Domenica scorsa, la tragedia. A una settimana di distanza, i resti della barca che ha portato alla morte 70 vittime certe, e un numero imprecisato di dispersi, sono diventati, per mano dell’artista Maurizio Giglio, e per volontà di don Francesco Loprete, parroco di Le Castella di Isola Caporizzuto, una croce.
Il simbolo della speranza cristiana, fatta del sacrificio degli innocenti, è stata portata in testa alla via crucis organizzata dalla Vicaria di Belcastro e di Isola Capo Rizzuto in memoria dei migranti vittime del naufragio di domenica scorsa a “Steccato” di Cutro, nella cui parrocchia verrà poi conservata la particolare croce.
Oltre un migliaio i partecipanti, radunatisi sulla spiaggia per pregare insieme. Cittadini, fedeli, ma anche autorità civili e religiose. Una preghiera partita anche da Roma, dalla supplica di Papa Francesco durante l’Angelus in Piazza San Pietro.
I Vigili del fuoco già alle prime luci dell’alba hanno ripreso le ricerche in mare, mentre non si sono mai fermate quelle in spiaggia, che abbracciano tutto il litorale crotonese e per le quali collaborano numerosi volontari. Le attività di ricerca andranno avanti a oltranza, salvo diverse disposizioni della Prefettura di Crotone, che coordina le ricerche alle quali partecipano unità della Guardia costiera di Crotone.
Di questa mattina, invece, la notizia che potrebbe svolgersi la prossima settimana l’incidente probatorio chiesto dalla Procura di Crotone al Gip per cristallizzare le testimonianze dei superstiti. In ambienti della Procura si fa presente che questi giorni sono necessari per consentire la notifica a tutte le parti in causa, tra le quali anche i familiari delle vittime che potrebbero poi costituirsi parte civile. Un pool di legali ha già dato disponibilità ad assistere gratuitamente le famiglie.
Chiara Cucinotta
‘Ndrangheta Stragista, parla la difesa: “Le accuse? Singolari coincidenze. Filippone mai stato stragista”
“Gli innocenti non possono pagare colpe che non hanno. Non è con il loro inutile sacrificio che si rende onore alle vittime di un’azione vile e scellerata: tanto quelli morti innocenti, quanto Rocco Filippone che a 83 anni e in gravi condizioni di salute, non può morire in carcere con lo stigma dello stragista. Perché non lo è mai stato. Non ha mai preso parte, né ha avallato accordi con Cosa nostra per adeguare la strategia stragista in Calabria“. È quanto dichiarato davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria dagli avvocati Guido Contestabile e Salvatore Staiano, difensori di Rocco Santo Filippone imputato nel processo “‘Ndrangheta stragista” con l’accusa di essere stato il mandante, assieme al boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, del duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, uccisi il 18 gennaio 1994 sull’autostrada, all’altezza dello svincolo di Scilla.
Per entrambi gli imputati, la Procura generale ha chiesto la conferma dell’ergastolo inflitto in primo grado. Secondo i difensori di Filippone, “il processo si sorregge su tre fonti“: il collaboratore di giustizia Consolato Villani “che dice di non sapere chi ha armato la sua mano“; il pentito Antonino Logiudice “che dice di avere certezze sul mandato di Rocco Filippone proprio per averle apprese da quell’incerto Villani e da Giuseppe Calabrò che smentisce un coinvolgimento dello zio nei tragici fatti che lo hanno visto protagonista“. Per i legali si tratta di “una prova malformata, gracile, imperfetta e discordante che solo con un audace sforzo di fantasia creativa è stata ritenuta unitaria dalla sentenza di primo grado. Io mi rendo perfettamente conto che è facile stare dalla parte della Procura: un procuratore attento e capace, di grande comunicazione, che tutela le vittime di un agguato. Vittime che non sono vittime qualsiasi, ma sono carabinieri morti o feriti nell’adempimento del dovere. Ma la verità non ha simpatie o antipatie. Non corre dietro l’opinione pubblica o i media. Non deve essere compiaciuta o blandita“. “L’ambizione del procuratore Lombardo è come il Ponte sullo Stretto – sostengono Contestabile e Staiano – un’opera bellissima ma non c’è. Questo è il tempo del coraggio e della verità“.
