“La nostra azienda produce e commercializza da oltre venti anni i sistemi di rilevamento della velocità, che hanno sempre goduto dei necessari provvedimenti ministeriali normativamente previsti“, così, in una nota il presidente del Cda di Kria Srl, la società produttrice del modello di autovelox disattivati e posti sotto sequestro lunedì scorso in varie regioni italiane, disposto nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Polizia stradale e coordinata dalla Procura di Cosenza.
“Il provvedimento di sequestro preventivo (già impugnato dai legali di nostra fiducia) disposto dal Gip di Cosenza, nel contesto normativo e giuridico attuale – prosegue la nota – si fonda su presupposti che non riteniamo siano condivisibili, anche perché già oggetto di provvedimento analogo lo scorso anno (luglio 2023) allorché è stata disposta la medesima misura nell’ambito del medesimo procedimento penale, che è stata, poi, quasi immediatamente, cassata (dissequestro) dal Tribunale di Cosenza, in sede di riesame. La querelle ruota, nuovamente, sulla annosa problematica ‘approvazione/omologazione’ ministeriale dei dispostivi, che ha ripreso vigore (anche per la Procura) all’esito della ordinanza della Corte di Cassazione dello scorso mese di aprile. Premesso che il disposto della Corte di Cassazione non è certo ‘elemento di novità’ (sotto il profilo prettamente giuridico) rispetto alla pronuncia (positiva) della quale lo scorso anno hanno goduto i nostri dispositivi con il provvedimento del Tribunale di Cosenza, certo è che il merito della vicenda appare da un lato fuorviante (non vi è dubbio che, in ragione della normativa vigente e dei provvedimenti e delle circolari e ministeriali, sia legittima la ‘approvazione’ dei dispostivi in luogo della ‘omologazione’) ma, dall’altro anche grottesca, in ragione del fatto che, per come noto a tutti, non vi è alcun dispositivo (che accerta la velocità) su tutto il territorio italiano (inclusi quelli utilizzati dalle forze dell’ordine e dalla polizia stradale) che goda di omologazione”.
“Però – sostiene la società – con ‘causale’ e ‘sfortunata’ ricorrenza, a distanza di un anno esatto, sono stati nuovamente sequestrati solo dispositivi prodotti dalla nostra azienda e tutti gli altri (pur ritrovandosi nelle medese condizioni fattuali e giuridiche) no! Siamo fiduciosi sull’operato della magistratura e sull’esito del riesame, ma resta il forte rammarico e l’amarezza per quanto accaduto (anzi, ‘riaccaduto’), anche in ragione di una evidente disparità di trattamento rispetto ai dispostivi prodotti dai nostri competitor”.
“Siamo, però, certi – conclude la Kria – che tali vicende non possono e non riusciranno ad offuscare e pregiudicare il buon nome e l’immagine che la nostra azienda (leader da anni nel settore) si è conquistata nel mercato, sia nazionale che estero, grazie ad una storia che parla di eccellenza tecnologica italiana e a dispositivi che hanno guadagnato le prime pagine delle più prestigiose riviste di settore sin dal 2008, e che sono installati dai nostri distributori in cinque continenti”.