Le problematiche relative alle strutture psichiatriche territoriali sono state al centro di una partecipata discussione della Quinta commissione Politiche sociali e della salute, sanità, presieduta dal consigliere Giovanni Latella.
USB
Tirocinanti, emendamento accantonato: stato di agitazione in tutti gli enti dal 12 al 15 febbraio
A distanza di più di dieci anni dai presunti fatti, si può affermare che la giustizia italiana funziona. Anche per gli stranieri residenti in Italia, come dettato dalla Costituzione antifascista e antirazzista del 1948.
Questo comunicato stampa trae origine dalla sentenza n. 955/2020 del Tribunale di Reggio Calabria e serve a ristabilire la verità dei fatti così come verificata dalle istituzioni preposte. “Letto l’art. 530 c.p.p. – si legge nella decisione del collegio presieduto dal dott. Fabio Lauria – assolve […] e HANOUN Abdelmjid dai reati loro ascritti perché il fatto non sussiste”.
Abdelmjid Hanoun (conosciuto come Majid), sindacalista dell’Unione Sindacale di Base, è cittadino marocchino di Casablanca residente in Italia da diversi anni.
Il 25/07/2011 il sindacalista Majid è stato accusato e, pertanto, coinvolto in un procedimento penale insieme ad altri cittadini italiani e stranieri.
Questa una delle accuse: “Nello specifico, HANOUN ABDELMJID, (…), in data 20.05.2009 raggiungeva MLISSA ABEDERRAHIM presso la sua abitazione per indurlo a ritirare la denuncia da lui sporta in data 23.08.2008, consegnandogli un bigliettino sul quale era scritta l’utenza cellulare del difensore di BEVILACQUA Mario e di BEVILACQUA Antonio, con il quale avrebbe dovuto concordare la versione da fornire in sede di ritrattazione”. Poi tra il 22 e il 23 maggio 2009, Majid avrebbe riferito a Mlissa che il suo motorino era stato rubato dai nomadi e che questi ultimi l’avrebbero restituito il 25.05.2009, “solo dopo aver concordato con il difensore dei Bevilacqua la versione da fornire ai fini della ritrattazione”. Peccato però che tutto ciò non è mai avvenuto.
Infine l’accusa di violenza sessuale. “All’udienza del 5 dicembre 2016 – si legge sempre nella stessa sentenza – sono stati poi acquisiti i verbali di denuncia di BennourFatima nei confronti di Hanoun Majid del 23/07/2011 per violenza sessuale e diEssamoudi Nourredine (marito di Bennour Fatima) del 19/08/2011 contro l’HANOUN per la mancata consegna della raccomandata più volte citata e per lesioni personali. Alla stessa udienza è stato poi acquisito il dispositivo di sentenza n.1662/2016 del Tribunale collegiale di Reggio Calabria con il quale Mlissa Abderrahim e Essamoudi Nourredine erano condannati per il delitto di cui all’art. 610 c.p. (a fronte di un’originaria imputazione per rapina) nei confronti di HANOUN Abdelmjid, a cui erano tenuti anche a corrispondere la somma di euro 5.000 a titolo di risarcimento del danno”.
Se tutte queste vicende fossero rappresentate in una pellicola non mancherebbero di certo i colpi di scena degni delle migliori rassegne cinematografiche mondiali. Infatti, tutti questi presunti fatti non si sono mai verificati.
Primo colpo di scena, la parte offesa del procedimento non si presenta alle udienze. Diverse volte dev’essere accompagnato dalle forze dell’ordine in tribunale. Per di più, alle domande dei giudici e degli avvocati risponde con reticenza, talvolta in maniera contradditoria, talvolta ha taciuto alla richiesta di maggiori delucidazioni mentre altre volte ha aggiunto dettagli inventati. “Sul punto il collegio ritiene – si legge al punto 2.1 della sentenza 955/2020, RGNR 4773/2009 – non credibile il Mlissa ed inattendibili le dichiarazioni rese dal teste, ciò sulla scorta di plurime ragioni. Innanzitutto va evidenziato che lo stesso è stato escusso in dibattimento solo a seguito di plurime ammende ed accompagnamenti coattivi, senza che il Mlissa abbia mai giustificato, anche a posteriori, la propria assenza”. Poi, aggiunge il collegio giudicante, a domande riguardanti i suoi connazionali ha risposto minimizzando il loro coinvolgimento con espressioni come “ormai abbiamo fatto pace” oppure “ora siamo tutti fratelli” in riferimento al fatto che le accuse reciproche erano state ritirate.