Giuseppe Graviano: “Non conosco Dell’Utri”
“Non conosco Dell’Utri“. Lo ha detto il boss di Cosa nostra, Giuseppe Graviano, che, prima delle arringhe dei suoi difensori, Giuseppe Aloisio e Federico Vianelli, ha fatto dichiarazioni spontanee nel processo “‘Ndrangheta stragista” che lo vede imputato davanti alla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria assieme a Rocco Santo Filippone, ritenuto esponente della cosca Piromalli di Gioia Tauro.
Collegato in video conferenza dal carcere di Terni, Graviano ha contestato le accuse mosse dalla Dda di Reggio Calabria e ha parlato delle sue intercettazioni con il camorrista Umberto Adinolfi con lui detenuto nel 2016 nel penitenziario di Ascoli. “Dicono che io ho detto ‘Abbiamo il Paese nelle mani, l’Italia’. – ha affermato Graviano – No, si stava scherzando. Si sente la parola Bolivia perché nei primi anni ’80 il signor Adinolfi viveva in Bolivia, in Perù, in questi posti. Non si parlava di cose illecite ma visti i rapporti che lui aveva con il governo di quel Paese, io scherzosamente gli ho detto: ‘Avessimo la Bolivia in mano, io facevo il presidente e tu il ministro della Cultura essendo una persona acculturata’“. Ciò, secondo Graviano, è in contraddizione con le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. “Questo – sottolinea il boss di Brancaccio – smentisce anche il signor Spatuzza quando dice che al bar Doney ho riferito che avevo parlato con il signor Dell’Utri che non conosco. Se io avessi conosciuto il signor Dell’Utri, lo prendevo io l’appuntamento per fare fare al signor D’Agostino il provino nel Milan. E invece D’Agostino è andato da un certo Barone“. Il riferimento è alla vicenda del provino al Milan che, stando alle indagini, il figlio di Giuseppe D’Agostino avrebbe dovuto fare per il tramite di Marcello Dell’Utri. Seguendo D’Agostino i carabinieri arrestarono i fratelli Graviano.
Gli avvocati Aloisio e Vianelli: “l’accusa è costituita da “singolari coincidenze” “
“Un teorema, un tema senza fondamenta“. Così è stata definito l’impianto accusatorio del processo “‘Ndrangheta stragista” dall’avvocato Federico Vianelli che, assieme a Giuseppe Aloisio, difende il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano. Secondo Vianelli, l’accusa è costituita da “singolari coincidenze. Qui – ha detto – non vi sono elementi seri e rigorosi di prova“. Piuttosto, le contestazioni al boss siciliano sono “una sorta di cortina fumogena, affascinante se è uno è appassionato di storia, ma non per questo, per confermare un teorema, a tutti i costi dobbiamo arrivare a un giudizio di responsabilità, a una condanna in capo a Graviano. Se c’è questa passione investigativa venga soddisfatta, altrimenti vengano investigate altre situazioni, vengano portati a giudizio altre persone. Qui vedo soltanto Graviano e Filippone. Chi altri vedo? È vero che sono invisibili, ma sono usciti i nomi, i cognomi. Dobbiamo discutere e continuare a portare avanti un processo viziato? Lo è all’origine perché sconta un vizio di fondo, una spasmodica ricerca di un qualcosa che non c’è per arrivare a tutti i costi a una condanna altrimenti evitabile“. Aloisio ha contestato i riferimenti al “delitto politico” fatti durante la requisitoria del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo. “Prima di parlare di delitto politico – ha detto – bisognerebbe fare un passo indietro ed accertare se i reati contestati agli odierni imputati sono stati da loro commessi e, quindi, verificare se sono loro i mandanti“. Nel corso della sua arringa, infine, l’avvocato Aloisio ha puntato il dito contro il pentito Gaspare Spatuzza bollando le sue dichiarazioni come “inconsistenti”. “Peraltro – ha detto – non vengono riscontrate dai collaboratori Nino Lo Giudice e Consolato Villani, i quali si rivelano palesemente inattendibili. Se noi diamo credibilità a Lo Giudice siamo in pericolo tutti“.
