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E’ grande accoglienza riservata dai visitatori, alla Pinacoteca civica, alla la Coppa Davis, arrivata a Reggio Calabria.
Una due giorni e due tappe del viaggio in Calabria per il trofeo, al fine di consentire agli amanti del tennis di vedere da vicino e fotografare il magnifico trofeo conquistato dagli Azzurri. La città dello Stretto, insieme a Cosenza, è stata scelta come tappa de “Il Tour delle emozioni, un trofeo per tutta Italia”, programma del Trophy tour, voluto dalla Federazione Italiana Tennis e Padel. Il trofeo mancava dall’Italia dal 1976. Due i luoghi in cui si potrà andare a vedere la preziosa “insalatiera d’argento”, dopo la Pinacoteca, lunedì 27 maggio sarà la volta del Circolo del Tennis “Rocco Polimeni”.
All’evento ha presenziato il sindaco Giuseppe Falcomatà, accompagnato dal consigliere Franco Barreca, con il Commissario della FITP Calabria e consigliere federale, Joe Lappano, organizzatore delle tappe, il Presidente del Coni Calabria, Maurizio Condipodero, il Presidente onorario del Coni, Mimmo Praticò, il Presidente del Comitato Sport e Salute Calabria, Walter Malacrino, il Presidente del Circolo Polimeni Ezio Previtera, lo storico presidente dello stesso circolo, Igino Postorino, Marcello Fonga Delegato provinciale FITP.
Nel corso del suo saluto il sindaco Falcomatà si è detto contento che la Coppa Davis abbia fatto tappa a Reggio Calabria, esprimendo soddisfazione per la decisione della Federazione, che tra tante città calabresi ha scelto Reggio per ospitare il prezioso trofeo. «Ci siamo preparati al meglio anche rispetto a questo evento sportivo e, non a caso, abbiamo individuato la Pinacoteca civica come luogo per ospitare la coppa. Lo sport nella nostra città si intreccia in maniera indissolubile con la nostra storia, la nostra identità e la nostra cultura. Sport a questi livelli per quelli che sono i valori di solidarietà, inclusione, educazione al sacrificio hanno un significato di bellezza, dunque quale luogo migliore della Pinacoteca che ospita opere d’arte può ospitare la coppa Davis? Il mio augurio è che la città, da settimane visitata da tanti turisti, possa vedere tra le mete scelte anche la coppa Davis che non solo è bella da vedere, ma ci ricorda quanto il nostro Paese possa raggiungere traguardi importanti anche attraverso lo sport, come ha fatto nel novembre dello scorso anno».
«Una giornata emozionante perché questa coppa ha 124 anni di storia e finalmente, a distanza di 46 anni, la nostra nazionale maschile è riuscita a riportarla in Italia – ha aggiunto Lappano – grazie a Jannik Sinner e a un gruppo eccezionalmente coeso e unito. Un risultato raggiunto grazie a una serie di giocatori di rilevanza mondiale che stanno dando lustro al tennis italiano e questo ci fa supporre che non resterà una vittoria isolata come è successo nel 196, ma che a questo successo ne seguiranno tanti altri. A distanza di due mesi c’è già stata la clamorosa affermazione di Sinner agli Australian Open e siamo certi che l’Italia si ripeterà non solo al maschile, ma anche al femminile».
«Lo sport non è solo cultura fisica, crescita salutare per i ragazzi e una sorta di disciplina anche nella salute, ma è soprattutto quell’antibiotico che deve servire ai ragazzi per diventare cittadini del domani» ha commentato il presidente Condipodero. Per il presidente onorario Praticò: «Una tappa importante per la città e per lo sport che sovente viene considerato l’ultima ruota del carro, ma non è così. È invece una delle prime perché insegna le regole soprattutto ai più giovani».
«Grazie a te – ha aggiunto, rivolto a Lappano il presidente Melacrino – perché sei riuscito con un valore importante per lo sport, rappresentato da una coppa, a unire la nostra Regione e chiamare atleti e amici insieme, in un ambiente di alta cultura come la Pinacoteca: la coppa porta valori, la città di Reggio ospita la coppa in un ambiente culturale, perché lo sport è volano non solo del rispetto delle regole ma anche della cultura».
‘Ndrangheta ad Arangea: locale gestiva estorsioni e controllo del territorio, 9 arresti
Stamattina, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con l’ausilio dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione, nell’ambito dell’operazione denominata “Arangea”, ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere nei confronti di 11 persone e una ai domiciliari, indiziati, a diverso titolo, allo stato del procedimento è in fase di indagini preliminari e fatte salve diverse valutazioni nelle fasi successive, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni ed armi.
Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria sotto le direttive della Procura della Repubblica, eseguite sia con le classiche tecniche investigative, ma anche con i più moderni strumenti d’intercettazione hanno permesso di ricostruire dinamiche e assetti dell’articolazione di ndrangheta facente capo alla “locale” operante nel territorio del quartiere Arangea, ricostruendone l’imposizione del controllo del territorio ed un diffuso sistema estorsivo nonché la gestione occulta di diverse imprese economiche. Allo stesso modo, sono state ricostruite le dinamiche riorganizzative interne attivatesi per colmare i vuoti di potere determinati dall’arresto di elementi di vertici avvenuti nel periodo dell’attività.
Le fasi della riorganizzazione trovano perfetta aderenza con l’ordinamento della ‘ndrangheta già emerso nell’indagine Crimine, nella cui sentenza viene riportata la definizione di “locale” e “doti”, nonché l’esistenza anche del c.d. “banco nuovo”, termine con il quale i vertici dell’ndrangheta intendevano la riorganizzazione delle cariche all’interno del locale.
Il dato in questione viene attualmente riscontrato in questa indagine e più nello specifico quando l’arrestato Demetrio Palumbo intendeva operare tale riorganizzazione in seno al locale di Arangea coinvolgendo Sebastiano Praticò, già condannato in via definitiva proprio nel processo “Crimine”, ove lo stesso veniva riconosciuto partecipe della cosca operante nella zona sud di Reggio Calabria e ricopriva una carica di livello provinciale quale rappresentante del mandamento di Reggio Calabria.
L’attività ha poi registrato il perseverare delle condotte da parte di indagati, già condannati in via definitiva per il reato di associazione mafiosa, dopo una lunga militanza in seno alla cosca, in quella cosca abbia fatto carriera e, forte del carisma criminale, scalando la scala delle doti più elevate, abbia conquistato i vertici della compagine mafiosa e un rispetto da parte dei sodali e delle altre organizzazioni criminali che gli ha consentito di continuare ad operare, con ruolo apicale, nell’interesse del sodalizio.
Altri sodali, seppur con ruolo subordinato, manifestavano una perseveranza partecipativa di pericolosa dedizione che si ricava dal ripetersi di condotte delittuose e dai riferimenti alla convita adesione alle regole di ndrangheta nonché alla necessità di controllo del territorio che si concretizza nell’esecuzione di vari episodi estorsivi finalizzati a garantire alla cosca il comando dell’area di competenza.
La compagine criminale, che disponeva anche di armi illegalmente detenute, attraverso il modus operanti caratteristico delle associazioni di tipo mafioso poneva in essere un controllo sistematico delle attività commerciale e dei cantieri edili con l’obiettivo di trarre ingiusti profitti per gli associati. Le vicende registrate offrono uno spaccato della realtà reggina ove gli imprenditori sono perfettamente a conoscenza del fatto che, ancor prima di intraprendere un lavoro, devono darne preventiva comunicazione a quei personaggi che sono stati demandati dall’associazione a raccogliere le richieste e veicolarle a chi ha potere decisionale e può concedere l’autorizzazione, in cambio di dazioni di denaro, assunzione di manodopera e imposizione di forniture.
Ancora sotto il profilo del condizionamento delle attività economiche sono emersi tentativi infiltrazioni nel settore della grande distribuzione con l’intento di imporre assunzioni.
Le investigazioni hanno inoltre messo in luce i progetti imprenditoriali dell’associazione nel settore agrumario, in particolar modo in quello dei bergamotti dove erano attive due società, intestate a prestanomi ma riconducibili ad un associato, che espandevano i loro interessi commerciali utilizzando in taluni casi quei metodi che sono peculiari delle articolazioni di ndrangheta. Le due società sono state sottoposte a sequestro preventivo.
Contestualmente ai provvedimenti restrittivi personali, il GIP ha disposto il sequestro preventivo di 3 società, tutte con sede a Reggio Calabria, due delle quali fittiziamente intestate a terzi, ma di fatto nella piena disponibilità degli indagati.
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza di condanna definitiva.