“Deve evidenziarsi – si legge nella stessa sentenza – che il Mlissa nella descrizione dei fatti è stato in alcuni casi estremamente particolareggiato e puntuale, mentre in altri casi è stato vago, contraddittorio, come, ad esempio, con riferimento ai dettagli del contributo dell’HANOUN e dell’altro oltre che in merito al secondo furto del motociclo subito”.
Dopo più di dieci anni, vari rinvii di udienze e cambi di collegi giudicanti, 14 giorni di reclusione e 14 giorni di domiciliari il sindacalista Majid è assolto con formula piena perché il fatto non sussiste.
Ovviamente ciò ha causato danni all’immagine, alla reputazione della persona, danni economici per non aver potuto lavorare e, infine ma non meno importante, il sindacalista Majid ha perso 28 giorni della propria vita.
Restano, tuttavia, una serie di domande senza risposta: perché accusare qualcuno e coinvolgerlo in un procedimento penale per tanti anni sapendo della falsità di queste accuse? Si voleva, forse, bloccare l’azione sindacale a favore dei più indifesi? Vi sono mani invisibili dietro questa vicenda?
Caro ministro, le scriviamo come soccorritori di questa regione in quanto titolare del nostro dicastero, avremmo tante cose da dirle magari seduti al tavolo del Viminale dove confrontarci sulle attività di soccorso in questo paese;- dei soccorsi ancora oggi mantenuti in un ministero di polizia che si occupa di repressione e marginalmente dell’incolumità dei cittadini “”bianchi o neri che siano””
Per poi lasciarci piangere su tutte le bare che per mancanza di umanità, per mancanza di una regia nazionale sui soccorsi che non siamo riusciti a mettere in atto, – salvare ministro; questo è il nostro compito salvare la gente e non raccogliere cadaveri per SUA responsabilità e quella del SUO governo.
Quel governo di destra con la lega dentro ( non che quello di sinistra sia meglio tanto per capirci ) che prima lo ha sostenuto nei vari incarichi, successivamente altri incarichi nei gabinetti dei ministri compreso la quello a trazione leghista, fino alla sua nomina a ministro; tutto in intesa con la lega di salvini, maggiore responsabile del disastro di steccato di Cutro.
Le diciamo questo per come ha ribadito lei. Essere un uomo delle istituzioni, noi pensiamo, viste le sue esternazioni che sia un uomo di partito!” quindi segue gli ordini di partito a trazione inumana – quel governo che ha vietato gli aiuti umanitari in mare alle organizzazioni non governative in cui la ragione dell’azione è di tipo ideale, una missione, una vocazione, di valore sociale. ( sociale, collettivo, pubblico complessivo nessuna distinzione di COLORI) .
Quel governo che oggi non contento di NON aver salvato fratelli, gente, uomini in carne ed ossa, in difficoltà come obbligo morale di tutti noi italiani, ad esclusione del suo governo, invia una motovedetta della GdF da Taranto… una da Vibo valentia, oggi gestiti dall’altro uomo della lega al ministero dell’economia, senza avere cognizione logica di cosa stesse combinando!
Partire da Taranto per arrivare nel golfo della tragedia non so se lei ha contezza della distanza? ed in questo caso delle difficoltà in acque agiate a navigare? Peggio ancora attivare altre motobarche dall’area di Vibo valentia, dove per arrivare devono effettuare il giro di tutta la Calabria dal versante ovest a quello ad est .
Sa cosa pensiamo noi ?? che avendo ricevuto l’allertamento il sabato sera, ( meglio se diciamo sabato mattina ) aver derubricato l’intervento come intervento di pubblica sicurezza perché qualcuno stava attentando con una “bacinella “ di avvicinarsi alle nostre coste, (perché ripetiamo siete un ministero che si occupa di repressione), avete volutamente lasciare morire le persone.
Perché oggi far attivare i soccorsi in mare o a terra bisogna prima avere il nulla osta di salvini, meloni, giorgetti e sue caro ministro, poi se è necessario attiviamo la macchina dei soccorsi a babbo morto!
