“Forza Italia è orgogliosa per la elezione del governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, a presidente della Commissione Intermediterranea. Auguri da parte mia e del gruppo parlamentare dei deputati azzurri. Sono certo che la competenza e la sensibilità di Roberto Occhiuto daranno la spinta giusta al rilancio dell’area mediterranea, strategica per la ripresa socio economica dell’intero Paese. Le regioni che si affacciano nella sponda Sud del Mediterraneo sono ricche di risorse con potenzialità che possono ulteriormente essere sviluppate e possono liberare interventi d’eccezione. Il governatore Occhiuto ha sempre dimostrato grande sensibilità a riguardo e otterrà grandi risultati anche in questa nuova funzione”. Lo dichiara il presidente dei deputati di Forza Italia, Paolo Barelli.
Paolo Frascati
Non c’è ancora ufficialità per quanto riguarda l’esito della domanda di iscrizione della Reggina 1914 al prossimo campionato di Serie B ma, nonostante questa sia attesa da un momento all’altro, impazzano ovunque le indiscrezioni secondo cui il verdetto della Covisoc sarebbe negativo per gli amaranto. Il motivo sarebbero le inadempienze economiche, non solo a relative al mancato pagamento della rata di 757mila euro relativa alle pendenze con l’erario, ma anche di altre inadempienze emerse nella domanda d’iscrizione.
Le stesse indiscrezioni vorrebbero il Patron Felice Saladini intenzionato a fare ricorso alla Commissione, azione possibile entro le 19:00 del prossimo 5 luglio, senza però poter integrare in alcun modo la documentazione già depositata. La Commissione dovrebbe esprimersi poi entro il 6 luglio e, in caso di rigetto, si procederebbe al ripescaggio.
Promocosenza Divisione Laboratorio, Azienda speciale della Camera di Commercio di Cosenza, organizza un corso di formazione di II livello finalizzato all’ottenimento dell’attestato necessario per l’iscrizione nell’Elenco dei Tecnici ed Esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini.
Destinatari dell’iniziativa sono tutti coloro i quali abbiano già conseguito un attestato d’idoneità fisiologica all’assaggio degli oli di oliva vergini, ai sensi del Decreto M.I.P.A.A.F. 7 Ottobre 2021.
Il corso di formazione sarà articolato in venti sedute di assaggio, svolte in giornate diverse, nelle quali saranno assaggiati almeno 6 diversi campioni di olio.
Le date di svolgimento delle sedute saranno concordate poco prima dell’avvio, con una finestra di lancio fissata al mese di settembre per poi concludersi entro la fine del mese di ottobre. La programmazione è stata operata conformemente a quanto previsto dalle norme vigenti in materia di formazione di assaggiatori di olio vergine d’oliva e il ciclo delle sedute avverrà sotto la guida del Capo Panel del Panel di Promocosenza.
Al termine del ciclo verrà rilasciato l’attestato di frequenza valido a tutti gli effetti per l’iscrizione nell’elenco regionale degli assaggiatori di olio di oliva.
Le domande di iscrizione dovranno pervenire telematicamente entro il 14 luglio 2023, compilando il modulo al seguente link: https://forms.gle/oVEcNny3Zr98GjWE8
Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito della Camera di Commercio https://www.cs.camcom.gov.it/it/content/service/corso-di-formazione-certificazione-ufficiale-n%C2%B0-20-sedute-assaggio oppure telefonare al numero 0984.938784.
Beni per un valore di 3,5 milioni di euro sono stati confiscati dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria a Giuseppe De Lorenzo broker reggino attivo nel settore del commercio di carburanti. Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale su richiesta della Dda reggina. La figura di De Lorenzo era emersa nell’ambito dell’operazione “Andrea Doria”, condotta dal Gico e dallo Scico della Guardia di finanza, contro l’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale e conclusasi nell’aprile del 2021 con l’esecuzione di provvedimenti cautelari personali, nei confronti di 23 persone, tra cui lo stesso imprenditore, e reali per oltre 620 milioni di euro. L’operazione aveva svelato un sistema di frode fiscale realizzata nel settore del commercio di prodotti petroliferi, imperniata su fittizie triangolazioni societarie, finalizzate ad evadere l’Iva e le accise ma anche sull’impiego di false dichiarazioni. In particolare, l’associazione di cui avrebbe fatto parte De Lorenzo con il ruolo di capo promotore avrebbe gestito l’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero dal deposito fiscale fino ai distributori stradali finali, interponendo tra queste due estremità della catena una serie di operatori economici – imprese “cartiera” di commercio di carburante, depositi commerciali e brokers locali – con lo scopo di evadere le imposte in modo fraudolento e sistematico. Nel luglio 2022 era stato disposto il sequestro del patrimonio riconducibile all’imprenditore cui ha fatto seguito la confisca dell’intero compendio aziendale di 2 società di capitali operanti nel commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, quote di partecipazione al capitale di una società attiva nel settore della consulenza tecnica, un fabbricato, 2 terreni, 1 motoveicolo nonché denaro contante per oltre due milioni di euro trovato dai finanzieri, suddiviso in mazzette corperte con del cellophane e contenuto in due valigie nascoste in un garage nella disponibilità dell’imprenditore. (ANSA).
