La Sindaca del Comune di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, al rientro del dibattito a Bruxelles sul progetto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, al quale hanno partecipato anche il circolo del Pd villese e la presidente del comitato “Titengostretto”, interviene nuovamente, tramite una nota, sulla vertenza riguardante l’Opera: “A Bruxelles ho rappresentato ancora una volta la posizione dell’amministrazione comunale diventata – con i deliberati consiliari – la posizione della Città di Villa San Giovanni rispetto al progetto definitivo aggiornato del ponte sullo Stretto: l’invito dell’onorevole Tridico (che ringrazio personalmente per l’opportunità che ha dato alla Città) ci ha permesso di avanzare richieste precise. La prima richiesta: che l’Europa valuti con la massima attenzione la valutazione di impatto appropriata licenziata con esito negativo nel parere della commissione VIA VAS del 19 novembre 2024, soprattutto perché le mitigazioni ambientali proposte dalla Stretto Di Messina e pubblicate il 9 gennaio 2025 dal Ministero sono assolutamente insufficienti e contrastanti per Villa San Giovanni, ma anche insufficienti per l’area dello Stretto (che è interessata dalla presenza di zone di protezione speciale e zone speciali di conservazione tutelate con le direttive Habitat e Natura 2000 dall’Europa). La seconda richiesta: qualora questo progetto definitivo aggiornato arrivi al vaglio del CIPESS (pur non essendoci le condizioni perché ciò avvenga!) l’Europa sostenga la richiesta del consiglio comunale di Villa San Giovanni di astensione dalla dichiarazione di pubblica utilità. Una motivazione giuridica sostiene la nostra richiesta: in mancanza di un progetto definitivo di cantierizzazione, infatti, non è esattamente individuata l’area da espropriare e questo è l’unico caso giuridico in cui il CIPESS potrà astenersi dalla dichiarazione di pubblica utilità e “liberare“ una città e soprattutto i suoi espropriandi dall’incubo di un’occupazione imminente delle proprie abitazioni e degli spazi interessati. Noi abbiamo tenuto dal novembre 2022 una posizione istituzionale, condivisa con la presentazione del ricorso al Tar con la Città Metropolitana e con il sindaco Falcomatà: una battaglia per il rispetto delle istituzioni e per la tutela del territorio. Lo abbiamo detto in ogni dove, partecipando a tutti i confronti sul ponte, quelli del sì e quelli del no, ricevendo nella nostra sala consiliare tutti coloro che ne hanno fatto richiesta e di entrambi i fronti. Siamo stati seduti a tutti i tavoli istituzionali, abbiamo partecipato senza mancare una scadenza alle conferenze del MASE e del MIT, presentando osservazioni e prescrizioni. La commissione VIA VAS ha recepito le nostre osservazioni sugli studi disponendoli con ottemperanza prima della presentazione del progetto esecutivo: ma la società proponente continua a sostenere che gli studi vanno eseguiti nel momento della progettazione esecutiva. Non è ciò che chiediamo sin dall’inizio: non abbiamo preteso di sostituirci nel potere decisorio al Governo (la legge obiettivo del 2004 ha resistito al vaglio della magistratura amministrativa), e noi che siamo istituzione rispettiamo le istituzioni e sappiamo che la Città non decide e che solo la sensibilità politica nazionale avrebbe potuto introdurre il dibattito pubblico. Non lo ha fatto e ne abbiamo preso atto! Abbiamo chiesto che almeno cambiasse il paradigma: non più la solita opera infrastrutturale da propaganda elettorale, ma un metodo nuovo tecnico scientifico che dia ai territori la possibilità di governare la fase di cambiamento. E non solo la fase in cui il cantiere verrà aperto (che per Villa San Giovanni sarà più devastante del ponte stesso perché vuol dire tagliare in 2 la città!) ma l’oggi. L’ente territoriale deve avere contezza e consapevolezza, il che presuppone che deve avere tutti gli strumenti che permettano la visione per il territorio. Adesso l’Europa è chiamata a valutare il progetto sulla base di una valutazione di impatto appropriata negativa, che non si deroga ex lege perché non siamo davanti a un caso di salute pubblica o di sicurezza. Lo hanno detto i ministri Pichetto Frattin prima e Salvini dopo che gli atti vanno mandati in Europa: ecco perché siamo stati a Bruxelles a chiedere attenzione. La mancanza di un progetto di cantierizzazione, la mancanza dei progetti definitivi di risoluzione delle interferenze (fognaria, idrica, viabilità di