È soprattutto caro ministro, oltre alle vostre responsabilità non ci prendete in giro con le vostre bugie da infantili deficienti, che siete stati avvisati in ritardo solo la domenica, quando poi dichiarate voi stessi che avete attivato immediatamente la GdF?? Sono finiti i tempi dell’orologio a cucù se non lo avete capito oggi tutto è tracciabile sia per noi cittadini che, per chi nel corpo nazionale dei vigili del fuoco opera da anni.
Ma soprattutto quando cè un attivazione di soccorso NON si chiama l’amico pescatore chiedendo di andare a vedere sulla spiaggia se ci sono morti !!!!! questa è CRUDELTA’ suprema !
Perché; se le nuove regole in materia di soccorso come VVF preposti agli interventi tecnici di soccorso pubblico o in caso di eventi di protezione civile, dove il Corpo nazionale opera quale componente fondamentale del Servizio nazionale della protezione civile e assicura, nell’ambito delle proprie competenze tecniche, la direzione degli interventi tecnici di primo soccorso nel rispetto della vigente legislazione ( questo per sua conoscenza ) chiameremo i vicini di casa del cratere dell’intervento per sapere se effettivamente ce un pericolo, e poi intervenire!!
Oppure sempre su SUE indicazioni viste che le regole di allertamento le avete modificato canalizzate in decreti interministeriali – tutto tra voi – invece di inviare la squadra di soccorso del comando VVF più vicina invieremo i VVF del comando dell’altra sponda della regione.
E soprattutto le vorremmo ricordare, sempre caro ministro, che La convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 – ratificata dall’Italia con legge del 1994 n. 689, disciplina, il diritto di passaggio inoffensivo attraverso il mare territoriale e il diritto di passaggio in transito per la navigazione internazionale, – NON ce scritto da nessuna parte che bisogna attivare gli organi di polizia per il respingimento!! O peggio lasciare morire la gente in mare girandosi dall’altra parte, per poi venire in Calabria con tutto il suo establishment per parlare di aria fritta, come ha fatto lei ed il SUO governo!
Inoltre, sottolineiamo che ogni Stato costiero promuova la costituzione e il funzionamento permanente di un servizio adeguato ed efficace di ricerca e soccorso per tutelare la sicurezza marittima e aerea e, quando le circostanze lo richiedono; collabora a questo fine con gli Stati adiacenti tramite accordi regionali, VOI siete stati solo capaci di creare un cimitero per povera gente. ( che ancora non ce)
Poi le torniamo a ripetere: Spetta sempre alle competenti autorità nazionali classificare un evento ai fini dell’attivazione di un’operazione di ricerca e salvataggio quindi quando penserà di mettere mano a procedure che vanno incontro al salvataggio, di vite umane ce lo dica che siamo pronti.
Visto che, viviamo in un paese costiero con oltre 8000 km di coste – ed il nostro territoriale si estende su una superficie pari a 301,340 Kmq, e che l’ estensione marittima delle acque giurisdizionali sono pari a 120.868 Kmq, sarebbe più che opportuno OBBLIGATORIO avere sotto la presidenza del consiglio dei ministri una struttura centrale preposta ad emanare immediatamente gli stati di calamità e soccorso, ovunque loro pervengano, proposta che ribadiamo le abbiamo già evidenziato, ma che non trova ambiti di discussione .
Su come implementare l’incolumità delle persone e della navigazione e rafforzare gli strumenti di salvaguardia della vita umana in mare (safety) e giammai (security) come in questo caso per consentire la un adeguamento servizio di ricerca, soccorso e salvataggio in mare; ( salvataggio )
Caro ministro, avremmo voluto scrivere altre diecimila cose su quanto accaduto, anche sulle ultime uscite sempre nella direzione della repressione e non dell’accoglienza di povera gente di oggi del SUO governo, ma ci auguriamo – se non si trincererà dietro un cordone di sentinelle, di venirla a contestare al prossimo consiglio dei ministri, un augurio che ci facciamo come Calabresi e come vigili del fuoco, per ora ci lasci consumare altre lacrime di pietà.
Nel corso di un incontro tenutosi ieri tra la Commissione prefettizia alla guida del Comune di Rosarno e le organizzazioni sindacali è stato comunicato che si procederà all’aumento delle ore lavorative per gli ex Lsu–Lpu, nel pieno rispetto dell’Accordo Quadro del 14 marzo 2022, sottoscritto tra Regione Calabria e parti sociali.
