“Forza Italia è orgogliosa per la elezione del governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, a presidente della Commissione Intermediterranea. Auguri da parte mia e del gruppo parlamentare dei deputati azzurri. Sono certo che la competenza e la sensibilità di Roberto Occhiuto daranno la spinta giusta al rilancio dell’area mediterranea, strategica per la ripresa socio economica dell’intero Paese. Le regioni che si affacciano nella sponda Sud del Mediterraneo sono ricche di risorse con potenzialità che possono ulteriormente essere sviluppate e possono liberare interventi d’eccezione. Il governatore Occhiuto ha sempre dimostrato grande sensibilità a riguardo e otterrà grandi risultati anche in questa nuova funzione”. Lo dichiara il presidente dei deputati di Forza Italia, Paolo Barelli.
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“Esprimo le più vive congratulazioni all’’on. Roberto Occhiuto, nuovo Presidente della ‘Commissione Intermediterranea’, i cui lavori si sono svolti a Villa San Giovanni”. Ad avviso del presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso: “L’aver scelto il presidente Occhiuto alla guida di un organismo internazionale che rappresenta gli interessi condivisi delle Regioni del Mediterraneo, è motivo di prestigio per la Calabria. E, al contempo, dà garanzia per l’azione di potenziamento della cooperazione euro-mediterranea, in specie sulle problematiche delle politiche regionali, marittime, pesca, ambiente, agricoltura, ricerca e innovazione, immigrazione e turismo”.
Associazioni per la tutela del diritto all’alloggio si uniscono per scrivere una lettera aperta in sostegno delle donne vittime di violenza
Una donna maltrattata “costretta”, per mancanza di alternative, a vivere con i figli minori in un appartamento sottostante a quello dell’ex marito violento che la vittima aveva regolarmente denunciato. Una situazione di grave rischio che aveva portato i servizi a valutare l’allontanamento dei minori per assicurare loro adeguata protezione. Di questi giorni la situazione di cinque minori vittime di violenza assistita che si trovano a vivere con la madre in una sola stanza senza trovare, nemmeno dopo una estenuante ricerca, disponibilità di qualche privato a dare in affitto una abitazione. Un piccolo spaccato del nostro territorio di una condizione in cui versano in Italia ben 6 milioni 700mila donne e bambini vittime di violenza tra le mura di casa, e se si confronta questo numero con la percentuale del (solo) 7%, che rappresenta la cifra di questi crimini che viene processata, si può facilmente comprendere come quello abitativo sia un problema molto sentito dalle donne vittime di maltrattamenti. Il primo febbraio del 2018 è stata pubblicata la legge n. 4, che statuisce che chi viene condannato per una serie di reati che rientrano nel più ampio genere di violenza familiare (quali incesto, maltrattamenti, omicidio, anche preterintenzionale, lesioni, sequestro di persona e violenza sessuale) decade dalla relativa assegnazione dell’alloggio di residenza pubblica. In tal caso, le altre persone conviventi non perdono il diritto di abitazione e subentrano nella titolarità del contratto. Ma altrettanto poco conosciuta e ancor meno applicata dai Comuni calabresi è la legge della regione Calabria n.20 del 2007.
L’art. 7 della suddetta legge che statuisce in tema di “assistenza alloggiativa garantita”, così testualmente recita: “I Comuni, al fine di garantire adeguata assistenza alloggiativa alle donne, unitamente ai loro figli minori, che vengono a trovarsi nella necessità, adeguatamente documentata dagli operatori dei Centri antiviolenza e/o dagli operatori comunali, di abbandonare il proprio ambiente familiare e abitativo, inquanto vittime di violenze e abusi sessuali fisici o psicologici e che si trovano nell’impossibilità di rientrare nell’abitazione originaria, si avvalgono della riserva degli alloggi di cui all’articolo 31 della legge regionale 25 novembre 1996, n. 32″.Purtroppo, però, nonostante una precisa disposizione di legge, i Comuni calabresi, in palese violazione della stessa, continuano ad ignorare il dettato normativo anche a fronte di segnalazioni di urgenza spesso segnalate dalle forze. È superfluo ribadire la gravità delle violazioni di quelle previsioni normative finalizzate a tutelare la posizione della vittima di reati endofamiliari, nonché a scongiurare irreparabili tragedie familiari.
