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Simona Loizzo é stata eletta nel Direttivo federale della Lega. L’elezione é avvenuta a conclusione del congresso del partito, svoltosi a Firenze.
A darne notizia, con una dichiarazione, é la stessa parlamentare, dicendosi “orgogliosa” per l’elezione.
“Ringrazio tutti i delegati – afferma Simona Loizzo – per la fiducia accordatami. Il Direttivo, composto da 22 persone, sarà al fianco del segretario nazionale Matteo Salvini. Il congresso di Firenze ci rafforza e ci porta in una dimensione politica che sarà fondamentale per ricostruire i rapporti con gli Stati Uniti e creare le condizioni per una nuova Europa”.
“Fare parte di un organismo così importante – dice ancora Loizzo – è un riconoscimento non per me stessa ma per la Calabria, terra nella quale il nostro partito vuole aggregare consensi e ampliare la partecipazione”.
Le congratulazioni del Presidente Mancuso
“All’on. Simona Loizzo – eletta tra i 22 componenti del direttivo federale della Lega al congresso di Firenze – il commissario della Lega-Calabria Filippo Mancuso, assieme ai commissari provinciali del partito, augurano “buon lavoro e in bocca al lupo, per questo nuovo e delicato impegno politico”. Dal canto loro, il capogruppo della Lega a Palazzo Campanella Giuseppe Gelardi e i consiglieri regionali Giuseppe Mattiani, Katya Gentile e Pietro Raso si congratulano con l’on. Loizzo “sicuri che saprà svolgere l’importante incarico nazionale, come sempre, con impegno e dedizione”, scrive in una nota il Presidente del Consiglio Regionale, Filippo Mancuso.
Comune di Reggio: ecco Open Day Carta d’identità elettronica. Tutte le info
Il Settore Risorse Umane ed Anagrafe del Comune di Reggio Calabria organizza l’Open Day Carta d’identità elettronica.
L’iniziativa mira a soddisfare le richieste di carta d’identità elettronica in giornate di apertura straordinaria degli uffici comunali dell’anagrafe secondo il seguente calendario :
OPEN DAY SABATO 3 MAGGIO 2025 dalle ore 8:30 alle 14:30 presso gli uffici di Santa Caterina via Montello 10- tel. 0965 47966 e Centro civico di Ravagnese, via Ravagnese superiore- tel. 0965/3624660.
OPEN DAY SABATO 10 MAGGIO 2025 dalle ore 8:30 alle 14:30 presso gli uffici di Catona/Gallico p.zza
Matteotti – tel. 0965 301817 e Sbarre/Gebbione, via Graziella n.5- tel. 0965/3625009.
OPEN DAY SABATO 17 MAGGIO 2025 dalle ore 8: 30 alle 14:30 presso gli uffici della Sede centrale, Via N. Calipari 2/n- 0965/3622448 e Centro civico di Pellaro – tel. 0965/359175.
Sulla base delle unità di personale disponibili, potranno essere rilasciate un numero massimo di 40 carte d’identità, pertanto, in ogni giornata saranno distribuiti i numeretti per la prenotazione secondo l’ordine di arrivo degli utenti presso gli uffici.
Si ricorda che, comunque, è assicurata la priorità assoluta le donne in stato di gravidanza, persone diversamente abili, anziani ultrasettantenni.
IL COSTO DA SOSTENERE
Il costo della carta d’identità elettronica è di 22,20 euro, da pagare esclusivamente utilizzando la
piattaforma MyPay aderente al circuito nazionale pagoPA (sistema di pagamenti elettronici).
Quando si parla di donne in architettura non si può non mettere a fuoco la figura di Jolanda Milano, matricola n.10 dell’OAPPC di Reggio Calabria e tutt’oggi, alle soglie dei suoi 91 anni, professionista ancora attiva.
A Jolanda Milano si deve l’istituzione ordinistica degli Architetti in Calabria, all’epoca ancora affiliata a quella di Napoli. Assieme al marito, l’architetto Elio Prestipino e un gruppo di giovani colleghi, dopo aver istituito gli Ordini di Catanzaro e Cosenza, tra il 1970 e il 1971 si attivò per dar vita all’istituzione reggina.