Reggio Calabria: un focus su nutrizione e longevità con la Fondazione Valter Longo
La Città Metropolitana di Reggio Calabria ha patrocinato l’evento “La Calabria: terra di ultracentenari con la dieta della longevità”, nato dalla collaborazione tra la Federazione nazionale degli Ordini dei Biologi e l’European Longevity Institute, per presentare lo studio della “Fondazione Valter Longo” che, sul territorio reggino e, in particolar modo, nel Comune di Varapodio, sta indagando effetti e correlazione della nutrizione sulla longevità della popolazione. Nel corso di un’assemblea pubblica, tenutasi in Piazza Italia, sono stati presentati i dati dello screening alla presenza Antonluca Matarazzo, amministratore delegato della Fondazione Valter Longo, Corrado Mammì, Direttore dell’Unità operative semplici di dipartimento Genetica Medica del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, del tecnologo alimentare Antonio Paolillo per l’Istituto clinico “De Blasi”, di Domenico Laurendi della Fondazione nazionale ordine dei biologi, di Antonella Pellegrino e Chiara Nardone del team scientifico dell’European Longevity Institute della Fondazione Valter Longo, di Orlando Fazzolari, sindaco di Varapodio, e del sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà che ha avuto modo di apprezzare le metodologie dello studio immaginando la possibilità di estendere le indagini scientifiche alle diverse aree omogenee della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Nel corso della giornata, la “Fondazione Valter Longo”, oltre ad informare i cittadini, ha raccolto nuove adesioni allo studio clinico della dieta della longevità.
Orrore a Villa San Giovanni: trovata morta una neonata in uno zainetto
Questa mattina è stata ritrovata una bambina morta tra gli scogli di Villa San Giovanni. La piccola era, ancora col cordone ombelicale attaccato, all’interno di una busta di plastica dentro uno zainetto. A trovarla è stato un pescatore che ha immediatamente avvisato la Polizia e la squadra mobile di Reggio Calabria. Questi ultimi hanno informato il magistrato per chiarire la situazione. Probabilmente la bambina era nata da poco ed è stata abbandonata sugli scogli e gli investigatori stanno cercando di capire i motivi della morte. Le ipotesi più probabili sono: o decesso dopo il parto o dopo aver lasciarla all’interno dello zainetto. Per quanto riguarda i reati le autorità hanno ipotizzato occultamento di cadavere o omicidio. Si attendono ovviamente aggiornamenti dall’autopsia.
“La nascita dello Stato e l’invenzione della scrittura nella Mesopotamia antica” sarà il tema della Lectio Magistralis che il Prof. Franco D’agostino, Ordinario di Assiriologia e Direttore del Dipartimento Istituto Italiano di Studi Orientali (ISO) della Sapienza Università di Roma, terrà presso il Museo Archeologico di Reggio Calabria mercoledì 29 maggio alle ore 17,30 in occasione della consegna del Premio Anassilaos Μεγάλη Ἑλλάς. Tra i più apprezzati studiosi di archeologia del vicino Oriente Antico, Assiriologo versatile e curioso di tutti gli aspetti della cultura letteraria, linguistica e storico-religiosa del Vicino Oriente antico -come dimostra l’ampia produzione scientifica- egli ha profuso passione costante nella diffusione ad altissimo livello della cultura orientale antica in tutte le sue forme, rivolgendo il suo sguardo lucido sia agli aspetti morfologico-descrittivi delle lingue parlate e scritte nel Vicino Oriente antico -da cui le preziose grammatiche del Sumerico e Babilonese- sia allo studio degli elementi storici, linguistici e culturali nel III millennio a.C. dai Sumeri a Ebla, alla conoscenza della cui lingua e cultura ha contribuito con pubblicazioni di prestigio internazionale. L’interesse per l’espressione letteraria dell’animo umano lo ha guidato verso lo studio egualmente attento dal punto di vista filologico sia della letteratura umoristica vista nella sua teatralità che della figura di Gilgamesh, indagata con notevole profondità psicologica oltre che filologica. Egli da dato inoltre un contributo fondamentale allo studio degli aspetti pregnanti delle economie antiche e dell’uso dei metalli come mezzi di pagamento.