cantiere, pubblica illuminazione) e del progetto di monitoraggio ambientale per la fase pre apertura cantieri, impongono una fase di approfondimento prima del CIPESS, ad oggi negata. Se mai questo progetto definitivo aggiornato (che per noi non è un progetto definitivo perché manca dei presupposti di legge), superando anche la commissione europea, dovesse arrivare al CIPESS, bisognerà battersi per ottenere l’astensione del comitato dalla dichiarazione di pubblica utilità, perché la Città teme un’incompiuta e la Comunità rivive un incubo che torna ogni 10 anni e che tale resterà fino a quando ogni dubbio strutturale, ambientale, di sostenibilità economica non sarà superato. “, scrive la Sindaca Caminiti
Unione Europea
La Senatrice reggina della Lega, Tilde Minasi, attacca il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà e la Sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, accusandoli di opporsi alla realizzazione del progetto del Ponte sullo Stretto:«Mentre si procede a passo spedito verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto, con l’avvio dei cantieri previsto per la primavera del 2025, lavorando quindi per costruire il futuro, c’è ancora chi guarda al passato. Leggo dell’ultima trovata di un gruppo di esponenti del fronte del “No al Ponte” che, guidati dal sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà e dalla sindaca di Villa San Giovanni Giusy Caminiti, a Bruxelles hanno espresso forti critiche all’opera, arrivando persino a chiedere l’intervento dell’Unione Europea perché non conceda deroghe ambientali e ne blocchi così la realizzazione. Stento a credere a questa iniziativa: invece di difendere gli interessi del Sud, gli esponenti politici nostri conterranei si sono rivolti addirittura all’Europa per fermare un’Infrastruttura essenziale per lo sviluppo del nostro e loro territorio, arrivando al paradosso di chiedere all’UE lo stop a un’opera che l’UE stessa vuole, inserita proprio dall’UE nella rete di trasporti TEN-T, come snodo essenziale e imprescindibile del corridoio Scandinavo-Mediterraneo.Forse Falcomatà, Caminiti e la sinistra pensano che la mobilità in Calabria e Sicilia debba continuare a basarsi su soluzioni temporanee e inefficaci. Davvero è difficile comprendere le ragioni di due sindaci che vorrebbero fermare un investimento che porterà sviluppo, occupazione e collegamenti moderni proprio sui loro territori. I cittadini hanno bisogno di risposte concrete, non di ostacoli. Il Ponte sarà realtà e il nostro impegno per realizzarlo continuerà con determinazione», scrive la Senatrice Monasi.
UE: Occhiuto a Bruxelles per l’insediamento del Comitato delle Regioni
Il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto sarà impegnato fino a venerdì mattina a Bruxelles durante i lavori relativi all’insediamento ufficiale del Comitato europeo delle Regioni, organismo Ue del quale il governatore azzurro fa parte su indicazione della Conferenza delle Regioni.
Tre giorni caratterizzati non solo dalla cerimonia inaugurale del mandato quinquennale del Comitato, ma anche dall’elezione del nuovo presidente dell’istituzione e dai confronti con il vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario Ue per la politica regionale e di coesione, lo sviluppo regionale, le città e le riforme, Raffaele Fitto, con il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e con il commissario europeo per l’energia e le politiche abitative, Dan Jorgensen.
“Sono onorato di far parte di questo importante organismo – afferma Occhiuto – che rappresenta la voce delle Regioni e delle città nell’Unione europea. La Regione Calabria ha la necessità di rafforzare sempre di più il proprio ruolo all’interno dell’Ue. Per questo, intendo utilizzare la mia presenza a Bruxelles durante le riunioni del Comitato per discutere in merito a proposte legislative e per stimolare ulteriori positive azioni da parte dell’Unione su temi più importanti per lo sviluppo dei nostri territori. Già in qualità di presidente della Commissione Intermediterranea della Crpm – prosegue – sto affrontando da diversi mesi, negli importanti negoziati europei, delicate questioni relative alle Regioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo come la difesa degli interessi comuni di questi territori nelle politiche dell’Ue, l’integrazione del ruolo delle autorità regionali nel concetto euromediterraneo, e la realizzazione di progetti strategici su tematiche chiave e di forte impatto territoriale”.