Peraltro, le conseguenze di questi mancati interventi hanno ricadute importanti non solo per le vittime di violenza, ma anche sotto il profilo del sistema di protezione e di accoglienza delle donne con il paradosso che le case rifugio e le case accoglienza che ospitano nell’emergenza le donne maltrattate, non potendo in molti casi dimetterle per mancanza di soluzioni abitative, registrano spesso una situazione di esaurimento dei posti e l’impossibilità di potere procedere a nuove accoglienze. Inoltre si registra a carico della regione uno spreco di risorse economiche rilevantissimo. Serve quindi una assunzione di responsabilità immediata da parte dei Sindaci che sono chiamati a provvedere anche attraverso l’utilizzo dei beni confiscati, che, si ricorda, sono a pieno titolo parte del patrimonio di edilizia residenziale del Comune e della regione che a oltre sedici anni dalla legge 20 sul contrasto alla violenza di genere non ha provveduto ad aggiornarla e soprattutto a finanziarla .
I soggetti promotori di questa lettera di denuncia chiedono:
- Ai Comuni calabresi tramite anche l’Anci, il rispetto delle vigenti disposizioni di legge assegnando in via d’urgenza, a seguito di provvedimento giudiziario e/o di pubblica sicurezza, alloggi disponibili del patrimonio edilizio, compresi i beni confiscati e sequestrati a nuclei familiari composti da donne che abbiano subito violenza.
- Al Consiglio regionale della Calabria di adottare delle norme legislative che rafforzino questo diritto dando seguito alle proposte di legge presentate sul tema per garantire alle donne vittime di violenza dei percorsi di autonomia abitativa, lavorativa e sociale.
- Alla Agenzia dei beni Confiscati di attivare un tavolo tecnico per affrontare questa criticità
Si chiede, inoltre, che i consigli degli ordini degli avvocati della regione, nonché le diverse associazioni che si occupano della difesa dei diritti civili, di valutare la possibilità di attivare servizi di assistenza legale per tutte quelle donne vittime di violenza che chiedono il riconoscimento dei diritti previsti dalle norme vigenti.
Le prime trenta organizzazioni firmatarie
Centro Comunitario Agape, Piccola Opera Papa Giovanni, Comunità Progetto Sud, Consorzio Goel, Fondazione Roberta Lanzino, Forum regionale delle associazioni familiari, Libera Calabria, segreterie regionali Cisl e Cgil, Cereso, Comunità Competente, Legambiente,Centro Fabiana Mondi Diversi, Arci Calabria, Meic, Camera Minorile Reggio Calabria, Associazione regionale mediatori familiari, consorzio Macramè, ACE Medicina Sociale, UDI Reggio Calabria, associazione Nuova Solidarietà, Reggio nontace, Coop Soleinsieme, Il Samaritano Polistena, CSI Reggio Calabria, Gruppo Marianella Garcia, coop Rose Blu Villa S. Giovanni, Centro Don Milani Gioiosa Ionica, Associazione San Pancrazio Cosenza, CIF casa Madonna di Lourdes
Associazioni antiracket Reggio Calabria, Versace e Brunetti: “Messaggio di speranza che infonde fiducia
“Un clima positivo, un messaggio di speranza che infonde fiducia e coraggio. L’Assemblea nazionale delle Associazioni aderenti alla Fai, Federazione nazionale delle Associazioni antiracket e antiusura italiane, che decide di riunirsi simbolicamente a Reggio Calabria, alla presenza di autorevoli espressioni dello Stato, è un segnale di attenzione nei confronti del nostro territorio. In particolare dei tanti imprenditori che lavorano ogni giorno onestamente andando a costituire l’ossatura di un tessuto produttivo sano, che vuole liberarsi dai tentacoli della ‘ndrangheta che per lungo tempo hanno asfissiato economicamente e socialmente la nostra comunità”. Si esprimono così i sindaci facenti funzioni della Città Metropolitana, Carmelo Versace, e del Comune di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, a margine dell’odierna iniziativa promossa dalla Fai presso la sede dell’impresa Tecnoappalti, nel quartiere di Gallina a Reggio Calabria. La società, operante nel campo delle costruzioni, nei mesi scorsi è stata vittima di un vile attentato intimidatorio, del quale solo oggi lo stesso titolare, Herbert Catalano, insieme agli altri imprenditori aderenti all’Associazione Antiracket di Reggio Calabria, ha dato pubblicamente notizia.
