In occasione del “Giorno della memoria” la fondazione “Giacomo Mancini”, nel corso di un’iniziativa a Cosenza, ha ricordato la figura di Vittoria Nenni, la figlia di Pietro Nenni morta nel campo di concentramento di Auschwitz quando aveva 28 anni.
“Per rendere omaggio nel Giorno della memoria al martirio dei socialisti sulla via della lotta per la libertà e per la democrazia contro la tirannide – ha detto, nel corso dell’iniziativa, Giacomo Mancini, nipote ed omonimo dell’ex segretario del Psi – abbiamo voluto ricordare e onorare la figura di Vittoria Nenni. Nella sua breve vita sono ben evidenti i tre elementi che, secondo i drammaturghi dell’antica Grecia, erano indispensabili per rappresentare una tragedia, l’amore, il dolore e la morte”.
“Vivà”, cosi era chiamata la terza delle quattro figlie di Nenni, era nata ad Ancona ma era cresciuta in Francia, dove il padre fu esule per sfuggire alle persecuzioni fasciste.
A Parigi conobbe e sposò il partigiano Henry Daubeuf.
L’amore per il compagno di vita e di ideali la portò ad intensificare l’impegno contro gli invasori nazisti. Nel 1942 venne arrestata dalla Gestapo insieme al marito. Daubeuf venne fucilato, mentre Vittoria Nenni fu deportata ad Auschwitz, dove morì il 15 luglio del 1943. Alle compagne di prigionia lasciò detto: “Dite a mio padre che non ho perso mai coraggio e che non rimpiango nulla”.
Nenni, nel suo studio di Roma, insieme ad un ritratto della moglie, conservava le fotografie di Vittoria scattate nel momento del suo ingresso ad Auschwitz, con il grembiule a righe dei detenuti.
“Giacomo Mancini, all’inizio del suo impegno politico – ha detto Pietro Mancini, figlio dell’ex segretario socialista e presidente della fondazione a lui intitolata – ebbe un fervido rapporto con Pietro Nenni, che più volte gli confidò di quanto fosse vivo in lui il ricordo di Vittoria. Ricordando la sua figura nel ‘Giorno della memoria’ per tutte le vittime dell’Olocausto, abbiamo inteso omaggiare tutti i martiri socialisti caduti per la libertà”.