“Ora – conclude Roberto Occhiuto – con la mia partecipazione alla delegazione italiana del Comitato europeo delle Regioni, avrò ancor di più l’opportunità di confrontarmi in maniera assidua con i commissari europei, sostenendo non solo il progetto per la creazione di una macroregione mediterranea, ma anche le principali questioni legate alla crescita della Calabria”.
Il Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Filippo Mancuso, accoglie favorevolmente la prororga della decontribuzione al Sud tra Governo ed Ue.
“E’ un’ottima notizia per il mondo produttivo e per il sistema socio-economico calabrese e meridionale la proroga al 31 dicembre della decontribuzione Sud concordata fra il Governo e l’Unione europea. L’auspicio è che possa diventare strutturale. Assieme al positivo trend di crescita del Mezzogiorno superiore alla media comunitaria e ad altre misure (inclusa la Zes) volte a ridurre nei fatti il divario di sviluppo Nord-Sud, si punta a mettere a sistema e a pieno valore i punti di forza e le importanti potenzialità economiche, sociali e culturali di un’area strategica del Paese che ha bisogno di promuovere sviluppo sostenibile e attrarre investimenti”, dichiara Mancuso.
Coldiretti Calabria: maggioranza qualificata sulla carne coltivata
Dopo l’Italia dove è stata approvata una legge sotto la spinta della raccolta di oltre 2 milioni di firme da parte della Coldiretti, nell’Unione Europea c’è una maggioranza qualificata di Paesi pronta a chiedere la “moratoria” sul consumo e la produzione della “carne coltivata” per motivi di tutela della salute, etici, economici e ambientali.. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare il risultato della discussione del Consiglio Agricoltura e Pesca dell’UE sulle preoccupazioni relative alle produzioni di alimenti in laboratorio. Hanno infatti garantito supporto alle preoccupazioni contenute nella nota presentata per la discussione – riferisce Coldiretti – Austria (firmatario), Bulgaria, Croazia, Cipro, Francia (firmatario), Grecia, Ungheria, Italia (firmatario), Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna mentre altri non intervenuti nel corso della discussione avevano garantito supporto scritto (Cechia, Malta e Romania). In caso di eventuale voto – precisa la Coldiretti – questo gruppo di Paesi, senza considerare tra l’altro quelli non intervenuti nel corso della riunione, ha già una maggioranza qualificata (17 paesi e 67,45% della popolazione) sul totale dei 27 dell’Unione. La Commissaria alla salute e sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, peraltro – riferisce la Coldiretti – è intervenuta per sottolineare che sono legittime le preoccupazioni espresse da molti paesi sulle questioni sociali, ambientali e etiche, in quanto sono disponibili ancora troppi pochi dati in termini di emissioni, impatti ambientali o prezzi. La Commissione, infatti ha chiesto all’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) di aggiornare le linee guida proprio per integrarle con le recenti informazioni scientifiche sui cibi sintetici. Questa alleanza europea, fa proprie le perplessità sollevate per prima dalla Coldiretti e conferma il ruolo di apripista dell’Italia che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare, nelle politiche di tutela della salute dei cittadini” ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’esprimere apprezzamento per il protagonismo a livello comunitario del Ministro dell’agricoltura e Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.
La presa di posizione di un numero crescente di Paesi è una risposta – precisa Prandini – all’esigenza di avere analisi di impatto univoche da parte della ricerca pubblica ed evitare di trasformare i cittadini in cavie umane, come per primi abbiamo chiesto. La crescente diffidenza conferma infatti la necessità di rispettare il principio di precauzione di fronte ad una nuova tecnologia con molte incognite che rischia di cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda” continua Prandini nel sottolineare che “proprio per questo la sfida che la Coldiretti lancia alle istituzioni europee è che i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione non vengano equiparati a cibo ma bensì a prodotti a carattere farmaceutico”.