Il presidente dell’OAPPC di Reggio Calabria ne ricorda la figura anche il riferimento al centenario dell’Istituzione degli Ordini Professionali e ai quasi cinquant’anni della fondazione dell’ordine Reggino: “L’istituzione ordinistica di Architetti e ingegneri ha da poco compiuto cento anni in cui la professione di architetto si è radicalmente trasformata richiedendo sempre più competenze specialistiche e necessità di alta formazione per far fronte anche all’innovazione tecnologica e al processo di digitalizzazione del mondo delle costruzioni. L’ordine degli architetti PPC di Reggio Calabria tra meno di tre anni compirà 50 anni. In questo importante processo di trasformazione della professione che guarda verso il futuro proiettandosi verso l’ormai in atto rivoluzione innescata dall’intelligenza artificiale non possiamo dimenticare le nostre origini, la storia da cui proveniamo. Ricordando il passato e guardando al futuro non possiamo non citare la collega Jolanda Milano il cui operato in sinergia con Prestipino, Quistelli, Borrelli e Fattinnanzi ha contribuito a tracciare i primi passi del nostro ordine professionale e ad affermare il ruolo dell’architetto in un territorio e in un contesto storico complesso e difficile. Un percorso faticoso anche all’insegna dell’affermazione del ruolo delle donne in architettura, all’epoca le donne Architetto erano pochissime. Oggi la percentuale di donne, nella libera professione supera quelle degli uomini. L’Ordine degli Architetti Reggino registra che il 53% degli iscritti che esercitano la libera professione è donna. Una percentuale importante che rende onore alla categoria di Architetto e raccoglie i frutti dello straordinario impegno sociale e professionale di chi come l’architetto Milano ha dedicato un’intera vita all’architettura”.
La lunga carriera di Jolanda Milano cammina di pari passo con quella del marito. Jolanda ed Elio si conobbero durante il loro percorso di studi presso la Facoltà di Architettura dell’Università “Federico II” di Napoli. Una volta laureati, nel 1960 si trasferirono a Reggio Calabria, città natale di Elio, per avviare il loro studio di progettazione architettonica “Prestipino – Milano”. Il loro modo di concepire la professione come mezzo per creare bellezza ha fatto parte della quotidianità della coppia tracciandone uno stile di vita che, trasmesso alle due figlie, ha accompagnato Sabrina a seguire le orme dei genitori, laureandosi in architettura e affiancandoli fin dagli esordi della sua carriera, e Simona ad affermarsi come Graphic Designer.
Colleghi, fin dagli studi universitari, di Antonio Quistelli, Flora Borrelli e Enrico Fattinnanzi, con questi e tanti altri, Jolanda e Elio portarono avanti le battaglie di affermazione della figura dell’architetto negli anni in cui l’Italia era in pieno fermento innovativo, gli anni del boom economico, della diffusione dell’architettura post-moderna e neo-razionalista.
“Nascere e vivere a Napoli ha sicuramente influenzato la mia grande passione per l’architettura. Poi in tante occasioni, vedendo Roma e Venezia, ho iniziato a osservare la bellezza dei monumenti che mi circondavano” Jolanda Milano spiega che in un territorio difficilissimo, in un’epoca di transizione, la figura femminile dell’architetto faticava a farsi riconoscere “Dopo la laurea ho intrapreso la mia battaglia personale, perché non c’erano ancora molte donne architetto a quel tempo. Volevo far parte di questo mondo per riuscire a realizzare dei progetti e dire qualcosa anch’io”.
Ricorda le lotte affrontate senza mai arrendersi e di come la sua professione, in 61 anni di attività, le ha dato soddisfazioni nel riuscire a realizzare il suo sogno.
Presto si distingue come figura di spicco per la sua attività professionale nel panorama reggino. Il suo modo di fare architettura, vissuta con passione e dedizione, ha generato progetti che spaziano dalla pianificazione territoriale e urbanistica all’edilizia pubblica e privata, fino allo studio del dettaglio e degli elementi di design, il cui stile morbido e fluente è ancora riconoscibile nelle linee armoniche della balaustra della “fossa orchestrale” del teatro Cilea, così come nella riproposizione delle conchiglie in tutti i livelli dei palchetti e gli arredi del teatro, del foyer e della hall di ingresso, ancora oggi visibili nella loro elegante forma messa in risalto dalle luci diffuse attraverso i lampadari in stile.