Negli ultimi anni ha rivolto l’attenzione a scavi archeologici di siti di enorme importanza per ricostruire la nascita dello stato nell’antica Mesopotamia. Dal 2011 è co-direttore dello scavo di Abu Tbeirah (sette chilometri a sud di Nasiriyah) e dal 2014 direttore dello scavo della città di Eridu, undici chilometri a sud-ovest di Ur. Entrambi i tell si trovano nella provincia di Dhi Qar, Iraq meridionale. Inoltre, è direttore scientifico del progetto di conservazione e valorizzazione del sito di Ur, finanziato da quattro anni con fondi della cooperazione italiana. Un archeologo impegnato in una regione di fondamentale importanza quale la Mesopotamia per la nascita della civiltà, e pure caratterizzata nel passato più recente da contrasti, tensioni e guerre che hanno messo a rischio in più circostanze lo stesso patrimonio storico e archeologico della Regione. Un impegno che il nostro ha saputo portare avanti, come egli stesso ha riconosciuto, grazie ad una delle caratteristiche dell’archeologia italiana, quella di non essere formale nei rapporti con la popolazione locale e di confrontarsi con essa su un piede di rispettosa parità grazie anche alla considerazione che noi siamo parte di quella comune civiltà. All’incontro interverrà il Direttore del MArRC Fabrizio Sudano.
Parteciperanno il dott. Fabio Arichetta,coordinatore degli incontri “la percezione del tempo tra antico, moderno e contemporaneità e la prof.ssa Annunziata Rositani, associato di storia del vicino oriente antico e cultura e letteratura del vicino oriente antico presso l’Università di Messina. Quale omaggio allo studioso, a corollario della manifestazione, sarà possibile per gli amici presenti cimentarsi nella scrittura cuneiforme attraverso un breve laboratorio a cura di Domenico Colella, artigiano dell’Antico.
Dopo la vittoria ad “Amici” di Maria De Filippi festeggiata sull’enorme Corso Numistrano da migliaia di persone e il grande live nel gremito Stadio Guido d’Ippolito di due anni fa, Luigi Strangis è tornato nella sua Lamezia Terme con uno strepitoso concerto “unplugged” al Teatro Comunale Grandinetti. Tre soli live in Italia per questo tour primaverile 2024, tre clamorosi sold out in largo anticipo: il 20 maggio Roma, il 22 Milano e, appunto, ieri sera Lamezia. Ad attenderlo un’autentica festa e fan arrivati da tutta Italia, consapevoli che il clima della serata nella sua terra sarebbe stato da autentico evento. Così è stato, grazie anche allo speciale “Bentornato a casa” su cartoncini sistemati sulle poltroncine dal suo fan club cittadino, prontamente tirati su da ogni spettatore al suo ingresso sul palcoscenico. Il concerto è iniziato puntuale alle 21:30, tra ovazioni, urla d’entusiasmo, applausi, un tributo di affetto davvero straordinario per un ragazzo che, nonostante l’improvviso successo nazionale, è rimasto umilmente legato alla sua Città. In teatro, presenti anche il sindaco Paolo Mascaro, l’assessore allo spettacolo Luisa Vaccaro, genitori e familiari. Strangis, cantautore e polistrumentista, vero talento della musica italiana, è stato magistralmente accompagnato dai suoi bravissimi musicisti, Luca Monaldi, batteria e percussioni, e Nicolò Pagani, basso e contrabbasso. Lui, invece, si è diviso tra il pianoforte al centro della scena e svariate chitarre, confermando il suo eccezionale virtuosismo di musicista eclettico.
Soddisfatto a fine serata Ruggero Pegna, organizzatore dell’evento, ennesimo appuntamento del ricco programma di “Fatti di Musica 2024”, la 38° edizione del suo Festival del Live d’Autore. “Serata bellissima ed emozionante, riscaldata dal calore di un pubblico meraviglioso che ha fatto da coro ad ogni brano e ha offerto uno spettacolo nello spettacolo per entusiasmo e partecipazione. E’ la conferma che Lamezia ama questa sua stella, ma anche la grande musica dal vivo e merita l’apertura del nuovo palasport, capace di ospitare grandi eventi! – afferma Pegna, che ricorda: “Quando Luigi venne con il papà nel mio ufficio per proporsi, non ebbi dubbi sul suo talento e gli consigliai di provare subito con il talent della De Filippi. Avevo visto giusto, anche se non era difficile immaginarne il successo. E ancora è solo l’inizio!”.
In circa novanta minuti, Luigi ha eseguito tutti i brani che lo hanno imposto all’attenzione del pubblico televisivo e lo hanno consacrato tra le rivelazioni della musica d’autore italiana, dai singoli Tienimi Stanotte, un vera hit, a Stai Bene Su Tutto, che ha anticipato il disco di inediti Voglio la gonna, ad altri successi come Adamo ed Eva, Tulipani Blu, brano inciso con Matteo Romano, Stupida libertà, splendida canzone dalle atmosfere acustiche e dal testo profondamente riflessivo che rappresenta un’ulteriore maturazione del giovanissimo artista. Due anni ricchi di esperienze, in cui Luigi è stato anche chiamato ad interpretare le canzoni del coccodrillo Lyle, nel live-action Il Talento di Mr. Crocodile, film, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros Entertainment. Bis, ovazioni e standing ovation, hanno chiuso una notte davvero magica per Lamezia e per lo stesso festival Fatti di Musica, che continua a regalare emozioni e concerti da incorniciare.
