono accusati a vario titolo d’associazione mafiosa; concorso esterno e traffico internazionale di droga con l’aggravante di transnazionalità e di ingente quantità; traffico di armi, anche da guerra; riciclaggio; favoreggiamento; trasferimento fraudolento e procurata inosservanza di pena.
L’operazione, denominata “Eureka”, ha colpito in particolare le cosche Nirta-Strangio di San Luca e Morabito di Africo.
Coordinata dal capo della Direzione nazionale antimafia Giovanni Melillo, l’indagine “Eureka” si è sviluppata nell’ambito di due squadre investigative comuni: una intercorsa tra la Dda di Reggio Calabria diretta da Giovanni Bombardieri, e le Procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf; l’altra tra la Dda reggina, l’Ufficio del giudice istruttore del Tribunale di Limburg ed il Procuratore federale di Bruxelles. Entrambe le squadre investigative sono state coordinate da Eurojust che ha assicurato il massimo supporto operativo, attraverso il componente italiano Filippo Spiezia.
Tra i 108 arrestati ci sono anche due minori nei confronti dei quali su richiesta del procuratore dei minorenni Roberto Di Palma è stata eseguita una misura cautelare.
Sgominato traffico internazionale di droga: operazioni in tutta Europa e Australia
L’operazione ha ricostruito e sgominato un importante traffico internazionale di droga, in virtù del quale questa mattina oltre 20 perquisizioni sono state effettuate in Belgio, Portogallo, Francia, Germania e in altri Paesi. La comunicazione arriva direttamente dalla Procura Federale belga, che evidenzia come il blitz abbia preso di mira “oltre un centinaio di sospetti membri della mafia calabrese“. Il fascicolo, viene riferito, è stato aperto dalla procura federale del Belgio, in collaborazione con la procura del Limburgo, la polizia giudiziaria federale belga, Eurojust, Europol e vari Paesi, in particolare l’Italia.
In contemporanea al blitz dei carabinieri in Calabria, che ha riguardato numerosi Paesi europei e l’Australia, e alle operazioni delle Dda di Milano e Genova, le autorità giudiziarie belghe e tedesche hanno eseguito rispettivamente 15 e 24 provvedimenti restrittivi, emessi dalle locali autorità giudiziarie, a carico di ulteriori indagati per reati in materia di narcotraffico e riciclaggio.
Nel blitz condotto questa mattina dalla polizia belgam, in particolare, “gli arresti totali in Belgio sono stati tredici, sette dei quali con mandato d’arresto europeo emesso dall’Italia che ne ha chiesto la consegna alle autorità italiane“, come riferito dal magistrato belga Antoon Schotsaert in conferenza stampa, precisando che “i tempi di consegna all’Italia potrebbero richiedere alcuni mesi a secondo della loro posizione davanti ai giudici“. Sono stati inoltre sequestrati tre veicoli di lusso, almeno 20mila euro in contanti e diverse armi proibite.
Operazione Eureka: tutti i dettagli del maxi blitz alla ‘ndrangheta
Il gip di Reggio Calabria, su richiesta della Dda, ha disposto il sequestro preventivo di beni per circa 25 milioni di euro. Il provvedimento è stato eseguito in Italia, Portogallo, Germania e Francia ed ha riguardato società commerciali e beni mobili e immobili. Sei tonnellate di cocaina sono state movimentate tra il maggio 2020 e il gennaio 2022 dalle cosche di ‘ndrangheta colpite stamani dall’operazione “Eureka”, tre delle quali sequestrate dagli investigatori.
Nel corso delle indagini sono stati registrati i contatti tra le cosche più rilevanti del mandamento ionico reggino con esponenti del clan del Golfo, l’organizzazione paramilitare colombiana impegnata nel narcotraffico internazionale. I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria, infatti, hanno ricostruito numerosi episodi di importazione della droga che arrivava, via mare, nei porti Gioia Tauro, Anversa e Colon. Gli investigatori hanno ricostruito anche i flussi di soldi riconducibili alle compravendite dello stupefacente che venivano gestiti da organizzazioni composte da soggetti di nazionalità straniere, specializzati nel pick-up money, o da spalloni che spostavano denaro contante sul territorio europeo. Le movimentazioni hanno interessato Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda. Complessivamente sono circa 22 milioni e 300mila euro le somme spostate con queste modalità. Soldi che in parte sarebbero stati reimpiegati nell’acquisto di auto e beni di lusso, nonché utilizzati per avviare e finanziare attività commerciali in Francia, Portogallo e Germania, ove venivano anche riciclati sfruttando attività di autolavaggio.
Operazione Eureka: lo sviluppo delle indagini, iniziate nel 2019
Le indagini che hanno portato all’operazione “Eureka” hanno fotografato l’esistenza e l’operatività di tre maxi-associazioni criminali finalizzate al traffico internazionale di droga, facenti capo alle più potenti famiglie di ‘ndrangheta dell’area ionica. L’inchiesta, infatti, ha riguardato le cosche Pelle, Strangio, Nirta, Giampaolo, Mammoliti e Giorgi, che hanno sedi decisionali nel reggino e ramificazioni e basi logistiche in varie regioni d’Italia e all’estero.