‘Ndrangheta Stragista, Ingroia: “Legame con attentato a Maurizio Costanzo”
Colpevoli oltre ogni ragionevole dubbio: così come detto nel primo giorno di requisitoria, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo continua a confermare quanto ricostruito dall’indagine nel processo “’Ndrangheta stragista”, a carico del boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, esponente della cosca Piromalli di Gioia Tauro.
I due, da oltre vent’anni, sono accusati di essere i mandanti del duplice omicidio in cui, il 18 gennaio 1994, morirono i carabinieri Antonio Fava e Vincenzo Garofalo. Un agguato che, stando all’impianto accusatorio della Dda, è rientrato nella strategia stragista messa in piedi nella prima metà degli anni novanta da Cosa nostra.
“Graviano e Filippone sono colpevoli di tutti i reati loro ascritti e la sentenza dell’ergastolo va integralmente confermata”, ha detto Lombardo al termine della requisitoria, non mancando di ricordare che la stagione delle stragi ha degli obiettivi anche di natura politica, in un momento in cui le organizzazioni criminali erano alla ricerca di nuovi e più affidabili referenti politici, disposti a scendere a patti con la mafia, che furono individuati nel neopartito Forza Italia di Silvio Berlusconi.
Un legame ribadito anche dall’ex Pm di Palermo Antonio Ingroia, che assiste i familiari dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, parti civili nel processo ’Ndrangheta stragista. Secondo Ingroia, esisterebbe un legame tra i fatti del 1994 e l’attentato alla vita di Maurizio Costanzo, operato da Cosa Nostra in via Fauro.
Per Ingroia, gli obiettivi dell’attentato sarebbero stati tre: l’eliminazione di un giornalista che per primo aveva introdotto nelle sue trasmissioni delle prese di posizione antimafia; l’affermazione della potenza della mafia agli occhi del Paese, venendo colpito un personaggio popolarissimo; infine un messaggio per Silvio Berlusconi, essendo stata acclarata la contrarietà di Costanzo alla discesa in campo di Forza Italia, e il legame del partito con le vicende di mafia.
È stato un lungo sfogo quello a cui si è lasciato andare il primo cittadino facente funzioni della Metrocity Carmelo Versace, nel corso dell’incontro “Autonomia differenziata, un Paese a rischio tenuta“, organizzato nel pomeriggio di sabato 25 febbraio nella sala Perri di Palazzo Alvaro.
Versace, alla presenza, tra gli altri, di Luigi de Magistris e del consigliere metropolitano delegato e promotore dell’iniziativa, Michele Conia, ha espresso in dettaglio ogni personale riserva riguardo il possibile futuro del sud, della Calabria e di Reggio in particolare, nel momento in cui il ddl dovesse diventare concreto. Nessuna parità di diritti, anzi: secondo il sindaco della città metropolitana, quello che si andrà a delineare sarà un aggravio di difficoltà già aspre per tutto il meridione. Difficile immaginare l’effettivo arrivo dell’alta velocità, dice Versace, così come difficile sarà riporre fiducia nei fondi per la SS106, destinati solo al territorio del catanzarese. Molte funzioni dell’ente metropolitano, inoltre, continuano a rimanere in mano alla Regione Calabria, dice il sindaco, con conseguente freno a ogni azione di sviluppo.
Concetti ribaditi anche questa mattina nella sala del Consiglio di Palazzo San Nicola del comune di Palmi, dove il sindaco Ranuccio, insieme ad altre autorità istituzionali e politiche del territorio metropolitano, ha espresso la propria preoccupazione per il ddl Calderoli. Un’azione di informazione e sensibilizzazione sul tema che non accenna ad arrestarsi, ma anzi viene supportata a più livelli da sempre più esponenti dell’amministrazione locale.