“La nostra solidarietà e la nostra vicinanza – affermano ancora Versace e Brunetti – va alla comunità di Tecnoappalti e tutte le imprese che sul nostro territorio hanno deciso di schierarsi in maniera aperta e convinta dalla parte della legalità, denunciando i tentativi estorsivi e rischiando la propria attività pur di stare dalla parte giusta. Una vicinanza che va espressa nei confronti dei titolari di queste imprese, ma anche dei loro collaboratori, che subito dopo la denuncia si ritrovano a dover fronteggiare, a volte senza meccanismi di protezione e premialità del tutto efficaci, condizioni di difficoltà dovute al venir meno di clienti e fornitori. E’ importante che su questi aspetti siano le istituzioni a metterci la faccia, con la presenza certamente, che senza dubbio va considerata come un fatto positivo, ma anche attraverso strumenti normativi che diano sostegno e vicinanza a chi decide di denunciare. In questo senso l’attività pubblica promossa dalla Fai e l’attenzione della Commissione parlamentare antimafia possono costituire un segnale certamente positivo, in grado di dare sostegno e vicinanza alle tantissime imprese oneste del nostro territorio”.
Calabria: Maria Elena Senese esprime il suo dolore per la morte di un operaio
Ancora un incidente sul lavoro. Ancora una vittima in Calabria. Esprimendo la massima vicinanza alla famiglia dell’operaio deceduto, nel chiedere che forze dell’ordine e magistratura accertino ogni eventuale responsabilità, non possiamo esimerci dal segnalare la necessità del massimo rispetto delle norme di sicurezza che informano il corretto svolgimento dell’attività professionale. Continuiamo a ripeterlo, e vorremmo non doverlo fare più, per fermare questa emorragia è necessario il massimo impegno della politica, delle parti sociali ed imprenditoriali. La politica, però, è poco attenta alle questioni del lavoro e della sicurezza: ci sono 1.200 morti ogni anno, in Calabria in questi ultimi mesi il numero si è amplificato drammaticamente, e noi chiediamo che ci si ponga l’obiettivo di zero morti sul lavoro. Obiettivo che, in splendida solitudine, abbiamo lanciato con la nostra campagna avviata in piena emergenza da pandemia Covid.
Questo è il nostro impegno: continuiamo a rivendicare misure utili per cancellare questa tragedia. Tutto ciò nella convinzione che il tema della sicurezza sul lavoro deve innanzitutto diventare culturale. È necessario aumentare le ispezioni, intervenire sulla sicurezza – anche parlandone nelle scuole – e sulla precarietà. Va fatta – come sostenuto dal Segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri – una operazione verità: quando si violano in modo doloso le norme sulla sicurezza, non possiamo parlare di incidente sul lavoro, ma dobbiamo avere il coraggio di chiamarlo omicidio. Siamo convinti che si debba creare una Procura speciale, chiamata ad occuparsi di sicurezza sul lavoro. Proponiamo, infine, anche l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro e una revisione della riforma Cartabia, che accelera la strada per la prescrizione nei processi per incidenti sul lavoro e l’applicazione di una attenzione particolare alla precarietà e all’alternanza scuola-lavoro.