È questa una vittoria della nostra organizzazione sindacale e dei lavoratori che, in maniera determinata, si sono opposti all’iniziale decisione della Commissione Straordinaria di non procedere all’aumento dell’orario lavorativo, bensì di utilizzare i fondi in sostituzione delle somme di competenza comunale utilizzate per precedenti incrementi orari. Dopo le nostre proteste e soprattutto dopo la giornata di sciopero del 9 settembre scorso che ha visto una adesione totale del personale ex Lsu-Lpu, i commissari hanno interrogato sul punto la Corte dei Conti che ha risposto confermando in pieno la validità delle nostre motivazioni.
Questa è una risposta che vale non solo per Rosarno, ma anche per quelle amministrazioni che su questa problematica continuano a nicchiare, provando a fare cassa sulle spalle dei lavoratori. Siamo consapevoli che tanti ancora sono i passi da fare per restituire pienamente diritti e dignità ai lavoratori ex Lsu-Lpu, a partire dal riconoscimento dei contributi previdenziali, ma salutiamo con piacere questo risultato che dimostra ancora una volta che quando i lavoratori si muovono in maniera unitaria e compatta riescono a portare a casa risultati positivi.
A Reggio Calabria si terrà il presidio in solidarietà con i sindacalisti arrestati a Piacenza
All’alba di martedì, su mandato della procura di Piacenza, la polizia ha messo agli arresti domiciliari e disposto altre misure cautelari per otto dirigenti nazionali e locali della USB e del SI Cobas, operanti da anni nel settore della logistica. A questi si aggiungono decine di lavoratori e attivisti messi sotto accusa. Con ben 350 pagine di ordinanza si costruisce un vero e proprio “teorema giudiziario” sulla scorta di un elenco interminabile di “fatti criminosi” quali picchetti, scioperi, occupazioni dei magazzini, assemblee ecc. Le accuse sono di associazione a delinquere per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio. Per la procura di Piacenza le lotte condotte nei magazzini della logistica dal 2014 al 2021: sarebbero state attuate per motivazioni pretestuose e con intenti “estorsivi”, al fine di ottenere per i lavoratori condizioni di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale.
Questo teorema giudiziario è un evidente tentativo, questo sì criminale, di cercare di impedire che nei magazzini della logistica, nei luoghi della produzione e della commercializzazione delle merci cresca e si rafforzi il sindacato di classe, conflittuale, che non cede di un millimetro sui diritti dei lavoratori. Si vuole negare la legittimità del sindacalismo conflittuale e delle sue pratiche e si vuole dare una ulteriore spinta repressiva contro il diritto di sciopero in un settore strategico per le multinazionali e per il capitale. Grazie ad anni di dure lotte contro lo sfruttamento delle multinazionali, contro il sistema infame degli appalti e delle finte cooperative più o meno infiltrate dalla mafia, migliaia di lavoratori a Piacenza e in gran parte del centro-nord hanno conquistato salari dignitosi e messo fine ai ricatti imposti dai padroni, pagando un prezzo durissimo in termini repressivi e di sangue, come dimostrato dagli omicidi di Abd El Salaam nel 2016 fuori ai cancelli GLS di Piacenza e di Adil Belakhdim lo scorso anno all’esterno del magazzino Lidl di Biandrate.
Ci troviamo così di fronte a un attacco politico su larga scala teso a mettere fuori legge gli scioperi e la contrattazione nelle aziende, quindi ad eliminare definitivamente il sindacato di classe e conflittuale dai luoghi di lavoro. L’avanzare della crisi capitalistica, e il malessere sociale sempre più montante a seguito dell’economia di guerra e del carovita, producono un’offensiva sempre più stringente contro i lavoratori, e in particolare contro le avanguardie di lotta sindacali e sociali.
Contro questa ennesima provocazione poliziesca è necessario rispondere in maniera unitaria e compatta, al di là di ogni steccato di categoria o di appartenenza di sigla. Per questo giovedì 21 luglio dalle ore 18 saremo in piazza anche a Reggio Calabria davanti la Prefettura, a cui invitiamo a partecipare tutti i movimenti sociali e politici del territorio. Le lotte operaie, contro sfruttamento e caporalato, non si processano!