Prossimi appuntamenti: il 22 giugno al Due Mari di Maida il concerto spettacolo di Nino Frassica e Los Plaggers Band per l’Anniversario della struttura commerciale, il 23 giugno il concerto di Ron al Teatro dell’Abbazia di San Giovanni in Fiore per volontà del sindaco Rosaria Succurro. Il celebre cantautore dovrebbe essere il 28 giugno a Lamezia, ma si attende la conferma dal Comune. Confermati, invece, lo storico live sui Pink Floyd del leggendario fondatore Nick Mason con una superband il 24 luglio a Roccella Jonica, i live di Ron e Dargen D’Amico il 5 e 8 agosto a Isola Capo Rizzuto, Irama il 3 agosto e di Gabry Ponte il 9 agosto in Piazza Castello di Reggio C., Sergio Cammariere l’11 agosto al Castello Normanno di Santa Severina.
Per tutte le informazioni e nuove imminenti conferme: tel. 09684418888, www.ruggeropegna.it, le varie pagine social del promoter e del Festival. Fatti di Musica ha il Patrocinio della Regione Calabria, “Calabria Straoredinaria”.
Sono oltre 1500 i calabresi partiti alla volta di Napoli per prendere parte alla manifestazione “La Via Maestra” promossa dal coordinamento nazionale della Cgil di cui fanno parte, oltre al sindacato, 150 tra associazioni e movimenti. Una mobilitazione importante “per un’Italia capace di futuro, per un’Europa giusta e solidale” che ha portato innanzitutto in piazza la forza della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro, contro ogni tentativo di sovvertirla. Difendere la Carta Costituzionale significa innanzitutto per noi osteggiare il progetto di Autonomia Differenziata che andrebbe a cancellare l’unità del Paese e ad aggravare il già pesante divario nord-sud, lasciando il Meridione con servizi sempre più depauperati e, invitando, così alla fuga e allo spopolamento. Una manovra scellerata portata avanti da un governo che sta dimostrando costantemente la sua mancanza di attenzione verso il Sud e i più fragili. Quello che si prospetta è uno scenario devastante contro cui la Cgil è impegnata da tempo e che continuerà a contrastare. Il Sud ha bisogno di altro, di infrastrutture, di investimenti, di sviluppo e di lavoro dignitoso. C’è bisogno di un cambiamento, ce lo chiede il Paese, ce lo chiedono le lavoratrici e i lavoratori, i giovani a cui dobbiamo dare prospettive migliori di oggi e politiche fattive. Ecco perché in piazza abbiamo portato anche la nostra campagna referendaria per un lavoro sicuro, tutelato, dignitoso e stabile. In Calabria la raccolta firme procede speditamente, tredicimila ad oggi quelle raccolte, ma per invertire la rotta, dire basta al precariato, alle morti sul lavoro, allo sfruttamento delle attuali e delle nuove generazioni, abbiamo bisogno della collaborazione di tutti. Invitiamo a firmare nei banchetti, nella Camere del Lavoro oppure on line su www.cgil.it/referendum .
Gli episodi sono ormai all’ordine del giorno ed è una escalation rispetto agli anni scorsi. La scuola non può essere l’unica a dare risposte per risolvere il fenomeno del bullismo e della violenza giovanile. In questa azione di prevenzione è necessario costituire una rete fra tutte le agenzie educative.
Già nel 1996 quando iniziarono i primi studi scientifici sul bullismo si registrò un 40% di alunni vittime di soprusi. Non si tratta sempre di violenze fisiche. Ci sono anche quelle verbali e anche forme che portano all’isolamento sociale del soggetto debole fino all’esclusione e alla diffusione di menzogne su di lui. E in quest’ultimo caso si arriva al ricorso della moderna tecnologia con la diffusione via Internet e on line delle foto o foto dell’atto di violenza. No il problema non è sottovalutato. L’importante è averlo evidenziato e adesso cercare di dare un soluzione immaginando che nessuna campagna avrà efficacia se la scuola non sarà sostenuta da famiglie e istituzioni sul territorio.