Tra i più prestigiosi interventi progettuali firmati da Jolanda Milano, non si possono non menzionare il progetto di riqualificazione della Villa Comunale di Reggio Calabria, il restauro e la valorizzazione del Castello Ruffo di Scilla, il progetto di restauro e riqualificazione del Teatro Comunale “F. Cilea”, il progetto del Lido Comunale “Zerbi” e, ancora, la redazione di numerosi Piani Urbanistici. Si contano anche numerosissime progettazioni private come ville, palazzi, alberghi, ristoranti e locali pubblici, tra i quali spiccano l’hotel “Fata Morgana”, il “Limoneto”, il ristorante-pizzeria “Conti”, il “Cenacolo”.
Jolanda Milano ha progettato con cura ogni dettaglio delle sue opere, con schizzi e disegni necessari per la corretta redazione dei disegni esecutivi. “Il lavoro più importante, al quale mi sono dedicata moltissimo è senza dubbio il restauro del Teatro Cilea. Il teatro, trasformato in cinema, si trovava in uno stato che non consentiva di riconoscerne il grande valore architettonico. Erano presenti sovrastrutture che impedivano la lettura della vera essenza di teatro. Per questo una delle principali attività ha riguardato lo studio dei vecchi disegni per risalire alla sua identità”.
La “reggina” Jolanda Milano, insignita alla carriera con premi e onorificenze in diverse occasioni culturali, nel 2024 ha tagliato il traguardo dei Cent’anni dall’istituzione degli Ordini professionali, riaffermandosi artefice e promotrice dell’attivazione ordinistica reggina che ha visto passare intere generazioni di architetti della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
A Villa San Giovanni il salotto culturale “Le donne nell’Architettura”
In un mondo afflitto da persistenti divari, raggiungere l’uguaglianza per tutte le donne e le ragazze rimane una convinzione fondamentale e una sfida duratura.
A sostegno di questo presupposto, durante il salotto culturale “Le donne nell’Architettura”, organizzato dall’arch. Cinzia Basile referente della Task Force “Arte e Cultura” – Sezione FIDAPA-BPW di Villa San Giovanni, in collaborazione con l’OAPPC di Reggio Calabria, si è avviata una riflessione sulle donne che hanno fatto la storia dell’Architettura, evidenziando le sfide ancora esistenti e promuovendo azioni concrete per la parità di genere.
L’iniziativa, patrocinata della Sezione reggina di A.I.D.I.A. – Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti – ha consegnato valore simbolico all’importante lavoro svolto dalle donne architetto e al contributo da queste offerto, in modo sostanziale, allo sviluppo dell’architettura.
L’evento, ospitato presso l’Auditorium “Emanuela Loi” dell’IPALB TUR “Giovanni Trecroci”, le cui attività di regia sono state curate dalle stesse organizzatrici coadiuvate dal tecnico Saverio Verduci, è stato moderato dall’avv. Carmela Infortuna, Segretaria della Sezione FIDAPA-BPW, che ha aperto il dibattito sulla necessità di una narrazione storica, accendendo i riflettori sul rapporto tra donne e architettura in diversi contesti sociali e culturali.
A ricevere in sala le relatrici, e gli ospiti tutti, sono stati gli studenti del corso serale di “Accoglienza Turistica, Sala e Pasticceria” dell’IPALB TUR, diretto dal prof. Pontieri, accompagnati dalla prof.ssa Camilla Alampi.
Nel porgere i saluti l’avv. Michela Catanese, Presidente della Sezione villese FIDAPA-BPW, ha rimarcato “Non si possono certo dimenticare le difficoltà affrontate dal genere femminile in questo ambito professionale, nonostante la naturale propensione delle donne per il senso del bello e dell’estetica in genere… ed è proprio alla forza, alla tenacia di queste donne che hanno combattuto l’arcaismo dei due sessi forte/debole che ci siamo ispirati proponendo questo evento”.
La padrona di casa prof.ssa Enza Loiero, DS dell’istituto, sottolinea “Le donne grazie alla loro resilienza sono capaci di realizzare tantissime cose eleganti anche in circostanze poco favorevoli proprio per la loro propensione alla vita. Siamo in un auditorium intitolato ad Emanuela Loi che ha dato la vita per difendere i valori di giustizia e legalità”.
Nel suo intervento l’ing. Margherita Tripodi, Presidente di AIDIA, specificando il ruolo dell’associazione ha riportato il pensiero di Oriana Fallaci, abbinando alla figura della donna le tre parole: avventura, coraggio e sfida “Tutti concetti che le donne architetto di un tempo, di oggi e di domani, abbracciano pienamente”.
