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Inchiesta “Erebo Lacinio”: assolti tutti imputati dall’accusa di traffico illecito di rifiuti

Nel procedimento era coinvolta anche l'ex vicepresidente della Regione, Stasi. Assolti dal gup di Catanzaro perchè "il fatto non sussiste"

di Sebastiano Plutino

Sono stati tutti assolti, perché “il fatto non sussiste”, i sette imputati coinvolti nell’inchiesta denominata “Erebo Lacinio”, condotta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, su una presunta associazione per delinquere accusata di avere gestito un traffico illecito di rifiuti.

Agli imputati venivano contestati anche il reato di truffa aggravata ed una serie di illeciti amministrativi.

La sentenza é stata emessa, a conclusione del processo con rito abbreviato, dal gup di Catanzaro, Sara Merlini.

Tra gli imputati figurava, nella qualità di amministratore dell’azienda “Le verdi praterie”, l’ex vicepresidente della Regione, Antonella Stasi; il fratello di quest’ultima, Roberto (52), nella qualità di consulente; Massimo Francesco Carvelli, di 60 anni, dipendente amministrativo; Anna Crugliano (50), rappresentante legale, ed i dipendenti Salvatore Esposito (54), Antonio Muto (61), Raffaele Rizzo (53) e Salvatore Succurro (45).

Il coinvolgimento nell’inchiesta della “Le verdi praterie” scaturiva dal fatto che la società, specializzata nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ha gestito un impianto alimentato con biomasse di origine vegetale e animale “in modo non conforme – secondo l’accusa – alla normativa”, provocando anche sversamenti illeciti.
“Sono state necessarie ha commentato l’avvocato Francesco Verri, difensore di Antonella Stasi – quattro consulenze risultate decisive e due giudizi cautelari favorevoli, davanti al Tribunale della libertà e in Cassazione”.

Il gup ha anche disposto la revoca del sequestro dei beni mobili e immobili che era stato deciso a suo tempo a carico della società “Le verdi praterie”.

L’ex Vicepresidente Stasi: “Assoluzione dopo avere subito una grande ingiustizia”

“Abbiamo sofferto molto in questi tre anni. Dopo la morte di mio marito, il 2 marzo, giorno del suo compleanno, hanno sequestrato la nostra azienda agricola per traffico di rifiuti.  Increduli, abbiamo impiegato qualche giorno per capire cosa stava succedendo. L’azienda, sottratta alla mia custodia e consegnata agli amministratori giudiziari, oggi è distrutta, l’impianto biogas chiuso ed il caseificio fermo“. Lo afferma Antonella Stasi Marrelli, ex vicepresidente della Regione Calabria e presidente del Gruppo Marrelli, a cui fa capo la società “Verdi Praterie”, a commento della sentenza con cui il gup di Catanzaro l’ha assolta a conclusione del processo su un presunto traffico illecito di rifiuti.

“Gran parte della stampaaggiunge Antonella Stasi ha provato a distruggere in poche ore l’immagine di un gruppo di 420 collaboratori e 40 anni di storia. Abbiamo dovuto licenziare diversi operai ed altri li abbiamo trattenuti, nell’attesa e nella speranza che presto finisse. Abbiamo accumulato debiti e ritardi con i fornitori. Ma grazie alla forza del Gruppo e delle altre aziende siamo riusciti a resistere. Oggi è il momento in cui possiamo tirare un sospiro di sollievo: il fatto non sussiste, ha stabilito il gup. Siamo pronti a rimboccarci le maniche, come mio marito ha sempre fatto, ed insieme ai collaboratori del gruppo a fare ripartire i motori di questo pezzo di economia del nostro territorio. Ma lasciatemi dire che abbiamo subito una grande ingiustizia che ha avuto un peso ed influito nello sviluppo dell’azienda. La notizia di oggi è un’iniezione di fiducia per me, i miei figli, i miei collaboratori ed i tanti imprenditori calabresi che hanno vissuto la mia triste e devastante esperienza”.

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