«In questa fase – ha detto Versace questa mattina– c’è bisogno che la gente capisca di cosa stiamo parlando e dell’impatto che una riforma di questo genere potrebbe avere sulla loro quotidianità. E’ un bene, quindi, che iniziative simili si organizzino e si moltiplichino, affinché si capisca, fino in fondo, rischi e opportunità di un provvedimento che vuole stravolgere quell’Italia che, fino ad oggi, abbiamo conosciuto. Personalmente voglio continuare ad approfondire il decreto Calderoli, voglio sapere cosa si nasconde fra i gangli di questa idea ed allontanare qualsiasi ipotesi che possa intaccare i diritti dei cittadini. Non accetterò mai che, per legge, un bambino di Milano possa vivere in condizioni migliori di un coetaneo reggino. Questa è una possibile deriva che dobbiamo evitare in maniera assoluta e senza negoziazioni. Se, invece, l’autonomia differenziata servirà ad innalzare i livelli di qualità della vita delle nostre comunità, non avrò alcun tentennamento a sostenerla. Oggi, purtroppo, regna una tale confusione da fare vacillare le certezze anche del più solido fra gli ottimisti».
Rivolgendosi, poi, agli esponenti del Movimento 5 stelle, Carmelo Versace li ha invitati «ad interessarsi, maggiormente, ai temi che stanno a cuore agli abitanti della Città Metropolitana, come il mancato trasferimento delle funzioni da parte della Regione, i fondi stanziati per la Statale 106 o l’alta velocità esclusa completamente dall’area di Reggio Calabria».
Il sindaco di Palmi e consigliere metropolitano, Giuseppe Ranuccio, ha puntato sui temi caldi che, da sempre, agitano l’agenda del Meridione: lavoro, mancanza di infrastrutture e ambiente. «Le conseguenze che potrebbe avere l’autonomia differenziata su questioni vitali per le nostre popolazioni – ha affermato – potrebbero essere nefaste. I cittadini devono interrogarsi su questo progetto di legge e su quale possa essere la ratio sottesa. Se penso alle condizioni in cui versa la sanità calabrese, una proposta di questo tipo aumenta le mie preoccupazioni».
«Se l’autonomia differenziata vuole responsabilizzare le classi dirigenti ad ogni livello – ha concluso Ranuccio – può andar bene, ma se è destinata ad impoverire le regioni che già versano in condizioni difficili, allora va contrastata in ogni maniera ed in ogni sede».
Una Calabria davvero “Straordinaria” alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano (BIT)
Si è conclusa l’esperienza alla Borsa Internazionale del Turismo, che in questi giorni ha visto la Calabria tra i principali protagonisti, con un ricco programma di eventi, una larga rappresentanza degli organi istituzionali locali e una vasta partecipazione da parte dei buyer presenti nello stand: oltre 500. Al centro del BIT, il turismo sostenibile, responsabile e “lento”.
La Calabria è stata rappresentata da ben 12 tour operator, 14 strutture ricettive, 4 associazioni, 3 consorzi di imprese turistiche all’interno dello spazio espositivo anche quest’anno ecosostenibile, coerente con l’offerta turistica della Regione.
Secondo il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto la partecipazione della regione all’evento di Milano ha rappresentato una grande occasione per mostrare il meglio a buyer e operatori del turismo, con particolare attenzione all’implementazione dei trasporti aerei e allo sviluppo di incentivi per gli imprenditori turistici, con nuovi bandi per la riqualificazione delle strutture alberghiere e dunque della ricettività. Per tutte le giornate del programma di ‘Calabria Straordinaria’, è stata apprezzatissima l’installazione permanente video ‘I cieli di Calabria’, ad opera di Calabria Film Commission, che ha trasmesso un montaggio a ciclo continuo di alcuni video. Per la sezione 48 ore in Calabria (Lonely planet): Speciale mare, Costa tirrenica, Costa ionica, Parchi outdoor, Arte contemporanea; Per la sezione il turismo delle radici: L’Europa che danza, Spot Terra dei padri, Spot tratti dal corto Calabria Terra mia, Verso Sud; per la sezione Bronzi il video “Bronzi 50″; per la sezione Cinema e Paesaggi: We Train perfect location, Bella come il Cinema, itinerario tra i Festival realizzati da Calabria Film Commission”.