L’arch. Cinzia Basile, nell’esporre un’approfondita ricerca da lei stessa curata e nel dettaglio espletata con la proiezione di un documentario, ha spiegato che “Per molti secoli l’architettura e l’ingegneria sono rimaste strettamente legate al mondo maschile, resistendo all’avanzata delle donne e alla loro progressiva conquista. Dopo qualche tentativo pionieristico nella prima metà del Novecento, oggi le donne architetto sono molte e negli ultimi anni hanno cominciato finalmente a veder riconosciuto il proprio lavoro. Il genere femminile, nella pratica dell’architettura, di cui ad oggi possiamo vantare eccellenti esponenti, non ha certo avuto vita facile, come in tutti i campi professionali tecnici. Esplorando i risultati ottenuti dalle donne architetto, possiamo comprendere meglio il loro impatto sul settore e ispirare le generazioni future a intraprendere una carriera in architettura”.
Con il suo intervento la Basile ha reso protagoniste del salotto alcune tra le maggiori esponenti che hanno segnato la storia dell’architettura, dalle archistar alle architette, urbaniste, designer, docenti e ricercatrici.
Promotrice del cambiamento è Plautilla Bricci, la prima a affermarsi in Italia, nel ‘600 barocco di Bernini e Borromini. La Bricci venne definita “l’architettrice”, in mancanza, prima di allora, di un nome femminile che potesse definire una donna architetto.
Sarà tra la fine dell’800 e tutto il ‘900, con l’avvento delle nuove tecnologie, le avanguardie e le nuove contaminazioni, che la figura della donna “architetto” prenderà forma. Pioniera dell’estetica dell’International Style, l’irlandese Eileen Grey, rimasta folgorata dall’esposizione Universale di Parigi, nel primo dopoguerra decise di specializzarsi in architettura d’interni e design, affiancando colleghi come Le Corbusier. Parliamo di tempi in cui alla donna non è ancora dato ricoprire ruoli tipicamente maschili, basti ricordare che lo stesso Le Corbusier quando bussò alla porta del suo studio la giovane Charlotte Perriand, sorridendo le disse “Qui non ricamiamo cuscini”, ma nonostante tutto nel 1927 con lei avviò una collaborazione per l’arredamento di interni con pezzi moderni. Indicata fra i fondatori del design contemporaneo, le creazioni della Perriand sono tuttora in produzione da Cassina.
Nel 1991 sarà grazie all’architetto e urbanista statunitense Denise Scott Brown, coautrice della bibbia del Post Modern “Learning from Las Vegas”, se il premio Pritzker, il più alto riconoscimento mondiale in architettura, può essere oggi assegnato anche alle donne.
Alla carrellata di fautrici del cambiamento non può mancare l’italiana Gae Aulenti, classe ‘27. A sua firma sono pezzi iconici come la lampada da tavolo “Pipistrello”, disegnata per gli showroom di Olivetti a Parigi e Buenos Aires, successivamente prodotta in serie e oggi esposta al MoMA di New York.
Negli stessi anni Lina Bo Bardi, una delle figure più rivoluzionarie nell’architettura del ‘900, oltre a collaborare con lo studio di Gio Ponti, assunse la vicedirezione della rivista Domus e fondò il magazine Habitat. Grazie a edifici come “La Casa de Vidro”, oggi sede della fondazione a lei dedicata, l’apporto di Bo Bardi sarà fondamentale allo sviluppo dell’architettura brasiliana.
Sulla scia delle donne che l’hanno preceduta, l’architetto e designer irachena di Zaha Hadid è la prima donna nella storia a vincere il Premio Pritzker 2004 e la medaglia d’oro del Royal Institute of British Architects 2016. Lo stile inconfondibile, basato su prospettive ardite e forme sinuose, è riconoscibile nel Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, nella Stazione Marittima di Salerno e nel costruendo Museo del Mediterraneo nel Waterfront di Reggio Calabria.
Nello stesso scenario le irlandesi Shelley McNamara e Yvonne Farrel, attive fin dagli anni ’70, hanno vinto il World Building of the Year 2008 per l’estensione dell’Università Bocconi e il Leone d’Argento alla Biennale 2012 con il progetto del campus UTEC per l’Università di Lima. Nel 2018 curano la Biennale di Archittetura a Venezia nel 2018.
A soli 21 anni, nel 1981, è ancora una studentessa universitaria, Maya Lin, americana di origini cinesi, quando esordisce con il progetto vincitore al concorso di idee del Vietnam Veterans Memorial a Washington, monumento dedicato ai 58.000 soldati americani caduti durante la guerra del Vietnam eretto al Cimitero di Arlington.