Dopo due anni e mezzo di dibattimento il maxi processo Rinascita Scott arriva a uno snodo fondamentale. Termina oggi la requisitoria portata avanti per circa tre settimane dai sostituti procuratori della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso con la lettura delle richieste di condanna da parte del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Requisitoria che ha riguardato 343 imputati a vario titolo accusati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, detenzione illegale di armi ed esplosivo, ricettazione, traffico di influenze illecite, trasferimento fraudolento di valori, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio aggravato, traffico di droga. Oltre 400 capi di imputazione dei quali dovranno rispondere non solo capi e manovalanza delle cosche di ‘ndrangheta del Vibonese ma anche colletti bianchi, politici, imprenditori, accusati di avere favorito le ‘ndrine. Tra questi l’avvocato, ex parlamentare ed ex massone Giancarlo Pittelli, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, e altri reati fine, per avere adoperato le proprie conoscenze in favore della cosca Mancuso e in particolare di Luigi Mancuso, alias “il Supremo”, la cui posizione è stata stralciata e si sta procedendo con un processo a parte. Dovrà rispondere di associazione mafiosa l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino. Coinvolto anche il colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli, che istigato da Pittelli, secondo l’accusa, avrebbe accettato di acquisire notizie coperte da segreto istruttorio in favore dell’imprenditore Antonino Delfino a sua volta accusato di associazione mafiosa. Altra divisa presunta “infedele” implicata nel processo Rinascita Scott è Michele Marinaro, ex finanziere in servizio alla Dia di Catanzaro e successivamente alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri nella sede di Reggio Calabria. È accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per avere fornito, tramite Pittelli, notizie sulle attività investigative in atto nei confronti degli esponenti della ‘ndrangheta vibonese. Avrebbe rivelato alle cosche informazioni coperte da segreto istruttorio anche Antonio Ventura, all’epoca dei fatti appuntato scelto in servizio nel Reparto operativo Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Vibo Valentia. Dal 13 gennaio 2021, data d’inizio del dibattimento, si è arrivati a una svolta importante con tempi serratissimi che hanno impegnato un collegio composto da giovanissime giudici – Brigida Cavasino presidente, Claudia Caputo e Germana Radice a latere – e gli avvocati in udienze fiume. L’ultima ieri, terminata 23:30 con l’esame delle posizioni delle cosche di Pizzo e Tropea. Questa mattina i pm stanno portando avanti la parte finale della requisitoria, al termine della quale il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, applicato al processo, leggerà le richieste di condanna.
I finanzieri del Comando Provinciale Reggio Calabria, nei giorni scorsi, nell’ambito di un servizio finalizzato alla prevenzione e repressione dei traffici illeciti, hanno arrestato in flagranza di reato, per traffico di sostanze stupefacenti, un trentunenne della provincia di Reggio Calabria.
L’uomo, che era diretto in Sicilia a bordo di un’utilitaria, è stato sottoposto, nell’area degli imbarcaderi, a un ordinario controllo di polizia dai finanzieri della Compagnia di Villa San Giovanni, nel corso del quale ha dimostrato segni di nervosismo. Pertanto, con l’ausilio di un’unità cinofila della Compagnia Pronto Impiego di Reggio Calabria, è stata perquisita l’autovettura ed è stato scoperto un vano nascosto in uno dei sedili dove era occultato un panetto di cocaina, dal peso complessivo di oltre un chilogrammo.
All’esito delle operazioni, la droga e l’autovettura utilizzata per il traffico illecito sono stati sequestrati; l’uomo, indagato allo stato per la violazione della normativa in materia di sostanze stupefacenti e fatte salve le necessarie conferme nel prosieguo delle indagini preliminari, è stato arrestato e condotto nella Casa Circondariale “Arghillà” di Reggio Calabria, a disposizione della locale Procura della Repubblica.
Lo stupefacente, qualora venduto al dettaglio, avrebbe potuto fruttare alla criminalità organizzata circa 50.000 euro.