Gli ultimi dati sono disarmanti
In Italia più di uno studente su quattro sostiene di essere stato vittima di bullismo. Il dato emerge dallo studio effettuato dal ministero dell’Istruzione riguardante l’anno scolastico 2022/23. Il monitoraggio ha interessato 185 mila studenti delle scuole superiori di tutta Italia e ha l’obiettivo di dare una panoramica generale del fenomeno. Per dare dei numeri precisi, il 27% degli intervistati ha dichiarato di aver subito atti di bullismo, una percentuale in forte crescita rispetto all’ultima rilevazione, considerando che il numero era fermo al 22,3% nel 2020/21. Nella maggior parte dei casi si tratta di episodi isolati e occasionali. Ma sono in aumento anche quelli sistematici, dal 2,9% del 2020/21 al 5,4% del 2022/23.
Il Bullismo origina spesso nelle aule scolastiche
In base all’indagine dell’Osservatorio in difesa, realizzato da Terre des Hommes, insieme a OneDay e alla community di ScuolaZoo, la scuola è il luogo più probabile dove subire violenza. Il 65% dei giovani dichiara di essere stato vittima di violenza a scuola e tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo, mentre la percentuale di chi ha subito una violenza, sia fisica che psicologica, sale al 70% se si considerano le risposte delle ragazze e all’83% tra chi si definisce non binario e scende al 56% tra i maschi. Anche le tipologie di violenza subite sono diverse tra i generi, a eccezione delle violenze psicologiche e verbali che colpiscono in egual misura maschi e femmine (71% in generale e per le femmine; 69% per i maschi). Bullismo e cyberbullismo, così come le violenze psicologiche e verbali, per il 79% dei casi prendono di mira soprattutto l’aspetto fisico, poi l’orientamento sessuale (15%), la condizione economica (11%), l’origine etnica e geografica (10.5%), l’identità di genere (9%), la disabilità (5%) e la religione (4%).
Le conseguenze sono abbastanza pesanti
In capo a tutti la perdita di autostima, sicurezza e fiducia negli altri, riscontrata dal 75% dei giovani, mentre il 47% affermi di soffrire di ansia sociale e attacchi di panico e per il 45% è motivo di isolamento e allontanamento dai coetanei. Gli altri effetti negativi sono: difficoltà di concentrazione e basso rendimento scolastico (28%), depressione (28%), paura e rifiuto della scuola (24%), disturbi alimentari (24%), autolesionismo (20%). Tra le violenze fisiche, di cui è stato testimone il 46.5% dei ragazzi, le più frequenti sono le aggressioni (68%) e gli scherzi pesanti (63%). Anche il web è percepito come il luogo dove è più probabile essere vittime di violenza, indicato dal 39% delle risposte, segue la strada (41%).
La violenza in classe viene esercitata anche contro il personale scolastico
Docenti accoltellati da studenti, altri presi di mira con pallini di gomma mentre sono in cattedra, presidi schiaffeggiati, personale scolastico aggredito da familiari degli alunni. È solo una parte dei casi di cronaca che si sono verificati nell’ultimo periodo. Le scuole sono diventate, a conti fatti, dei ring. Ad avere la peggio sempre più spesso è il personale. Che le violenze ai danni del personale scolastico siano in aumento lo dicono i numeri. Lo scorso anno sono state in tutto 36. Quest’anno sono già 28. E sempre più spesso gli autori delle aggressioni non sono gli allievi, ma i genitori (casi in aumento del 111% rispetto allo scorso anno). Secondo una indagine di Skuola.net , che ha coinvolto un campione di 2.000 studenti delle classi secondarie superiori,p er oltre un quinto (21%) le aggressioni sono figlie dell’atteggiamento delle famiglie, che oggi tendono a giustificare sempre e comunque i figli. Mentre oltre 1 su 10 (il 14%) sostiene che ciò accade perché gli insegnanti hanno perso il blasone e l’autorevolezza del passato. Ma la fetta più grande (37%) individua nella società nel suo complesso la fonte della violenza: l’aggressività è ovunque e i giovani non sfuggono al “contagio”.