Infine, ma non ultima, tra le pioniere dell’architettura del passato e del presente, l’italiana Jolanda Milano, special guest all’evento. La Milano oltre a essere una delle prime tre donne iscritte all’Ordine di Reggio Calabria, ha lasciato alla città, con le sue progettazioni che spaziano dall’architettura al design, traccia tangibile del suo stile ricercato, visibile nei dettagli come nelle balaustre della fossa orchestrale del Teatro Francesco Cilea del quale ne ha curato il restauro.
Sulla figura di Jolanda Milano è intervenuta l’arch. Sabrina Prestipino. Il suo contributo ha ripercorso, attraverso le emozioni, il lavoro della madre architetta e gli effetti prodotti indirettamente nella formazione della figlia.
La Milano visibilmente emozionata, nel ricevere la targa in riconoscimento della sua carriera, ha ringraziato tutti i presenti.
Nel corso della cerimonia di premiazione è intervenuta l’avv. Giusy Caminiti, Sindaco della Città di Villa San Giovanni, esprimendo grande soddisfazione per il taglio dato all’evento e per la testimonianza di Jolanda Milano.
Il dibattito è proseguito con l’arch. Giovanna Caminiti, Presidente della Commissione “Pari Opportunità” dell’OAPPC di Reggio Calabria, con una dedica alla Bricci “Palutilla non è solo un esempio per le donne che voglio diventare architetto e che da lei raccolgono questa preziosa eredità, ma un modello per chiunque, donna o uomo, volesse intraprendere il percorso per diventare ciò che desidera, credendo nel proprio talento, forte del proprio coraggio”.
Ha chiuso gli interventi l’arch. Silvia Lottero che, tracciando vecchie e nuove sfide, dichiara “Ogni giorno siamo impegnate ad affrontare sfide nella nostra professione che si occupa di architettura e non solo, essa è al confine tra l’arte e la scienza, tra la cultura e la tecnica. A cento anni dalla fondazione degli ordini professionali per la tutela del titolo e dell’esercizio professionale degli Ingegneri e Architetti, i numeri restituiscono una situazione incoraggiante in quanto evidenziano una crescita costante sia di iscrizioni che di partecipazione all’interno dei Consigli dell’Ordine, tuttavia nell’immaginario collettivo quello dell’architetto è ancora considerato un lavoro maschile. Le donne architetto, a fronte di un divario retributivo di genere che resiste ma che si sta man mano riducendo, non demordono e da sempre instillano nuova linfa nella rivoluzione silenziosa iniziata da Plautilla Bricci. La storia è certamente corredata di esempi di donne illustri che sono riuscite a distinguersi ma accanto a queste eccellenze vi sono tante professioniste derubate dei loro meriti”.
Il salotto culturale “Le donne nell’Architettura” è stato arricchito dagli eleganti intermezzi di danza eseguiti delle giovani allieve della scuola ASD Divina, dirette da Mariarosa Verduci in collaborazione con la maestra del corso di danza classica Fatima Ranieri.
Nel corso dell’evento gli ospiti hanno potuto gustare le pietanze preparate dallo Chef Francesco Figliomeni.
L’evento curato dalla Task Force “Arte e Cultura”, composta anche da Rina Morabito, Maria Cantarella, Nuccia Cardile, Isabella Iracà, Silvia Lottero, Anna Stajano, Rosy Ussia, Nuccia Ferrante e Tiziana Pansera, ha contribuito a far riflettere sul contributo che ogni donna può offrire alla società. Le socie, coadiuvate dalle allieve della “Scuola Divina”, hanno consegnato gli attestati e omaggi floreali realizzati da “Riviera dei fiori” di Francesco Giuffrè.
Reggio: successo per il “Seminario Antiaggressione Femminile”, targato FDKM
Si è svolto, presso la palestra NoLimits di Reggio Calabria, con ampio riscontro di adesioni, il Seminario Antiaggressione Femminile promosso da FDKM Police Combat System, sotto la guida del Presidente nazionale Massimiliano Marsala e del Responsabile regionale Luigi Grillone, sottufficiale della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, affiancati dall’istruttrice Cecilia Botta.
L’iniziativa, realizzata con il patrocinio gratuito del Comune e del Comando della Polizia Locale di Reggio Calabria e il patrocinio morale della Nobile Accademia Internazionale Mauriziana, ha visto anche la presenza del delegato cittadino Giuseppe Tripodi, che ha portato i saluti istituzionali da parte di tutti i soci dell’Accademia.