Beni per oltre 3 milioni di euro sono stati confiscati a due imprenditori di Gioia Tauro operanti nel settore dei giochi e delle scommesse online. Su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e del sostituto Stefano Musolino, il provvedimento è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ed è stato eseguito dai finanzieri del Comando provinciale e da personale dello Scico nei confronti di Santo Furfaro, di 57 anni, e Rocco Alampi, di 42. I due sono stati coinvolti nell’operazione “Galassia”, condotta dalla Guardia di finanza, nell’ambito della quale era emerso un sofisticato e remunerativo sistema finalizzato all’illecita raccolta di scommesse on-line, avente base decisionale ed operativa a Reggio e ramificazioni all’estero tramite società a Malta, in Romania, Austria e Spagna. Per l’accusa si trattava di società che avrebbero agito mediante un sistema di guadagno a “cascata”, dal master, vertice della piramide e promotore dell’organizzazione, all’end user, il giocatore finale. I punti affiliati trasferivano le somme incassate alla direzione amministrativa dell’associazione situata all’estero, sottraendole all’imposizione fiscale italiana. Assieme a un altro soggetto, Furfaro e Alampi sono stati indagati con l’accusa di essere i capi, promotori e gestori del sito internet “Fsa365.com” attraverso cui, senza concessione, avrebbero esercitato in Italia la raccolta di scommesse. Inoltre, l’organizzazione avrebbe avuto collegamenti con la ‘ndrangheta, alla quale garantiva una parte dei proventi in cambio di protezione e diffusione dei brand on line e in esercizi commerciali. Furfaro, per i pm, aveva collegamenti economici con le cosche della Piana di Gioia Tauro. In particolare, il collaboratore di giustizia Antonio Russo “lo descrive – si legge nelle carte della Dda – quale espressione economica nel settore della cosca Piromalli”. La confisca, eseguita tra Calabria, Toscana e Lazio, ha riguardato il compendio aziendale di 4 società operanti nei settori ludico ed immobiliare, 11 fabbricati, 3 terreni e disponibilità finanziarie.
La Reggina smentisce articolo su presunta blindatura del Sant’Agata all’attività mediatica
In relazione all’articolo odierno del corrispondente locale della Gazzetta dello Sport afferente la blindatura del Sant’Agata all’attività mediatica, la Reggina smentisce qualsivoglia chiusura nei confronti dei giornalisti che frequentano abitualmente il centro nella consueta tradizione di trasparente comunicazione che la società realizza con convinzione e rispetto.
Abuso d’ufficio e falso nel concorso pubblico per il primario del reparto di dermatologia del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria.
Con queste accuse la Procura di Reggio ha notificato l’avviso di conclusione indagini, con contestuale avviso di garanzia, a cinque persone.
Si tratta della primaria di dermatologia Giovanna Malara, di 57 anni, in questi giorni licenziata senza preavviso dall’Azienda ospedaliera al termine di un procedimento disciplinare per la stessa vicenda, dell’ex direttore sanitario del Gom Rosa Italia Albanese (69) e dei componenti della commissione del concorso, ai quali viene contestato solo l’abuso d’ufficio, Giuseppe Cannata, (71) di Sanremo, Maurizio Pettinato (70) di Catania e Emilio Franco Raia (70) di Caltanissetta.
Gli indagati sono accusati di avere cagionato un ingiusto vantaggio patrimoniale a Giovanna Malara e un danno ingiusto a Valeria Falcomatà, l’altro medico che nel 2017 ha sostenuto e perso il concorso. Secondo le indagini coordinate dal pm Stefano Musolino, i componenti la commissione avrebbero “previamente individuato Malara quale soggetto cui conferire l’incarico. Al fine di agevolare pregiudizialmente lei – scrive il pm – individuavano indebitamente, quale criterio di valutazione preminente, la semplice anzianità nel Servizio sanitario nazionale del tutto svincolata dalla specificità dell’incarico da ricoprire”. In questo modo la commissione avrebbe operato “intenzionalmente al fine di procurare a Malara un ingiusto vantaggio consistito nell’aggiudicazione della procedura concorsuale”. Per quanto riguarda il falso contestato a Malara, per gli inquirenti, quest’ultima avrebbe depositato falsi documenti apparentemente provenienti dall’Azienda ospedaliera Papardo, contenenti dati relativi sulle prestazioni non conformi al vero. “Per gli anni 2014 e 2015 – si legge nell’avviso – la documentazione prodotta riportava un numero di prestazioni di chirurgia laser effettuati dalla predetta pari a 2500 ogni anno, a fronte di un numero di prestazioni di 5 e 26, rispettivamente per 2014 e 2015, effettuate dall’intera Uoc di appartenenza della Malara, risultante dalla documentazione proveniente dall’Azienda ospedaliera Papardo di Messina”. (ANSA).