Queste nuove pratiche – chiarisce Aceto presidente di Coldiretti Calabria – includono la produzione di alimenti utilizzando la tecnologia delle cellule staminali con la necessità di evitare rischi per la salute dei consumatori. Nel documento condiviso dalla maggioranza qualificata di paesi si legge che – riferisce la Coldiretti – “prima di qualsiasi autorizzazione i Paesi sostenitori chiedono alla Commissione di avviare una consultazione pubblica sui cibi a base cellulare” che “non possono mai essere chiamati carne” e pongono “questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, nonché sulla nutrizionali e di sicurezza sanitaria” rimettendo in discussione il quadro normativo attuale che risulta inadeguato anche perché queste nuove pratiche includono la produzione di alimenti utilizzando la tecnologia delle cellule staminali con la necessità di evitare rischi per la salute dei consumatori. Lo stop da parte della maggioranza di paesi dell’Unione Europea è coerente con il fatto che la UE – conclude la Coldiretti – ha già deciso di vietare gli alimenti prodotti da animali clonati e da oltre 40 anni la carne trattata con ormoni che vengono utilizzati invece nei bioreattori per la produzione di cibi artificiali per i quali si chiede di non usare il termine “carne coltivata”, ritenuto fuorviante anche dal rapporto Fao/Oms che suggerisce di chiamarli “cibi a base cellulare”.
Porto di Gioia Tauro, i timori di Gelardi: “Rischio chiusura. Il Governo deve intervenire tempestivamente”
“Il primo gennaio 2024 segnerà l’entrata in vigore della direttiva dell’Unione Europea sul sistema di scambio delle quote di emissione (Ets) per il settore marittimo. Secondo questa direttiva, la tassazione sarà calcolata non solo in base al tipo di nave, ma anche in base alla distanza percorsa. In particolare, sarà applicato uno sconto del 50% se lo scalo di partenza o destinazione si trova al di fuori dell’Unione Europea, mentre sarà applicata la tassazione completa se si tratta di porti comunitari”. A sostenerlo, in una nota, è Giuseppe Gelardi, capogruppo della Lega alla Regione. “Questa nuova normativa – aggiunge Gelardi – ha già portato a segnali di rilocalizzazione, poiché le compagnie di navigazione stanno già pianificando l’attività di trasbordo container sulla sponda opposta del Mediterraneo, in Nordafrica. È fondamentale trovare una soluzione per salvare il porto di Gioia Tauro. Il Governo deve intervenire tempestivamente per evitare il rischio di chiusura di questo importante scalo marittimo. La situazione attuale richiede un’azione immediata per preservare l’occupazione e l’economia della regione”.
“Il porto di Gioia Tauro – sottolinea il capogruppo leghista alla Regione – ha un ruolo strategico nel Mediterraneo e la sua chiusura avrebbe conseguenze negative non solo per la Calabria, ma anche per l’intero paese. È necessario adottare misure efficaci per incentivare le compagnie di navigazione a mantenere le loro attività nel porto e per attrarre nuovi investimenti. La salvaguardia di Gioia Tauro richiede un approccio olistico che coinvolga non solo il Governo, ma anche le autorità locali, le associazioni di categoria e gli operatori portuali. È necessario promuovere una strategia di sviluppo a lungo termine che renda il porto più competitivo a livello internazionale, migliorando le infrastrutture, semplificando le procedure burocratiche e promuovendo la formazione e l’innovazione nel settore marittimo. Inoltre, è importante sottolineare l’importanza di una cooperazione internazionale per affrontare le sfide globali legate al cambiamento climatico e alle emissioni di gas serra”.
Per Gelardi “la direttiva Ets per il settore marittimo è un passo importante verso la riduzione delle emissioni, ma è necessario garantire che le misure adottate non penalizzino eccessivamente i porti europei, compromettendo la loro competitività . La situazione attuale richiede un’azione immediata per salvare il porto di Gioia Tauro. Il Governo, insieme alle autorità locali e agli operatori portuali, deve adottare misure efficaci per preservare l’occupazione e l’economia della regione. Allo stesso tempo, è fondamentale promuovere una strategia di sviluppo a lungo termine che renda il porto più competitivo e sostenibile. Solo attraverso una cooperazione internazionale e un impegno comune sarà possibile affrontare le sfide attuali e future legate al settore marittimo”. (ANSA).
Saccomanno: “Francia e Germania bloccano le frontiere? L’Italia dovrebbe bloccare i mari!”