In un contesto sociale sempre più segnato da episodi di violenza di genere, la difesa personale assume un ruolo fondamentale. “La prevenzione è la prima arma di difesa”, questo uno dei messaggi chiave trasmessi durante il seminario.
Le partecipanti hanno potuto apprendere tecniche semplici ed efficaci, ricevere nozioni pratiche su come riconoscere il pericolo, evitare situazioni di rischio e, se necessario, reagire in modo da contrastare aggressioni o tentativi di violenza perché, oggi, imparare a difendersi non è solo un’opzione ma una necessità!
Il sistema proposto dalla FDKM è appositamente studiato per essere accessibile a donne di ogni età e condizione fisica, senza necessità di precedenti esperienze sportive o conoscenze di arti marziali. Oltre alle tecniche di autodifesa, è stato spiegato come anche strumenti di uso quotidiano, adeguatamente usati – quali chiavi, penne o spray al peperoncino – possono diventare veri alleati in caso di emergenza.
La FDKM da anni si impegna con La FDKM da anni si impegna con passione nella formazione e diffusione della cultura della sicurezza personale, attraverso seminari, stage e percorsi didattici su tutto il territorio nazionale. Eventi come questo rappresentano un’occasione preziosa non solo per imparare a difendersi, ma per acquisire consapevolezza, inculcando in ogni donna un messaggio potente: Nessuna è “troppo debole” o “non portata” per imparare a proteggersi perché la sicurezza non nasce dalla forza fisica ma dalla conoscenza, dalla prevenzione e dalla fiducia in sé stesse.
Villa San Giovanni: grande partecipazione alla “Notte Nazionale del Liceo Classico”
È stata una vera e propria festa quella che si è svolta al Liceo Classico “L. Nostro”, di Villa San Giovanni, in occasione della XI edizione della Notte Nazionale del Liceo Classico. Dopo lunghi e laboriosi preparativi vissuti all’insegna della gioia e del piacere della condivisione, “gli studenti hanno dato vita ad una grande serata che ha registrato una cospicua partecipazione di pubblico”, dichiara con soddisfazione la Dirigente Scolastica, prof.ssa Maristella Spezzano.
Quest’anno gli studenti sono stati chiamati a riflettere sul tema del Mare Nostrum e sulla complessità del rapporto tra l’uomo e il Mediterraneo. In tale direzione, essi hanno voluto rivolgere in particolare la loro attenzione all’opera di Omero che maggiormente è stata oggetto di rivisitazione e imitazione. L’Odissea, pur appartenendo alla fase arcaica della letteratura greca, è infatti un’opera di una modernità straordinaria che offre spunti di riflessione attuali e validi ancor oggi. Il suo eroe Odisseo o Ulisse, come è noto ai più, è il prototipo dell’eroe moderno, pieno di dubbi, incertezze, fluttuante tra opposti sentimenti, mosso da un destino a cui nessun mortale può sottrarsi. I nostri ragazzi si sono voluti cimentare in una rivisitazione originale dell’opera con forme narrative e teatrali varie (recitazione, intervista, interazioni dirette con il pubblico, video) ma con un comune denominatore: il mare nostrum, il suo eroe e le sue vicissitudini – afferma, soddisfatta per la riuscita dell’evento, la referente dell’iniziativa, la professoressa Giusy Galletta.
Dopo un avvio frizzante sono state ripercorse le scene più significative del poema dalla Telemachia: Un viaggio alla ricerca del padre a Calipso: la ninfa che suscita il conflitto tra amore e libertà passando per la grazia melodiosa delle Sirene con il loro fascino letale all’innocente e accogliente Nausicaa. Un punto focale per il tema trattato è stato l’episodio di Polifemo: tra ospitalità e integrazione o negazione e rifiuto? La magia enigmatica di Circe e il mito di Scilla e Cariddi hanno preceduto lo scioglimento della vicenda determinato dalla forza vittoriosa dell’amore con la fedele Penelope. Al termine della rappresentazione si è tenuta la lectio magistralis del professore Cosentino, che si è soffermato sul tema della xenìa , con una presentazione dal titolo “ Oltre i confini; la xenia come ponte tra culture nell’antichità”.