L’inchiesta è partita nel giugno 2019 grazie al raccordo tra i carabinieri e la polizia federale belga che stava investigando su alcuni soggetti ritenuti vicini alla cosca Nirta di San Luca attiva a Genk. In un primo momento, l’inchiesta era orientata verso alcuni esponenti della famiglia Strangio, detti “Fracascia“, riconducibili alla cosca Nirta. Progressivamente le indagini coordinate dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Giuseppe Lombardo sono state estese a diverse famiglie della Locride, interessando anche il locale di Bianco.
I soldi del narcotraffico venivano riciclati nei settori della ristorazione, del turismo e immobiliare. La prima associazione ricostruita riguarda la famiglia Nirta “Versu” di San Luca che aveva un’articolazione in Brasile rappresentata dal latitante Vincenzo Pasquino, catturato nel 2021 insieme al boss Rocco Morabito. La seconda è riferibile alla famiglia Mammoliti “Fischiante” di Bovalino con articolazioni in Puglia, Abruzzo, Lazio, Toscana e Lombardia e contatti diretti con i fornitori sudamericani di cocaina e con trafficanti internazionali quali Denis Matoshi, attualmente latitante a Dubai. La terza associazione, invece, fa capo alla famiglia Strangio “Fracascia” collegata con le cosche Nirta-Strangio coinvolte nel 2007 nella strage di Duisburg. Questa terza organizzazione, secondo gli investigatori, aveva stabili articolazioni a Genk (Belgio), Monaco di Baviera (Germania), in Spagna e a Camberra (Australia).
L’inchiesta ha anche fatto luce sulla latitanza del boss Rocco Morabito detto “Tamunga“, già latitante di massima pericolosità inserito nel programma speciale di ricerca del Viminale, arrestato dai carabinieri in Brasile nel 2021, insieme a Vincenzo Pasquino, all’epoca latitante per la Dda di Torino. Entrambi figurano nell’ordinanza eseguita oggi su richiesta della Dda che si è avvalsa della collaborazione, tra gli altri, della Polizia Federale Brasiliana, dell’Fbi, della Dea e dell’Interpol. Morabito, secondo l’accusa, avrebbe anche offerto un container di armi da guerra a un’organizzazione paramilitare brasiliana in cambio di ingenti quantità di droga verso il porto di Gioia Tauro. “Nel corso dell’indagine – scrive il gip nell’ordinanza – è stata documentata l’organizzazione da parte di Morabito di una spedizione in Brasile di un container carico di armi da guerra, provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica, fornite che da un’organizzazione criminale operante in Italia e Pakistan”.
Operazione Eureka, le congratulazioni del Governatore Roberto Occhiuto
“Un sincero plauso alle Forze dell’ordine, al Ros dei Carabinieri, e alla Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, per la maxi-operazione anti ‘ndrangheta, denominata ‘Eureka’, condotta stamane, che ha portato all’arresto di 108 persone in tutta Italia e in sei Paesi europei. Le accuse vanno dall’associazione mafiosa al concorso esterno e traffico internazionale di droga, dal traffico di armi al riciclaggio, dal favoreggiamento al trasferimento fraudolento e procurata inosservanza di pena”. Lo afferma in una nota Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria. “È quanto mai necessario – prosegue – che lo Stato prosegua con questa determinazione l’azione che sta dispiegando contro le mafie e non arretri di un millimetro di fronte alla criminalità organizzata, tanto nel nostro territorio quanto nel resto del Paese. La Calabria schifa la ‘ndrangheta e coloro che con i propri comportamenti illeciti tentano di infangare l’immagine della nostra splendida Regione”.
Viabilità, dal 4 maggio chiuso il Corso Matteotti e doppio senso di marcia sulla Via Marina
In vista della stagione estiva, proseguono i lavori di riqualificazione che interessano il Lungomare reggino. La Polizia Locale ha diramato una nota, nei giorni scorsi, annunciando l’inizio dei lavori di bitumazione che interesseranno il Corso Matteotti a partire dal prossimo giovedì 4 maggio.
Il primo lotto dei lavori interesserà il tratto tra Largo Colombo e via II settembre, che verrà totalmente interdetto al traffico, sia veicolare che pedonale. Il cantiere porterà, come prevedibile, a una variazione della viabilità con modifiche alla circolazione stradale e il traffico verrà quindi deviato verso il lungomare Falcomatà, su cui verrà ristabilito il doppio senso di marcia, con divieto di sosta h24 su ambo i lati.
Anche i bus del trasporto pubblico percorreranno il nuovo percorso, a seguito delle ordinanze emanate di concerto tra Atam, direzione dei lavori e Rup. Parcheggi possibili, invece, su entrambi i lati, sul corso Matteotti, nelle aree non interessate dai cantieri, in modo da compensare gli stalli soppressi sul lungomare Falcomatà.
I lavori del primo lotto dovrebbero terminare intorno al prossimo 25 maggio, salvo proroghe, mentre l’intero appalto dovrebbe concludersi entro 60 giorni.
Viene richiesto ai reggini dunque ancora qualche sacrificio, per poter permettere il sereno svolgimento dei lavori in vista di una viabilità migliore.