<<Si parla di Unione Europea, ma nei fatti vi è solamente un interesse economico e finanziario. Il resto non sembra interessare. Il problema dei migranti interessa tutte le Nazioni e non può lasciarsi il pesante fardello solamente all’Italia. Una condotta dell’Europa non accettabile e che deve essere fortemente condannata. Un comportamento, veramente, vergognoso! Tante parole e tante chiacchiere, ma in fondo nulla di serio. Non esiste una strategia o una programmazione europea. Solamente proclami che, però, non hanno portato e non portano a nulla. La situazione è sotto gli occhi di tutti e ben si sa che la nostra nazione non è in condizioni di poter sopportare l’invasione, gestista, molto probabilmente, dalla criminalità e da “movimenti” contrari all’Italia. La Calabria sta sostenendo un peso inverosimile, ma bene ha fatto il presidente Occhiuto ad offrire collaborazione purché rientri in un progetto sostenibile. In ogni caso, vi sono due questioni di rilevante valore: la prima che riguarda l’umanità e la seconda la sicurezza. Un’Europa che non è solidale, non comprende il momento di grande difficoltà di una nazione che ha contribuito alla sua nascita, non rispetta le persone, consente che queste possano morire in mare, non contribuisce alla integrazione, non ha un piano presente e futuro, vuol dire che non esiste concretamente. La verità che emerge è quella di nazioni che pensano solo a sé stesse e non hanno alcuna volontà di condividere una grande tragedia umana. È assurdo pensare che si possa risolvere a breve il problema con l’elargizione di risorse che serve soltanto a creare lager inumani nelle terre frontistanti il mediterraneo. È come voltarsi dall’altra parte e cercare di nascondere un problema esistente e non rinviabile. Bisogna avere il coraggio di pianificare una vera integrazione e dare a questa povera gente la possibilità di rigenerarsi, specialmente in un momento in cui mancano lavoratori e vi è una carenza di nascite. Tale contesto porta poi al problema sicurezza. Quando migliaia di persone vengono lasciate in strada queste devono vivere e sostenersi: quindi, scatta il problema sicurezza. Le città stanno pagando un prezzo molto elevato ed i cittadini temono sempre più possibili azioni criminali. Così come, vi è anche collegato il problema carceri. Quasi il 30% di detenuti non sono italiani e rendono i penitenziari invivibili per l’evidente soprannumero ed affollamento. Il fallimento sul tema, quindi, dell’Europa è certificato! L’Italia sarà costretta, pertanto, ad affrontare il pesante fardello da sola. I rimedi possono essere tanti: dai rimpatri degli irregolari al tentativo di limitare gli sbarchi e bloccare le frontiere. Ma, quello che appare necessario, in questo momento, è cercare di mettere in atto un piano generale che preveda tutte le misure possibili e, quindi, l’effettiva integrazione e la copertura delle necessità lavorative delle aziende, la limitazione ai regolari ed a quelli che possono avere le condizioni per rimanere ed essere anche utili alla Nazione. In sostanza, un progetto che deve vedere seduti al tavolo tutti i soggetti che possono contribuire ad affrontare il problema con umanità, sostenibilità e vera integrazione>>.
Favorire una maggiore partecipazione del territorio alle opportunità di finanziamento offerte dall’Unione Europea. Questo è l’obiettivo che il Corecom Calabria – d’intesa con il Consiglio Regionale della Calabria – sta perseguendo, primo tra i Corecom italiani, attuando le nuove direttive che vogliono aiutare e sostenere le imprese calabresi, le associazioni, le fondazioni, le start up, impegnate in aree di competenza Corecom come alfabetizzazione mediatica e digitale, applicazione dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie al Metaverso, nonché la protezione dei minori nell’utilizzo dei media digitali.
È di lunedì, infatti, la pubblicazione in pre-informativa dell’avviso pubblico finalizzato all’acquisizione di manifestazioni di interesse per partecipare a programmi direttamente gestiti dalla Commissione europea attraverso le sue Direzioni Generali (DG) o Agenzie Esecutive.
“L’avviso pubblico pubblicato lunedì in pre-informazione sul sito istituzionale, proietta il Comitato Regionale per le Comunicazioni della Calabria all’avanguardia in Italia, dando concreta ed innovativa attuazione alle finalità e alle competenze accresciute grazie alle determinazioni del Consiglio regionale. Lavoriamo tutti insieme, lungo il percorso indicato quotidianamente dal presidente della Regione Roberto Occhiuto e dal presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, per far conoscere il vero volto della nostra regione: una Calabria operosa e attiva, all’avanguardia, impegnata nel cambiare passo, verso la costruzione di prospettive di crescita economica e sociale”. E’ quanto afferma il presidente del Corecom Calabria, Fulvio Scarpino, nell’annunciare l’avvio dell’iter per l’approvazione dell’avviso pubblico finalizzato ad offrire collaborazione e partnership nella partecipazione a programmi direttamente gestiti dalla Commissione europea.