Un ulteriore momento di approfondimento sul tema comune della serata è stato il viaggio nella poesia moderna e contemporanea da Saba, a Montale, Ungaretti, Pascoli continuando con i testi di Kavafis, De Luca, Hikmet fino a Francesco Guccini, cantautore della musica italiana con un suo testo molto significativo sull’eroe per antonomasia, Odisseo.
La serata si è chiusa con la lettura espressiva di versi sul “Notturno” a partire da un frammento di Saffo.
L’attesa cresce, mentre l’intera comunità si prepara a vivere uno degli eventi più emozionanti dell’anno: l’Infiorata di Taurianova 2025, in programma per la prossima primavera.
Dal 6 all’8 giugno. L’Infiorata di Taurianova 2025 si prospetta come un evento straordinario, che avrà la forza di intrecciare Arte, Emozione e Collettività.
Il tema di quest’anno sarà l’Amicizia, intesa come filo conduttore fra bellezza, modernità, passione, socialità e tappeti floreali, ma andrà a rappresentare anche il potere dell’animo umano che superare distanze, tempo e differenze.
Dal 6 all’8 giugno, le strade di Taurianova si trasformeranno in una meravigliosa galleria d’arte a cielo aperto, dove ogni petalo e ogni colore racconteranno storie di connessione e solidarietà. Arte floreale, Cinema e Letteratura si fonderanno in un percorso inedito e suggestivo, dando vita ad un racconto corale che parlerà al cuore di ogni visitatore. Sarà un’esperienza da vivere intensamente, passo dopo passo, lungo percorsi che decanteranno la passione e la vitalità di questa manifestazione.
La città di Taurianova, con la sua energia contagiosa e il suo spirito accogliente, si sta già preparando a diventare un palcoscenico di cultura e partecipazione. Infatti, oltre ai tappeti floreali, numerosi eventi collaterali coinvolgeranno gli ospiti, creando un’atmosfera di entusiasmo e bellezza. L’Infiorata di Taurianova 2025 non sarà solo un evento da guardare, ma un’esperienza da vivere con il cuore, un viaggio che promette di emozionare e sorprendere.
“In questa 7ª edizione abbiamo voluto esaltare il valore universale dell’amicizia celebrato e rappresentato in molteplici forme attraverso le epoche. Dai tempi antichi fino ai giorni nostri, il tema dell’amicizia ha affascinato artisti, scrittori e cineasti, diventando un pilastro fondamentale nelle espressioni culturali di tutto il mondo. Ma soprattutto attraverso l’Infiorata, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, vogliamo definire il valore dell’amicizia come l’unico antidoto ai venti di guerra che soffiano pericolosamente in ogni parte del mondo”. Questa le motivazioni che hanno ispirato il Presidente ff Pier Luigi Melara e il responsabile organizzativo dell’infiorata Nello Stranges a scegliere il Tema dell’Amicizia, per la 7ª edizione dell’Infiorata di Taurianova 2025.
Circolo “L’Agorà”: il 9 aprile 2° conversazione “1945-2025: 80° anniversario fine della seconda guerra mondiale”.
Il prossimo 9 aprile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la seconda conversazione facente parte del ciclo di incontri, organizzati dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “1945-2025: 80° anniversario fine della seconda guerra mondiale”. In occasione dell’ottantesimo anniversario della fine delle ostilità della seconda guerra mondiale e della liberazione dall’oppressione e dalle dittature in tutto il mondo, si stanno organizzando conferenze e manifestazioni, anche il Circolo Culturale “L’Agorà, pur nel suo piccolo, ha inteso dare un contributo, organizzando una serie di momenti di riflessione su tale periodo storico che si protrarrà per tutto il mese di aprile.
In tale ciclo di conferenze ci saranno diversi momenti di approfondimento che coinvolgeranno studiosi, ricercatori, accademici, istituti culturali e l’analisi di una serie di lavori multimediali realizzati dal Circolo Culturale “L’Agorà che tratteranno diversi aspetti del periodo storico in argomento. Aprirà la giornata di studi Alberto Cafarelli trattando il tema “I fatti di Cefalonia”. L’eccidio di Cefalonia fu un crimine di guerra compiuto da reparti di tedeschi nei confronti dei soldati italiani presenti alla data dell’8 settembre 1943, giorno in cui fu annunciato l’armistizio di Cassibile che sanciva la cessazione delle ostilità tra l’Italia e gli anglo-americani. A Cefalonia nel settembre 1943 furono massacrati dalle truppe tedesche 6.500 soldati italiani, fu insabbiata nell’autunno del 1956 in nome della ragione di Stato. A Cefalonia i soldati della divisione “Acqui” furono selvaggiamente massacrati dopo essersi arresi. L’ordine, impartito da Hitler, venne eseguito con determinazione inumana.