Siamo da poco entrati nell’Estate 2023 e già la stessa si preannuncia entusiasmante, anche grazie ad un nuovo ed incredibile connubio: il Tartufo di Pizzo con l’amaro Rupes. Il tartufo di Pizzo è un gelato con all’interno un cuore di cioccolato fondente fuso, ricoperto da cacao amaro. Si tratta di un prodotto tipico della pasticceria calabrese, ed è il primo gelato europeo IGP. Nonostante il nome, nella sua ricetta non è presente il tubero “tartufo”, ma ciò è dato esclusivamente dalla sua forma. Infatti, questo gelato nasce nel 1952 a Pizzo Calabro (VV) in un laboratorio di una delle più rinomate gelaterie locali. Si narra che durante i preparativi per un matrimonio, il gelatiere della pasticceria, avendo finito gli stampi per confezionare il gelato sfuso destinato al banchetto nuziale, prese una porzione di gelato alla nocciola e la sovrappose all’interno del palmo della mano unendola ad uno strato di gelato al cioccolato inserendo all’interno dei due strati il cioccolato fuso e confezionandolo in un foglio di carta. Si accorse che la forma di questo primo gelato aveva la forma del pregiato tubero: da lì, appunto gli diede il nome di Tartufo di Pizzo, che oggi è simbolo di “calabresità”.
Il Tartufo Nero all’Amaro Rupes, nasce invece dall’incontro tra una piccola gelateria artigianale di Pizzo, che ha fatto di questa passione un lavoro, e l’attaccamento viscerale di Amaro Rupes con il territorio. Ci racconta Luca Errigo, patron insieme al fratello Francesco, del prestigioso amaro: “Rupes ha deciso di avvalersi della variante più famosa del tartufo di Pizzo: cioccolato fondente e una copertura di cacao amaro, mentre il cuore del gelato è un’alchimia tra il cioccolato fondente fuso e l’Amaro Rupes”. Questa estate, dunque, tutti alla ricerca del Tartufo Nero all’Amaro Rupes. Sarà la delizia della stagione 2023!
Rapani contro Il Getty Museum di Malibù: “Restituire l’elmo calcidico del IV secolo a.C.”
“Rivendicare l’elmo calcidico del IV secolo a.C. per restituirlo alla comunità. È questo lo spirito che mi ha spinto a presentare un’interrogazione a risposta orale al ministero della Cultura”. Lo afferma il senatore di Fratelli d’Italia, componente della commissione Giustizia, Ernesto Rapani. Nell’interpellanza il parlamentare ricorda che “la cronaca degli ultimi anni ha portato alla luce una storia ignota al pubblico e riguardante uno splendido reperto in bronzo custodito al Getty Museum di Malibù, in California, al centro di numerosi casi di opere trafugate in Italia. Si tratta di un elmo in bronzo di tipo calcidico del IV secolo a.C., secondo gli studiosi proveniente dal Sud Italia, verosimilmente da Pietrapaola, in Calabria, ritrovato nel corso di uno scavo clandestino. È caratterizzato da una ricca decorazione che include una protome di grifone come cimiero, fiancheggiato sopra le orecchie da due alette nelle quali un dispositivo a molla è probabile sia servito in origine a trattenere dei pennacchi di piume”.
“L’operazione “Achei”, condotta dal 2017 sul territorio nazionale e in alcuni Paesi esteri dai Carabinieri del Comando Tutela patrimonio culturale, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Crotone – sottolinea ancora Ernesto Rapani – ha portato all’esecuzione di 23 misure cautelari contro i presunti componenti di una holding criminale che gestiva un ingente traffico di beni archeologici, oggetto di scavi clandestini in Calabria e poi esportati illecitamente fuori dall’Italia. Tra le carte dell’inchiesta, è emerso come gli inquirenti abbiano assunto sommarie informazioni da un noto archeologo e docente di topografia antica presso l’Unical, in merito a una testimonianza che lo studioso ha raccolto nel 1996 e che potrebbe verosimilmente riguardare proprio l’elmo esposto al Getty Museum“.