“L’obiettivo di questo avviso pubblico, nell’ottica della sussidiarietà orizzontale, è quello di incentivare la presentazione di proposte progettuali da parte di associazioni, fondazioni, cooperative sociali, imprese, start up e altre entità non a scopo di lucro interessate a collaborare con il Co.Re.Com. Calabria per accedere alle opportunità di finanziamento offerte dai bandi europei – spiega Scarpino -. I progetti riguarderanno diverse tematiche tra cui l’alfabetizzazione mediatica e digitale, l’applicazione dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie al Metaverso, nonché la protezione dei minori nell’utilizzo dei media digitali”.
Le organizzazioni no-profit e le imprese avranno la possibilità di richiedere la collaborazione e la partnership del Corecom Calabria per tutte le iniziative correlate all’esercizio delle funzioni proprie e delegate al Corecom Calabria, in base alla legge regionale n.2/2001, all’Accordo Quadro tra l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, sottoscritto il 14 dicembre 2022, nonché al Regolamento dell’Osservatorio “Media e Minori” approvato con la Delibera n. 11 del 7 marzo 2023, consultabili sul sito istituzionale dell’ente.
“In questo modo – conclude il presidente Scarpino – il Co.Re.Com. Calabria intende favorire una maggiore partecipazione del territorio alle opportunità di finanziamento offerte dall’Unione Europea e promuovere sinergie istituzionali per massimizzare gli impatti economici regionali derivanti dai progetti europei. Si tratta di una iniziativa importante, finalizzata contribuire alla crescita e alla valorizzazione delle competenze regionali nel sistema locale delle comunicazioni in attuazione delle finalità indicate dallo Statuto della Regione Calabria”.
In seguito alla pubblicazione dell’avviso pubblico sarà diffuso, in preinformazione, gli interessati avranno l’opportunità di formulare osservazioni al testo dell’avviso ed una volta approvato, potranno presentare le loro manifestazioni di interesse, rispettando i requisiti specificati nel bando europeo prescelto. Per ulteriori informazioni e per scaricare il testo completo dell’avviso pubblico, si può visitare il sito web istituzionale del Co.Re.Com. Calabria all’indirizzo: https://corecom.consrc.it/hp2/default.asp.
La Commissione europea ha deciso di avviare una procedura d’infrazione contro l’Italia per non aver applicato correttamente le norme della direttiva Ue destinata a eliminare ritardi eccessivi nei pagamenti di beni e servizi dal parte della pubblica amministrazione.
Nel mirino di Bruxelles sono finite in particolare le disposizioni che consentono alla regione Calabria di effettuare pagamenti nel settore sanitario al di là dei limiti temporali fissati dalla direttiva.
Per Bruxelles, la legge italiana costituisce una violazione della direttiva sui ritardi di pagamento per aver esteso il periodo di pagamento dei debiti delle autorità pubbliche oltre i termini stabiliti dalla direttiva.
Nell’ultimo anno e mezzo, afferma Occhiuto, la regione Calabria ha ridotto notevolmente i tempi dei pagamenti nel settore sanitario.
La procedura di infrazione della Commissione europea nei confronti dell’Italia riguarda una norma già modificata in seguito ad alcuni rilievi sollevati della Corte Costituzionale: i pignoramenti e le procedure esecutive resteranno, dunque, bloccati non più fino al 2025, ma solo fino al 31 dicembre del 2023, una riduzione temporale che comunque non ha impedito alla Regione di chiudere nei tempi previsti il percorso della circolarizzazione del debito, adesso in fase di accertamento e di validazione.
Occhiuto ha infine parlato di due obiettivi a portata di mano da raggiungere nei prossimi mesi: riuscire entro la metà dell’anno ad azzerare il debito accertato, facendo diventare la Calabria una Regione a ‘debito zero’; e chiudere definitivamente i bilanci dell’anno 2022, dando così finalmente un quadro di certezza ai conti sanitari calabresi, attuali e soprattutto futuri.