È stata una delle azioni più arbitrarie e disonorevoli della lunga storia del combattimento armato», disse il rappresentante dell’accusa al processo di Norimberga. Finita la guerra, familiari delle vittime e superstiti si batterono perché i 31 militari tedeschi responsabili di quell’eccidio venissero processati. Ma la politica non permise di arrivare al processo. Nell’ottobre del 1956 Gaetano Martino, liberale, ministro degli Esteri, scrisse a Taviani, ministro della Difesa, proponendogli in sostanza l’affossamento di ogni percorso di giustizia. E ciò in nome della risurrezione della Wehrmacht, cioè dell’esercito tedesco,necessario alla Nato, in funzione anti-Urss.
Taviani pose una sigla di assenso sulla lettera di Martino. Davanti al presidio tedesco, forte di 2000 uomini, insediato nello stesso territorio degli italiani, circa 12.000, molti dei nostri si rifiutarono di consegnare le armi al vecchio alleato ed il generale Gandin, decise dopo un referendum tra gli stessi soldati italiani, di combattere ancora, questa volta a fianco della resistenza greca. Molti furono i caduti reggini come il sottotenente Silvio Dattola, il tenente Ugo Correale di Santacroce di Siderno Marina, il capitano Giuseppe Bagnato, fucilato nella “casetta rossa”, Francesco Quattrone, ufficiale di fanteria al 17 reggimento, morto in combattimento e medaglia d’argento al valor militare alla memoria consegnata durante la cerimonia del 4 novembre di metà anni novanta.
Si parlerà anche di Gino Gentilomo, sopravvissuto all’eccidio ed il primo ad aprire il fuoco contro i tedeschi, il quale scrisse un libro dove racconta la sua storia, e poi Nino De Stefano, Francesco Brath, capitano medico. La tragedia della divisione Acqui non finisce a Cefalonia: delle prime quattro navi partite dall’isola con i prigionieri italiani, tre vengono affondate, causando più di 1.300 morti. Il resto dei sopravvissuti, circa 6.500, inizia un viaggio di più di un mese verso i campi dell’Europa dell’Est su treni e navi stipati “oltre ogni limite di sicurezza” per espresso ordine del generale tedesco Lanz. La tragedia senza fine della divisione Acqui continuerà poi nei campi di prigionia russi, fino in Siberia, dove saranno mandati dopo la cattura da parte dell’Armata Rossa.
Nel corso della seconda giornata inerente a “1945-2025: 80° anniversario fine della seconda guerra mondiale”, seguirà l’intervento del Presidente del Circolo del Cinema “Zavattini” che ha tratto il tema “Il cinema post bellico nel neorealismo italiano: Rossellini e De Sica”. Il neorealismo è stato un fenomeno eterogeneo, quindi non dotato di un manifesto o di poetiche programmatiche, che ha interessato una buona parte del cinema italiano dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, cioè il 1945, al 1953/1954.Il 1945 è l’anno in cui, dopo la Liberazione, finisce la guerra ed esce “Roma città aperta”, film diretto da Roberto Rossellini. “Roma città aperta” è considerato l’atto di nascita del neorealismo, fu in parte girato prima che la città fosse completamente liberata e riassume il sentimento di identità nazionale che andava formandosi in quegli anni. Con il neorealismo, i registi riscoprono la necessità di portare la cinepresa a contatto con la strada: si valorizza l’attualità, agli attori professionisti si affiancano attori presi dalla strada e si ricorre a set autentici sia per gli esterni che per gli interi. Questa decisione era anche dovuta al fatto che gli studi erano andati distrutti a causa dei bombardamenti. Tali affermazioni sono vere solo in parte, in quanto si possono individuare diverse eccezioni.
“Sciuscià”, film diretto da Vittorio De Sica nel 1946, fu girato in larga parte in studio. “Roma città aperta”, invece, faceva affidamento su attori che avevano già una carriera cinematografica ma anche teatrale, tra cui Anna Magnani. Il cinema assume l’importante funzione sociale di strumento di conoscenza della realtà e instaura un rapporto paritario tra registi, collaboratori e pubblico. Il secondo appuntamento si concluderà con il reportage “I reggini e la Resistenza: quale memoria? Quale radici?”. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi, nel corso della prima giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”.