La tre giorni ha visto lo stand della Calabria raccogliere ampi consensi e radunare tantissimi curiosi, attratti dalla vetrina di questa bella terra.
Comune e città metropolitana di Reggio Calabria, assieme all’Autorità Portuale dello Stretto e alla Camera di Commercio hanno presenziato all’evento presentando il nuovo programma crocieristico che dal prossimo aprile, trasformerà il porto cittadino in un punto d’approdo per navi da crociera Luxury, all’interno dello stand “Reggio Calabria: rinnovata meta turistica. Valorizzazione del passato e prospettive per il futuro”. Turismo che passa anche dal prestigioso patrimonio artistico, architettonico, paesaggistico ed enogastronomico, come ricordato dal presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, in modo da far riscoprire la Calabria quale meta suggestiva che arricchisce la conoscenza dei viaggiatori di tutta Europa.
Presenti a Milano anche il governatore Roberto Occhiuto e l’amministratore unico SACAL Marco Franchini, che hanno dialogato sul perché “investire in Calabria”. Immancabile uno sguardo all’entroterra, tra i parchi nazionali di Pollino, Sila e Aspromonte, il parco regionale delle Serre, ma anche l’area marina protetta di Capo Rizzuto.
Ma a catalizzare l’attenzione è stata in modo particolare la presentazione del nuovo corto, diretto dal regista Giacomo Triglia e girato in Calabria, con protagonista la calabrese Elisabetta Gregoraci. Un road movie dal titolo “Verso Sud”, un viaggio dal Pollino allo Stretto con la colonna sonora di “Da cielo a cielo” di Dimartino. Il corto, promosso dalla Fondazione Calabria Film Commision, fa parte della sezione cineturismo del progetto Calabria Straordinaria, di cui aveva già fatto parte il videoclip di “Alla Salute” di Jovanotti, girato tra Gerace e Scilla e diretto dallo stesso Triglia.
“Verso sud” non è stato l’unico corto presentato alla Bit: spazio anche al videoclip prodotto da Planet Multimedia per il progetto “Terra dei Padri”, che promuove il turismo di ritorno, per invogliare quanti all’estero abbiano la curiosità di riscoprire le proprie radici.
Negli ultimi dieci anni sono state ben 205 le persone che hanno trovato tragico epilogo alla propria vita transitando sulla statale 106. La “Strada della morte”, come viene spesso definita, è una delle arterie principali della regione e, dal 2013 ad oggi, conta una media di 20 vittime all’anno, per un trend destinato ad aumentare. Il rapporto è stato presentato a Catanzaro in questo fine settimana su iniziativa dell’Associazione di Volontariato “Basta Vittime sulla Strada Statale 206”, presieduta da Leonardo Caligiuri. Il Presidente ha colto l’iniziativa, oltre che per illustrare i dati relativi alla gravosità della strada, anche per denunciare l’assenza all’iniziativa non solo dei rappresentanti della Regione Calabria, ma anche di tutti i sindaci interessati: ben 72. Irrinunciabile l’intervento in presenza, invece, delle tante famiglie che hanno perso i propri cari sulla SS 106.