“Con l’interrogazione ho ricostruito la vicenda e dopo aver appreso di una brusca interruzione di rapporti diplomatici con il museo di Malibù a seguito di un’ordinanza di confisca di altre opere, tra cui il cosiddetto Atleta di Fano o Atleta vittorioso, ho chiesto al Ministero se avvalendosi del supporto del Comando carabinieri tutela patrimonio culturale, abbia portato a completamento l’istruttoria necessaria alla richiesta di rivendicazione dell’elmo calcidico del IV secolo a.C e quale sia lo stato di interlocuzione con il Getty Museum di Malibu, al fine di garantire la restituzione all’Italia di questo prezioso reperto e di altri, accertati di proprietà nazionale e impropriamente in possesso del museo statunitense. In altre occasioni – ha concluso il senatore Rapani – la collaborazione tra personale investigativo dell’Arma e delle competenti istituzioni americane e italiane era stata indispensabile per l’individuazione, il recupero e la restituzione di altri reperti esposti nelle sale del Getty Museum“.
Cosenza: Enrico Parisi eletto presidente della Federazione Provinciale Coldiretti
Enrico Parisi è stato eletto dall’Assemblea nuovo presidente della Federazione Provinciale Coldiretti di Cosenza. Il giovane Enrico Parisi, Delegato Regionale dei giovani assurge alla carica di presidente della Coldiretti Bruzia, un incarico di grande prestigio e responsabilità. Enrico vede premiata la sua visione ampia dell’agricoltura e dell’agroalimentare tant’è, che nel 2021 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli ha conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per il suo appassionato contributo alla promozione di pratiche di sostenibilità sociale, ambientale ed economica”. Un riconoscimento che viene dato proprio’ a cittadini distintisi per atti di eroismo e impegno civile. Il suo “cursus honorum”, sia formativo che nella Coldiretti, è di prim’ordine. Giovane imprenditore agricolo, dopo la Laurea in economia aziendale e management alla Bocconi di Milano e l’esperienza in Brasile con la Camera di Commercio di Rio de Janeiro, nel 2016 ha scelto di ritornare in Calabria a lavorare nell’azienda di famiglia che produce olio biologico “D.O.P Bruzio Colline Ioniche Presilane” da tre generazioni. All’interno dell’azienda ha creato “+ che olio coltiviamo cultura.”
Ha inaugurato, in collaborazione con la cooperativa “I figli della luna”, il primo orto sociale di Corigliano- Rossano con il motto “crescere insieme per crescere meglio”, la messa a dimora di ortaggi e la raccolta, è stata utilizzata come strumento di “pedagogia agricola” per persone disabili. Dal 2017 è giovane dirigente della Coldiretti, prima come delegato provinciale di Giovani Impresa Coldiretti Cosenza e poi delegato regionale dei giovani. In questi anni, su mandato di Giovani Impresa Nazionale, ha arricchito le sue conoscenze internazionali partecipando a summit in varie nazioni nel mondo facendo sentire la voce dei giovani agricoltori italiani sempre di più motivati e impegnati nel sociale. Nella sua dichiarazione, dopo l’elezione, ci sono tutte le motivazioni e l’impegno che metterà a servizio dell’agricoltura della provincia di Cosenza.
Parisi ha affermato: “Bellissima emozione condivisa con la squadra che da anni seguo e che vuole migliorare la nostra comunità calabrese. Ringrazio tutta la struttura, sintetizzandola nella figura del Direttore Francesco Cosentini. Coldiretti ha sempre basato la propria missione sulla tutela e valorizzazione delle aziende agricole anche sotto un profilo sociale. Il lavoro svolto nell’ultimo mandato dal Presidente Aceto ha segnato un periodo difficile e importante con importanti risultati che dobbiamo cogliere con tutta la squadra di coldiretti Cosenza per poter fronteggiare queste crisi che stanno colpendo il nostro settore. La flessibilità e la determinazione degli agricoltori saranno il primo motore di un nuovo modello di business, innovazione, consapevolezza del proprio potenziale e vicinanza fra tutti coloro che versano in situazioni difficili. Il gruppo dirigente, avrà sempre le porte aperte per ascoltare, condividere e mettere in campo energie per il cambiamento, perché gli agricoltori non rappresentano il futuro bensì sono il presente”. Fanno parte del direttivo eletto: Vincenzo Abbruzzese (Vice-presidente), Franco Aceto, Ermanno Martino, Antonello Fonsi, Loredana Debrasi, Antonio Genovese, Vincenzo Gallo, Aldo Russo, Massimo Greco, Sandro Scrivano, Fiore Gualtieri, Roberto Lento.