Nonostante un’escalation del genere, però, la risposta di docenti e dirigenti scolastici è sinora stata abbastanza morbida, forse per timore di ulteriori repliche ma anche per la consapevolezza di non avere nelle famiglie degli alleati su cui poter contare ciecamente. Basti pensare che, in base al racconto degli studenti interpellati dal sondaggio di Skuola.net, quando sono accaduti episodi che hanno avuto strascichi disciplinari, la maggior parte dei genitori non si è schierata apertamente dalla parte dell’insegnante: in circa la metà dei casi (49%) le famiglie solitamente hanno voluto approfondire la questione, mentre in quasi un terzo (29%) hanno optato per la strenua difesa dei figli; solamente il 22% ha invece raccontato che la «denuncia» formale della scuola ha trovato sempre terreno fertile e appoggio da parte dei famigliari dell’aggressore.
La questione educativa interpella, dunque, sempre più il mondo adulto
Oggi più che mai. I giovani sono figli del tempo che vivono e sono la proiezione di quanto il mondo adulto propone e testimonia. Certo ci sono delle responsabilità e sono di quanti in questi decenni hanno condotto un sistematico smantellamento di quella cultura educativa fatta di regole da rispettare, di buoni comportamenti. Gli adulti devono vigilare di più e soprattutto devono ricordarsi di essere modelli per i giovani. Infatti tra i fattori di rischio per il bullismo c’è anche lo stile educativo che alcuni genitori assumono: troppo permissivo o troppo autoritario. Messaggi che lasciano ai ragazzi l’idea che la prevaricazione sia un modello di affermazione sociale.
E poi ci sono i messaggi della televisione, di trasmissioni televisive che coltivano il peggio della nostra umanità, di internet, degli stessi videogiochi. Rispecchiano modalità di vita che non fanno passare modelli positivi di responsabilità, di attenzione agli altri, di senso del dovere, di impegno, di onestà.
Come prevenire il bullismo allora? Come intervenire di fronte ai comportamenti pre-devianti?
Il bullismo può originare anche dall’esasperazione di conflitti presenti nel contesto scolastico. Il conflitto è da considerarsi come un campanello d’allarme e può degenerare in forme patologiche quando non si hanno gli strumenti che permettono di riconoscerlo, esprimerlo e gestirlo in un’ottica evolutiva dei rapporti. Se non gestito, il conflitto rischia di mutarsi e provocare effetti distruttivi sulle relazioni (prevaricazione e sofferenza) e sull’ambiente (alterazione del clima gruppo). Prevenire e affrontare il bullismo, dunque, significa non solo identificare vittime e prepotenti, ma affrontare e intervenire sul gruppo dei pari nel suo insieme. La classe è , nello specifico, il luogo privilegiato in cui, dopo il verificarsi di un caso di bullismo ma anche nell’intento di prevenire il dilagare di certi fenomeni, si deve svolgere l’irrinunciabile azione educativa a favore di tutti gli studenti, coinvolgendo i genitori degli allievi e delle allieve e tutti i docenti.
La cronaca ci riserva negli ultimi tempi anche notizie di insegnanti resisi responsabili di episodi sconcertanti .
Di fronte a comportamenti di tale gravità la risposta possibile è: tolleranza zero. Migliaia e migliaia di insegnanti seri della scuola italiana non meritano di essere screditati da pochi irresponsabili , sì da parlare di bullismo alla rovescia. Sottolineare invece che è il caso di ripensare il percorso formativo dei futuri docenti questo sì. Nella formazione necessita più preparazione pedagogica e psicologica. Il mestiere dell’insegnante non può essere omologato agli altri , ha una sua specificità che consiste nel non gestire pratiche di ufficio ma relazioni umane intanto e su queste innescare i meccanismi dell’apprendimento.
Sono spie di un malessere ,di situazioni di inadeguatezza che forse ci fanno capire che è giunto il momento di iniziare a rivedere i meccanismi di selezione degli educatori; ma che è anche necessario un forte sostegno alla professione docente, riconoscere alla scuola dentro la società l’importanza che merita, richiamare al senso di responsabilità tutti coloro che hanno un ruolo fuori e dentro la scuola nel percorso di formazione dei nostri ragazzi.
E’ arrivato, dunque, il momento in cui si giochi la partita tutti insieme. Quali proposte intanto?
La scuola è comunque testimone di ciò che avviene al suo interno e, dunque, anche delle situazioni di difficoltà, disagio, disadattamento ,sofferenza dei propri studenti e ,perché no, dei propri insegnanti ,che, ancorché non prodotti da fatti-reato, ovvero prodotti da reati non procedibili, dovrebbero tuttavia mobilitare interventi di sostegno e di rieducazione da parte delle istituzioni .Va riconosciuta la necessità di rimotivare l’azione della scuola nei confronti del disagio ,coinvolgendo i servizi sociosanitari del territorio per istituzionalizzare il servizio di counseling scolastico non solo per gli allievi, anche per docenti e genitori.