Secondo il report, è Cosenza la provincia più colpita, con il 33% di incidenti mortali. Segue Reggio Calabria con il 28%, poi Catanzaro con il 22% e Crotone con il 17%. I numeri parlano, mediamente, di una vittima ogni 1,65 chilometri e circa due vittime al mese. La fascia d’età più colpita sembra essere quella dei giovani tra i 16 e i 25 anni, seguita dagli over 56. In particolare, gli incidenti sembrano aumentare sensibilmente nei mesi estivi, sottolineando come la strada sia inadatta a gestire i grandi volumi di traffico. Se riferiti al periodo temporale questi dati possono sembrare intuitivi, rasentano l’assurdo invece per un altro aspetto: gli incidenti sono aumentati all’aumentare delle installazioni dei tutor fissi, ovvero delle apparecchiature per il controllo elettronico delle velocità, in quanto spingerebbero gli automobilisti ad accelerare oltremisura nei tratti non controllati, che va a cozzare direttamente con la mancanza degli standard minimi di sicurezza e la totale assenza di interventi di messa in sicurezza.
L’associazione Basta Vittime sulla Statale 106 invita pertanto i responsabili a vincolare i fondi e intervenire per rendere la strada moderna e sicura, oltre che tutti i cittadini a prestare maggiore prudenza quando si trovano a percorrere la statale jonica.
Iscrizioni al nuovo anno scolastico: trionfano i Licei, in crescita gli istituti tecnici
Anche per quest’anno si sono concluse le iscrizioni al nuovo anno scolastico. Attenzione particolare alle scelte degli istituti d’istruzione superiore, che evidenziano importanti variazioni rispetto allo scorso anno scolastico.
Le iscrizioni ai Tecnici salgono dal 30,7% al 30,9%, incremento che riguarda in particolare gli indirizzi economici come “Amministrazione, Finanza e Marketing”, preferito dall’8,7% delle studentesse e degli studenti, mentre il 2,8% opta per l’indirizzo “Turismo”. Si registra un calo, invece, per il settore tecnologico che dal 20,4% passa al 19,4% delle preferenze. Restano i più quotati, tuttavia, gli indirizzi “Informatica e Telecomunicazioni”, “Meccanica, Meccatronica ed Energia” e “Chimica, Materiali e Biotecnologie”. Importante calo anche per gli istituti professionali, che perdono un importante 0,6% scendendo a 12,1 rispetto allo scorso anno. Di questo settore, il preferito resta “Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera”, seguono, “Manutenzione e Assistenza Tecnica” e “Servizi per la Sanità e l’assistenza Sociale”. I licei, invece, restano scelta primaria per ben il 57,1% delle studentesse e degli studenti, indice in crescita rispetto al 56,6% di un anno fa. Scende la preferenza dell’indirizzo Classico, cresce appena lo scientifico, mentre sale l’interesse per l’indirizzo linguistico e per il liceo delle scienze umane. Interessante crescita anche per l’artistico, mentre scendono i Licei ad indirizzo Europeo ed Internazionale e registrano un lieve aumento i Licei Musicali e Coreutici.
La Conferenza Episcopale Calabra, presieduta dall’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, mons. Fortunato Morrone ha incontrato ieri la Garante della Salute, Anna Maria Stanganelli, per discutere dei problemi relativi alla sanità. La Garante Stanganelli si è soffermata sulle numerose segnalazioni che, quotidianamente, pervengono da parte di persone anziane, giovani, malati oncologici, enti che segnalano criticità, istituti di pena, ponendo fiducia nel proprio ruolo, che dovrebbe rappresentare un riferimento istituzionale equo ed efficiente. In quest’ottica diventa fondamentale il rapporto tra Garante e vescovi, soggetti che riescono a percepire i bisogni dei soggetti fragili con spirito di gratuità, seguendo chi si trova in povertà e in situazioni di abbandono, in modo da avviare un percorso che diventi una sorta di patto per la salute.
I vescovi stessi hanno segnalato alla Garante le varie criticità che giornalmente pervengono loro dal territorio regionale, presentando un quadro drammatico della sanità calabrese, a cominciare dalla saturazione dei Pronto Soccorso per arrivare al servizio di pronto intervento spesso privo di medici a bordo, passando per le lunghe liste d’attesa. I Prelati hanno ricordato anche quante volte la CEC si è ritrovata ad affrontare simili sedute, senza che questo portasse risultati. Nel proporre un apposito protocollo d’intesa, quindi, hanno riposto la massima fiducia nella nuova Garante, nella speranza che, con la collaborazione di tutti, la situazione sanitaria calabrese, finalmente, migliori.