I familiari di Martina Critelli, una giovane morta nei giorni scorsi dopo essere rimasta ferita nel marzo dello scorso anno a Catanzaro, hanno presentato una denuncia alla procura della Repubblica nei confronti del personale dell’ospedale “Pugliese” e della clinica San Vitaliano del capoluogo calabrese, affinché venga fatta luce su eventuali responsabilità nella morte della ragazza.
Dal giorno dell’incidente, assistita dall’avvocato Francesco Gigliotti, la donna aveva cercato di dimostrare che non era lei alla guida del mezzo coinvolto nell’incidente.
Rimasta ferita, nei mesi scorsi sembrava che le sue condizioni fossero migliorate dopo aver superato in terapia intensiva la fase acuta del post incidente, e si stava preparando al trasferimento a Monza dove avrebbe affrontato una complessa e lunga riabilitazione. Il giorno prima della partenza, però, sostengono i familiari, “qualcosa andava storto nell’espletamento di un esame medico che aveva interessato la trachea, tanto da rendere necessario il rinvio della partenza”. Da quel momento, non solo non poteva più parlarsi di riabilitazione, al punto che la struttura di Imola la rimandava indietro “poiché – affermano i congiunti – non si presentava nelle condizioni che l’ospedale Pugliese in un primo tempo aveva descritto, ma rappresentava anche l’inizio di un calvario culminato nella sua prematura scomparsa”.
I familiari hanno quindi dato incarico all’avvocato Francesco Gigliotti, che si occupa anche di queste problematiche, “affinché venga fatta piena luce sull’accaduto ed in particolare affinché si accertino le responsabilità per questa prematura morte”, in merito alla quale i familiari sono sicuri “che qualcosa nell’assistenza sanitaria non abbia funzionato come avrebbe dovuto”.
La Procura ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, ed ha fissato per il 3 luglio prossimo il conferimento dell’incarico ad un medico legale per eseguire l’autopsia sul corpo della giovane. (ANSA).
Promocosenza Divisione Laboratorio, Azienda speciale della Camera di Commercio di Cosenza, organizza un corso di formazione di II livello finalizzato all’ottenimento dell’attestato necessario per l’iscrizione nell’Elenco dei Tecnici ed Esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini.
Destinatari dell’iniziativa sono tutti coloro i quali abbiano già conseguito un attestato d’idoneità fisiologica all’assaggio degli oli di oliva vergini, ai sensi del Decreto M.I.P.A.A.F. 7 Ottobre 2021.
Il corso di formazione sarà articolato in venti sedute di assaggio, svolte in giornate diverse, nelle quali saranno assaggiati almeno 6 diversi campioni di olio.
Le date di svolgimento delle sedute saranno concordate poco prima dell’avvio, con una finestra di lancio fissata al mese di settembre per poi concludersi entro la fine del mese di ottobre. La programmazione è stata operata conformemente a quanto previsto dalle norme vigenti in materia di formazione di assaggiatori di olio vergine d’oliva e il ciclo delle sedute avverrà sotto la guida del Capo Panel del Panel di Promocosenza.
Al termine del ciclo verrà rilasciato l’attestato di frequenza valido a tutti gli effetti per l’iscrizione nell’elenco regionale degli assaggiatori di olio di oliva.
Le domande di iscrizione dovranno pervenire telematicamente entro il 14 luglio 2023, compilando il modulo al seguente link: https://forms.gle/oVEcNny3Zr98GjWE8
Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito della Camera di Commercio https://www.cs.camcom.gov.it/it/content/service/corso-di-formazione-certificazione-ufficiale-n%C2%B0-20-sedute-assaggio oppure telefonare al numero 0984.938784.