Magari un servizio strutturato di psicologia scolastica, frutto di una intesa inizialmente sperimentale tra Assessorati Regionale alla Sanità e alla P.I., Ufficio scolastico regionale e Ordine regionale degli psicologi, presso istituti secondari riconosciuti come scuole a rischio per contesto sociale o per consistente numero di popolazione scolastica(è il caso di Reggio), o altro significativo indicatore sociale.
La presenza dello psicologo contribuirà al miglioramento della vita scolastica, supporterà anche le famiglie, migliorerà la qualità dei servizi offerti dalle istituzioni scolastiche e fronteggerà ,prevenendoli, i fenomeni di insuccesso formativo ,di abbandono, di dispersione e, di disagio giovanile, in particolare il bullismo. Così come va rilanciata la creazione di un organismo di studio e di analisi, come potrebbe essere un Osservatorio provinciale sul disagio minorile e giovanile, in grado di monitorare il fenomeno e tracciare delle linee guida di intervento, con iL coordinamento di tutte le agenzie educative del pubblico e del privato sociale da parte della Prefettura.
Nella cornice dell’evento “Il Maggio dei Libri 2024“, presso il Laboratorio delle Donne dell’Associazione Mondiversi Ets, si è svolta la presentazione del libro “U Tempo e Ciciulia” di Gemma Calabrò. L’opera, edita da Informazione & Comunicazione, ha saputo unire le ex città di Corigliano e Rossano, ora parte del comune unico di Corigliano-Rossano, attraverso le storie e il dialetto, elementi fondamentali della cultura locale. Il libro dell’autrice è un viaggio nel passato e nel presente delle tradizioni popolari, reso ancora più speciale dalla traduzione di un componimento rossanese nel dialetto coriglianese. Questa scelta ha offerto al pubblico un momento di autentico scambio culturale e inclusione, rafforzando il legame tra le due comunità. L’evento, coordinato dalla redattrice Erminia Madeo, ha visto la partecipazione di Angela Campana e Marisa Lucisano, che hanno interpretato brani in dialetto rossanese, mentre Mario Amica ha dato voce ai testi in dialetto coriglianese, il tutto accompagnato dalle musiche popolari del duo Sweet Dreams. La serata è stata un’occasione per riflettere sul valore del dialetto come veicolo di identità e storia. Gemma Calabrò, visibilmente emozionata, ha sottolineato l’importanza di avvicinarsi alla lettura con apertura e curiosità. Ha espresso grande orgoglio nel vedere la sua poesia rossanese tradotta nel dialetto coriglianese, un segno tangibile di rispetto e valorizzazione delle diverse identità linguistiche che convivono nella città unica di Corigliano-Rossano.
Durante l’incontro, sono emerse riflessioni profonde sul ruolo del dialetto nella formazione delle comunità e sull’importanza di preservarlo. L’evento, patrocinato dal comune di Corigliano-Rossano e organizzato da Mondiversi, ha rappresentato un momento di grande importanza culturale, inserendosi perfettamente nel programma del “Maggio dei Libri 2024″. La serata ha dimostrato che leggere non è solo un’attività intellettuale, ma un modo per sentirsi più uniti e felici, celebrando la cultura locale e rafforzando i legami comunitari. La presentazione di “U Tempo e Ciciulia” ha evidenziato come la letteratura e la cultura possano essere strumenti potenti di unificazione e identità, unendo passato e presente attraverso il linguaggio e le storie condivise. Gemma Calabrò ha regalato al pubblico una serata indimenticabile, ribadendo il valore della cultura come collante sociale e fonte di orgoglio collettivo.
Tra gli intervenuti: Mario Amica, interprete in dialetto coriglianese; Maria Curatolo, responsabile Laboratorio delle Donne; Gegé Nastasi, poeta; Giulio Iudicissa, scrittore; Gemma Calabrò, autrice; Angela Campana e Marisa Lucisano, interpreti. Il Duo Sweet Dreams, composto da Maria Grazia Russo e Giacomo Nicoletta, ha allietato la serata con brani della tradizione popolare calabrese. L’evento, organizzato da Mondiversi Ets, il cui presidente è Antonio Gioiello, ha avuto il patrocinio del comune di Corigliano-Rossano e l’inserimento nel cartellone del Maggio dei libri 2024, quest’anno con lo slogan ‘Se leggi ti lib(e)ri’.