“Allenati alla Pace”: Azione Cattolica e CSI insieme nella Marcia della Pace 2023
L’Azione Cattolica di Reggio Calabria, secondo le guide del centro di AC nazionale, ha organizzato nella giornata di ieri un importante momento di ritrovo e sensibilizzazione, radunando tantissimi ragazzi nell’area del Waterfront, da cui è partita la “Marcia della Pace” 2023, evento che conclude il mese associativo dedicato, appunto, a questo importantissimo tema. Le parrocchie dell’area Sud si sono riunite a Pellaro, mentre quelle delle aree Nord e del Centro si sono recate in Cattedrale, passando dal Corso Garibaldi, riempendolo di colori, palloncini e canti di gioia.
Un evento che quest’anno acquista un valore ancora più importante, grazie alla collaborazione con il CSI, che scende in campo a fianco dell’Azione Cattolica per sostenere il volontariato sportivo internazionale del progetto CSI PER IL MONDO. In piazza, infatti, tra i ragazzi delle parrocchie, anche dirigenti e animatori del Csi Reggio Calabria, al motto di “Allenati alla Pace” che, come ricordato da Papa Francesco, non è solo uno slogan, ma un dovere di tutti, qualunque sia il ruolo affidato. Come scrive il centro nazionale d’Azione Cattolica: “nessuno può restare ai margini del campo da gioco, nessuno può restare indifferente alla sofferenza dell’altro, nessuno è legittimato a voltare lo sguardo dall’altra parte, al contrario ciascuno è titolare in questa partita nella quale è in gioco la sorte dell’umanità̀, perché́ con la guerra siamo tutti sconfitti”.
CSI PER IL MONDO – Il progetto
L’iniziativa di Pace 2023 “Allenati alla Pace” sostiene, attraverso l’acquisto di alcuni gadget, una particolare sezione del CSI: CSI per il Mondo. “CSI per il mondo” si colloca in un progetto volto a promuovere esperienze di volontariato sportivo internazionale nelle periferie del pianeta. Esso fornisce la possibilità, a giovani delle società sportive e degli oratori, di partire in missione per tre settimane all’anno e vivere un’esperienza di volontariato sportivo internazionale nelle periferie del mondo. Una delle finalità del progetto è formare giovani dei paesi ospitanti, abilitandoli a ruoli di allenatore, dirigente sportivo, arbitro o educatore sportivo, ma non solo: l’iniziativa di pace CSI per il Mondo e lo slogan “Allenati alla pace”
vogliono fornire un piccolo ma concreto aiuto da parte di tutte le associazioni territoriali alla realizzazione di percorsi educativi dove allenatori, bambini e ragazzi potranno stringere relazioni con i fratelli, aprirsi a se stessi e agli altri, essere protagonisti di esperienze aggregative con le quali curare e rimarginare le ferite delle loro esistenze, sperimentare l’accoglienza e l’inclusione giocando la partita più importante: educare la vita attraverso lo sport, uno sport davvero per tutti.
Il problema della detenzione e del commercio illecito di sostanze stupefacenti continua ad attanagliare il territorio reggino. Solo nell’ultima settimana, sono state diverse le operazioni portate a termine dagli uomini dell’Arma dei Carabinieri su tutto il territorio metropolitano. In manette, è finito un 40enne di Casignana, condannato a oltre 8 anni di reclusione, per il reato di produzione, traffico e detenzione illecita, presso la casa circondariale di Locri in cui è stato trasferito. A Catona, invece, è stato fermato un 35enne reggino che dovrà scontare oltre 2 anni di reclusione per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, presso la casa circondariale di Reggio Calabria. A Lazzaro, infine, i Carabinieri hanno denunciato una 39enne per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, rinvenendo diversi grammi di marijuana all’interno della sua abitazione.